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Il bizzarro mito italiano di Gorbaciov
Con Michail Gorbaciov sfioriamo una mitologia particolarmente radicata in Italia, quella che immagina un leader costruttore di pace e alfiere del disarmo globale. In realtà l'obiettivo fondamentale dell'ultimo capo dell'Urss fu soprattutto la riforma del comunismo sovietico. Un obiettivo fallito, mentre il suo merito principale e largamente involontario è stato l'aver subìto la dissoluzione dell'impero sovietico senza ricorrere alla violenza. «Il mito italiano del gorbaciovismo è effettivamente bizzarro – dice Caracciolo –, anche perché il paradosso di Gorbaciov è stato quello di un uomo che credeva sinceramente nella superiorità morale del comunismo (oltre che nella sua riformabilità) ma che ha finito per distruggere in un paio d'anni un impero pluri-decennale togliendo qualsiasi residua credibilità all'ideale comunista».
Vincitori e vinti
Crede anche lei che l'autentico vincitore della guerra fredda sia la Cina comunista? In fondo ha conservato le fondamenta del suo regime politico, compete economicamente con il mondo e tiene in pugno il debito statunitense.
«Sì, la Cina ha vinto la guerra fredda anche se non sono convinto che il suo regime politico sia destinato all'immobilismo. I cambiamenti introdotti negli ultimi anni da Hu Jintao possono far immaginare che di qui a vent'anni vi sia una qualche forma di democrazia cinese, sostenuta dalle enormi forze economiche e sociali che sono state messe in movimento. Ma soprattutto la Cina è indispensabile agli Stati Uniti anche nella lotta al terrorismo, come finanziatore delle spese militari e garante del debito americano».
Se la Cina ha vinto la guerra fredda, l'Europa difficilmente può dire di averla vinta. «Perché il paradosso della caduta del muro è che la fine della divisione della Germania non ha provocato una vera unificazione né della Germania né dell'Europa. In realtà l'allargamento dell'Unione europea ha spalancato le porte a mille particolarismi, mentre la fase risorgimentale con cui i paesi dell'Europa orientale stanno legittimamente vivendo la loro ritrovata indipendenza si associa alla crescente esilità e frammentazione del progetto comunitario». E l'Italia? «L'Italia ha scontato pesantemente la fine della guerra fredda. Quando il mondo era diviso potevamo considerarci un paese di importanza medio-grande, ma in un mondo finalmente unificato siamo diventati una piccola nazione. C'è poco da aggiungere: negli anni del conflitto bipolare la nostra rilevanza era maggiore, oggi dobbiamo accontentarci dei resti».