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Se la finanza resta poker inevitabile la Crisi II

di Martin Wolf

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28 aprile 2010

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La seconda, sostenuta fra gli altri dal mio collega John Kay, è quella della cosiddetta "banca stretta": le banche che raccolgono depositi sarebbero al sicuro, ma il resto del sistema sarebbe scarsamente regolamentato. Continuo a essere poco convinto dell'idea che il Governo possa disinteressarsi di come funziona (o meglio non funziona) il sistema di creazione del credito nel suo complesso. Nessuno aveva programmato di salvare i fondi d'investimento del mercato monetario, ma con la crisi sono stati salvati comunque.

La terza proposta, avanzata da Laurence Kotlikoff dell'Università di Boston nel suo nuovo stimolante saggio, è quella della "banca a scopo limitato" . È un'idea che mi piace. In sostanza, dice che non puoi scommettere con i soldi altrui, perché se le perdite superano un certo livello lo Stato sarà costretto a mettere mano al portafoglio. Perciò, invece di avere entità poco capitalizzate che si assumono rischi con i soldi che prestano promettendo al tempo stesso di rimborsare passività a scadenza fissa, le società finanziarie diventerebbero dei fondi comuni. A questo punto il rischio verrebbe sopportato, in modo chiaro ed esplicito, dalle famiglie, che in ogni caso detengono l'intero capitale. In un mondo come questo, gli intermediari finanziari non fingerebbero di essere in grado di rimborsare passività che in molti Stati del mondo non potrebbero rimborsare.

Nessuna di queste soluzioni affronta fino in fondo il problema enorme di garantire una maggiore stabilità macroeconomica: ma un sistema finanziario meno instabile sicuramente sarebbe d'aiuto. Nessuna di queste proposte affronta fino in fondo il problema del coordinamento internazionale: in un'economia mondiale aperta, senza controlli sui cambi, è difficile garantire la stabilità finanziaria in un solo Paese. Infine, nessuna di queste proposte affronta il problema ovvio della transizione dal sistema che abbiamo adesso a un sistema più solido.

In ogni caso il dibattito sottolinea due aspetti fondamentali. Il primo è che per rendere più sicuro qualunque cosa rassomigli al sistema corrente servono cambiamenti radicali delle regole. Una supervisione più rigorosa non è sufficiente. Bisogna modificare drasticamente gli incentivi. Il secondo è che un sistema finanziario in cui gli intermediari si assumono rischi a proprie spese è intrinsecamente instabile. È molto probabile che facciano gli stessi errori tutti insieme, creando panico e mettendo a rischio il sistema, con conseguenze economiche devastanti.

© THE FINANCIAL TIMES LIMITED 2010
(Traduzione di Fabio Galimberti)

28 aprile 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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