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Dai privati la stabilità dei bilanci

di Martin Wolf

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4 novembre 2009

Se vogliamo capire a che punto siamo, dobbiamo capire dove eravamo. Se vogliamo trovare una via d'uscita dai deficit di bilancio. Questi disavanzi non sono il frutto di una stupidità dei governi: sono una conseguenza del - e una risposta al - comportamento del settore privato. È un legame che non va ignorato.

La differenza fra risparmi e investimenti a livello nazionale è pari al saldo corrente della bilancia dei pagamenti. I risparmi e gli investimenti interni possono essere divisi fra il settore privato e quello pubblico. La somma di questi due valori e del saldo con l'estero dev'essere pari a zero. Si può cercare di capire quale comportamento determina i modelli e i livelli di attività che riscontriamo. Nella crisi, porre questo interrogativo risulta illuminante.

Ho analizzato i principali paesi ad alto reddito, aggiungendovi Spagna e Irlanda: sono state colpite pesantemente dalla bolla creditizia degli anni 2000. Sono partito dal 2006, l'anno che ha precdeuto la crisi. In quell'anno, due paesi in attivo nella bilancia dei pagamenti - Germania e Giappone - presentavano un surplus del privato vicino all'8% del Pil. In Francia il settore privato era in attivo, e lo stesso in Italia. Gran Bretagna, Usa, Irlanda e Spagna erano caratterizzati da forti deficit del settore privato.

In Giappone e Germania, parte di quel surplus del settore privato andava a finanziare il disavanzo pubblico, mentre una parte finiva all'estero sotto forma di deflusso di capitale (specialmente per quel che riguarda la Germania). In Francia, il surplus andava quasi interamente a finanziare lo stato. In Gran Bretagna e negli Usa, un afflusso di capitali esteri finanziava il disavanzo del settore privato e il disavanzo pubblico. In Irlanda e Spagna, il deficit del privato era parzialmente compensato da quella che appariva una situazione di bilancio solida (un'illusione). Anche in questo caso, una grossa parte del finanziamento veniva dall'estero.

Saltiamo alle previsioni più recenti. Sono diventati tutti tedeschi! In tutti i paesi, il settore privato registra un'eccedenza. Il calo dei prezzi delle attività, un sistema finanziario in pezzi e il tracollo della produzione hanno spinto in alto il risparmio privato e in basso gli investimenti. Negli Usa, in Gran Bretagna e Irlanda, l'eccedenza del settore privato si avvicinerà al 10% del Pil, di più che in Germania. Il settore privato in questi tre paesi fornisce quasi tutti i risparmi necessari per coprire gli enormi disavanzi di bilancio. Parallelamente, il saldo con l'estero è rimasto più o meno lo stesso, come prevedibile in presenza di una recessione mondiale.

È quando andiamo a guardare ai cambiamenti intervenuti fra il 2006 e il 2009 che diventa chiara la loro portata. Le variazioni nel rapporto fra reddito e spesa (o risparmi e investimenti) del settore privato in percentuale del Pil sono intorno al 17% in Spagna e Irlanda, al 14% negli Usa e al 10% in Gran Bretagna. Nei paesi non colpiti dalla bolla - Giappone, Francia, Italia e Germania - queste variazioni sono limitate. In Germania si è andati nel senso opposto, con una riduzione del surplus. Il disavanzo delle partite correnti dei paesi del dopo-bolla si è leggermente ridotto. La principale compensazione alle variazioni nel saldo del settore privato è venuta dalle finanze pubbliche. Mentre il settore privato è passato dal disavanzo a una forte eccedenza, lo stato è precipitato nel megadeficit. In Germania, il deterioramento dei conti pubblici è una compensazione alla riduzione del surplus nel saldo con l'estero. Giappone, Francia e Italia sono in una posizione intermedia fra paesi del dopo-bolla e Germania.

Come si spiega questo? Secondo qualcuno, le variazioni del saldo del settore privato nei paesi del dopo-bolla sono provocate da disavanzi di bilancio, o a causa dell'equivalenza di Ricardo - secondo cui la gente incrementerebbe il risparmio in risposta a un aumento del disavanzo - o a causa dell'effetto inibitore dei disavanzi sulla spesa. Nessuna di queste argomentazioni è convincente.

Quanto al primo punto, come dimostra un rapporto del Fmi, pubblicato ieri, solo una parte della spettacolare crescita del deficit di bilancio è dovuta alle misure di stimolo. La causa è da ricercare nei deterioramenti strutturali non previsti dei conti pubblici, o nel ciclo. I tassi d'interesse reali - come dimostrato dai titoli di stato indicizzati - sono molto bassi (1,4% negli Stati Uniti e meno dell'1% in Gran Bretagna), e questo è incompatibile con l'ipotesi dell'effetto inibitore.
Il deterioramento dei conti pubblici è il risultato della contrazione della spesa privata, non la causa. Come prevedibile, il deterioramento dei conti pubblici è maggiore dove più forte è stata la contrazione della spesa privata: nelle economie del dopo-bolla.

I governi avrebbero potuto cercare di tenere a bada il disavanzo pubblico a dispetto della crisi, ma quello che avrebbero ottenuto sarebbe stato di trasformare la recessione in depressione, e avrebbero trasformato parte del disavanzo strutturale in disavanzo ciclico. Questo forse avrebbe ridotto il surplus del settore privato, ma solo distruggendo i redditi ancora più in fretta della spesa. Sarebbe stata una cantonata terrificante. In un mondo in cui il settore privato marcia verso l'austerità, come adesso, i governi devono compensare questa tendenza, non rafforzarla.

  CONTINUA ...»

4 novembre 2009
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