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STORIE / Ente e inutile? Sì ma solo per due mesi

di Antonello Cherchi

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29 marzo 2010

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Nel 2008 cambia il Governo, che annuncia nuovo vigore nel taglio dei rami secchi. Due mesi dopo il passaggio di testimone, il decreto legge 112 cancella quanto previsto dalla Finanziaria e disegna la strategia del nuovo esecutivo. La potatura avverrà in due fasi: la prima, da ultimare entro fine novembre, riguarderà gli enti pubblici non economici con un organico inferiore alle 50 unità; tutti gli altri, invece avranno tempo fino al 31 marzo 2009. La regola rimane la stessa: chi non si riorganizza, cessa di esistere.

Le scadenze originarie, però, subiscono varie proroghe, che fanno slittare il termine ultimo al 31 ottobre 2009: chi a quella data non si presenta in consiglio dei ministri con il regolamento di riordino, può tranquillamente fare le valigie. Nel frattempo, l'Eiut ha ottenuto un ulteriore anno di vita: il fine corsa viene spostato al 6 novembre 2009.

L'ente umbro-toscano dorme, dunque, sonni tranquilli, anche perché il suo processo di trasformazione è iniziato da anni e ormai i tempi sono maturi per mettere nero su bianco. Tant'è che il 28 ottobre 2009, ultimo consiglio dei ministri utile, il ministero dell'Agricoltura si presenta con l'atto che trasforma l'Eiut in ente pubblico economico, con un cda di tre componenti: uno di nomina statale e gli altri due indicati dalle regioni Toscana e Umbria. È uno dei tanti documenti di riforma che quel giorno arrivano sul tavolo di Palazzo Chigi: nessuno vuole perdere l'ultimo treno e molti si presentano solo con la copertina del regolamento. I piani di riordino passano tutti, tranne quello dell'ente irriguo.

Durante la riunione, i tecnici della presidenza del consiglio, infatti, fanno cadere sul tavolo la domanda: come si fa a riformare un ente che il 6 novembre non esisterà più? Non è possibile. O almeno, per farlo non basta un regolamento, ma occorre una legge. Nella concitazione del momento, c'è chi propone di ricorrere all'ennesimo decreto legge che azzeri l'intera operazione taglia-enti o che quanto meno contenga una norma ad hoc per l'ente irriguo. Calderoli si dimostra, però, irremovibile. E il regolamento dell'Eiut non passa. Per il ministro della Semplificazione è il primo (e unico) organismo a chiudere i battenti per effetto della campagna di potatura. Come se non bastasse, l'Eiut muore due volte. Il 6 novembre, infatti, non intervenendo più alcuna proroga, diventa efficace la previsione della legge del 1961, anche se i 30 anni di vita concessi alla struttura al momento della sua nascita sono intanto diventati quasi 50.

Ma se l'ente non c'è più, chi deve assicurare il controllo delle dighe e la distribuzione dell'acqua? Non è l'unico dilemma: l'Eiut è scomparso perché tagliato o perché arrivato a fine corsa? Nel primo caso, infatti, le competenze passano al ministero vigilante, cioè l'Agricoltura. Nell'altra ipotesi, ci si affaccia sul vuoto. Insomma, un bel pasticcio. Iniziano così le trattative tra le due regioni competenti, i vertici dell'ente e i ministeri interessati.

Il 20 novembre arriva un decreto ministeriale che assegna al commissario le funzioni di liquidare l'ente. Ma come liquidarlo, se di fatto non esiste più? Si cerca la soluzione normativa con la Finanziaria, ma non ci si riesce. Si opta, dunque, per il milleproroghe: per liquidare l'Eiut ci sarà tempo fino a novembre 2011. Per evitare vuoti legislativi si conferisce alla norma effetto retroattivo a partire dal 6 novembre 2009.

Nel giro di due mesi l'Eiut è, dunque, morto e rinato. E ora continua a svogere l'attività di sempre, in attesa che la riorganizzazione iniziata venti anni fa, fra due anni veda finalmente la luce. A quel punto, nessuno potrà più dire che è inutile. Come già accade per tutti gli altri enti..
Sforbiciata al Cda per evitare la scomparsa

29 marzo 2010
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