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MONDO DEL CREDITO / Banche? Riforme da gattopardi

di Donato Masciandaro

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29 ottobre 2009

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Dall'altro lato, se le ipotesi della banca spezzatino e del testamento bancario non andranno avanti, potrebbe essere il classico specchietto delle allodole: indichiamo la luna, sperando che tutti guardino il dito e alla fine nulla cambi. In altre parole, la seconda spiegazione è che avanzare proposte di riforma incredibili possa alla fine aiutare a mantenere lo statu quo, caratterizzato da due anomalie che sono sotto gli occhi di tutti.

Da un lato abbiamo le grandi banche d'investimento – come Goldman Sachs o Morgan Stanley – che sono diventate banche commerciali a tutti gli effetti, con tutti i vantaggi, effettivi e prospettici. D'altro lato almeno due banche centrali – la Fed e la Bank of England – hanno la possibilità d'accrescere il loro potere.

Finora la Fed e la Bank of England hanno visto aumentare a dismisura l'ampiezza e la rischiosità del proprio bilancio. La definizione di una strategia d'uscita indolore interessa allora non solo le banche, ma anche le banche centrali, in quanto interessate alla propria sana e prudente gestione.

Non basta. Sempre grazie alla crisi, i politici sono stati e sono alla disperata ricerca d'una "soluzione finale" al problema della vigilanza sulle banche – che non esiste nella scienza economica – al fine di fare bella figura con i propri elettori, anch'essi folgorati sulla via di Damasco dalla ricerca della stabilità finanziaria.
La soluzione è stata quella di avviare un processo che punta ad aumentare i poteri delle banche centrali: è avvenuto negli Stati Uniti, con la proposta Obama; nell'Unione Europea, con la proposta della Commissione; e anche in singoli stati: in Germania si parla della Bundesbank come supervisore bancario unico.

Insomma, a due anni dall'evidente fallimento del disegno delle regole e della vigilanza, si continuano a discutere come urgenti proposte illusorie. E intanto il tempo passa: tornano gli utili bancari e i relativi bonus, i governatori vengono riconfermati, i politici possono occuparsi d'altro, soprattutto se i loro elettori ritorneranno a non preoccuparsi della stabilità delle banche. Tanto, ci dicono, questa crisi finanziaria volge al termine. Questa.

29 ottobre 2009
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