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Draghi alla Bce: non un italiano, ma un europeo

di Gianni Riotta

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07 febbraio 2010

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Se è vero che solo la coordinazione globale ci porterà fuori dalla crisi, che solo l'intreccio perfetto tra politica e finanza ci farà atterrare sull'Hudson come su un letto di piume e che la leadership europea non può più accontentarsi di mezze figure ma deve finalmente premiare personalità forti, allora abbiamo messo insieme il caso perfetto per la nomina del presidente del Financial Stability Forum e governatore della Banca d'Italia Mario Draghi a capo della Banca centrale europea dopo Jean-Claude Trichet.

Non proporremmo mai Draghi solo perché italiano, tutto al contrario riteniamo che scegliere i candidati secondo un arido equilibrio nazionale tradisce gli ideali dei padri fondatori europei e garantisce la mediocrità dei team. Qualche giorno fa, a un incontro Aspen, il ministro Tremonti ha auspicato una comune nazionale di calcio europea. Sarebbe bello, maglia blu con stelle d'oro, ma se il coach la convocasse con i criteri di Bruxelles, e in porta finisse un maltese mentre un cipriota avesse il numero 10 da regista, non passeremmo neppure il turno. Occorrono i migliori cervelli, qualunque passaporto europeo abbiano in tasca e il curriculum di Draghi batte, con chiarezza, quello del rivale tedesco Axel Weber, candidato dalla cancelliera democristiana Angela Merkel a presidiare gli interessi dell'export di Berlino dalla Banca centrale: e poco importa se le economie degli altri paesi, e le loro aziende, storceranno il naso. Weber sarebbe leader Bce scelto dalla corrente di un partito come «diritto» a imporre ovunque il «capitalismo europeo». Peccato che oggi i mercati siano globali e illudersi di un modello di sviluppo «nostrano», bagnato dal Reno o dal Mediterraneo, sia fatuo. Draghi è stimato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, cuore della finanza anglosassone, ha dimostrato col Fsf equanimità e capacità di dialogo e ha guidato con cautela la Banca d'Italia in una difficile transizione. I suoi avversari punteranno sulla deriva populista e sulle pulsioni protezionistiche, imputando al governatore i trascorsi da Goldman Sachs. Bubbole: nei giorni più neri della crisi, Paulson ricorda che furono la profondità di analisi storica del presidente della Federal Reserve Bernanke e la sua esperienza di come funziona davvero una grande istituzione finanziaria (anche Paulson è ex Goldman Sachs), a salvare il banco.

Mario Draghi sa come funziona la banca centrale di un grande paese fondatore dell'Unione e dell'euro, l'Italia, conosce i meccanismi finanziari degli stati, da questa e quella sponda dell'Atlantico, è a suo agio con la finanza più veloce e informatizzata, è globale e locale, ha un nascosto e formidabile senso dell'umorismo. Non perché è italiano, fosse maltese o cipriota, vorremmo lui capitano della nazionale europea dell'economia. È Sullenberger, non il marmittone dell'aeroporto di Haiti. È semplicemente il miglior candidato europeo alla Bce e come tale lo sosterremo con entusiasmo.

07 febbraio 2010
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