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Le donne e l'età pensionabile

di Massimo Mucchetti

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28 aprile 2010

Caro direttore,
sul Sole 24 Ore di ieri, Guido Tabellini e Giorgio Barba Navaretti trovano sorprendente «che vi sia chi, come Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera, continua a ritenere ragionevole un sistema che prevede un'età pensionabile per le donne a 60 anni quando la loro speranza di vita oggi è di quasi 85 anni». Che dire? Sorprende che due economisti di tal nome facciano polemica in tal modo. Nell'editoriale del 20 aprile, chiedevo di accelerare il varo del decreto d'attuazione della recente legge che aggancia l'età della pensione alle aspettative di vita. Non commentavo in alcun modo quanto previsto per le donne. Avessi voluto farlo, avrei detto che le donne dovrebbero gradualmente andare in pensione come gli uomini, a patto che i correlati risparmi siano impiegati, per esempio, in spesa pubblica per l'assistenza ad anziani e bambini alla quale oggi si dedica la maggior parte delle neopensionate di nuclei familiari a basso reddito.

Il punto non mi pare la ragionevolezza del sistema pensionistico, questione opinabile di cui non ho trattato, ma la sua sostenibilità. Che è stata pressoché raggiunta dal punto di vista della finanza pubblica (si leggano i bilanci Inps e il Rapporto sullo stato sociale del Criss dell'Università La Sapienza), ma non dal punto di vista sociale (si veda la modestia delle pensioni future secondo le proiezioni del citato rapporto).

D'altra parte, prima della crisi, il saldo attivo tra contributi ed erogazioni pensionistiche, al netto delle prestazioni assistenziali coperte dalla fiscalità generale, concorreva per lo 0,87% del Pil alla copertura della spesa pubblica. Se sbaglio i conti, Tabellini e Barba Navaretti hanno le competenze per dimostrarlo. Diversamente, stanno solo proponendo un altro giro di vite per reperire risorse: sulle pensioni anziché su altre partite. È un'idea legittima al pari di altre: per esempio, dell'idea di invertire la tendenza degli ultimi vent'anni nella distribuzione del reddito per ricostituire le basi di uno sviluppo più equilibrato. Poiché queste sono scelte politiche e nessuno ha il Verbo, faremmo meglio tutti a indicare per ciascuna di esse i beneficiari, i cirenei e i poveri cristi.

28 aprile 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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