Gli economisti, come ieri da queste colonne Roberto Perotti, sono cauti: il taglio dell'Irap può avvenire ma con prudenza, tenendo conto della copertura finanziaria e riducendo la spesa pubblica. Eventualmente anche allargando la fiscalità generale. Gli imprenditori, invece, non hanno dubbi: l'Irap è una tassa discriminatoria e ingiusta e va abolita senza se e senza ma. Con un piano progressivo, magari a medio termine, ma iniziando subito.
Sul posto fisso, che per Alberto Alesina e Pietro Ichino blocca lo sviluppo del paese, invece, c'è quasi unanimità di vedute: secondo gli economisti e gli imprenditori interpellati dal Sole 24 Ore la flessibilità è un valore ed è impensabile tornare indietro a tutele anacronistiche. Neanche un'economia pianificata può garantire a tutti il posto di lavoro a vita.
Sul Sole 24 ore di ieri Alberto Alesina e Andrea Ichino hanno delineato un'Italia stretta tra rifiuto della globalizzazione e ritiro nella sicurezza della famiglia, contesto in cui s'inserisce l'auspicio tremontiano del ritorno al posto fisso. Per gli economisti, affidare il welfare alla famiglia costa e riduce l'apertura verso l'esterno. Il posto fisso pone problemi di equità sociale e di sostenibilità per il mercato. Roberto Perotti, commentando la proposta di taglio dell'Irap avanzata da Berlusconi, ha denunciato la scarsa utilità dell'intervento e la necessità di affrontare, invece, l'argomento di una spesa pubblica vicina al 50% del Pil. Secondo Perotti, in Italia non si faranno tagli della spesa seri per molto tempo, motivo per cui «parlare di tagli alle tasse è ancora più pericoloso».
Pietro Reichlin
Professore economia politica Luiss Guido Carli
Tassare le rendite
«L'approccio di Roberto Perotti è troppo fatalista. Credo che ci possano essere interventi sul piano fiscale, non devono però riguardare solo imprese e lavoro. Si deve estendere la tassazione, puntando, ad esempio, su rendite e patrimoni»
Flessibilità più sicura
«I cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro richiedono non un ritorno al posto fisso, con contratti impossibili da sostenere, ma piuttosto politiche capaci di fornire sistemi di protezione sociale per frenare la volatilità del mercato»
Michel Martone
Professore diritto del lavoro Luiss Guido Carli
Sì solo a modifiche
«Bene la linea del rigore portata avanti da Tremonti. Non sono d'accordo con l'abolizione dell'Irap. Per dare un segnale positivo alle imprese si potrebbe non includere tra l'imponibile Irap i contratti che passano da tempo determinato a indeterminato»
Cambiamo l'articolo 18
«Se per posto fisso s'intende il ritorno al passato, allora non avremo più precarietà diffusa ma disoccupazione. Bene invece apportare modifiche all'articolo 18 che puntino a eliminare le differenze tra insider e outsider del mercato del lavoro»
Riccardo Realfonzo
Professore Economia del lavoro Un. del Sannio
Più fisco per tutti
«Il taglio dei costi di produzione delle imprese non è la strada da percorrere. Bisogna ridefinire la pressione fiscale andando verso un fisco più redistributivo, alimentare la domanda integrata abbattendo i carichi sui redditi di lavoro. I tagli devono restare ai livelli attuali».
Stabilità è sviluppo
«Il dualismo flessibilità–stabilità illustrato da Alesina e Ichino, che vede la prima come sinonimo di sviluppo e la seconda di immobilità, è falso. Al contrario l'incremento della flessibilità contrae i salari reali e questo non determina sviluppo ma crisi»
Tito Boeri
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