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RUPERT MURDOCH / Il futuro resterà delle notizie

di Rupert Murdoch

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9 Dicembre 2009

Siamo in un periodo in cui molte aziende, nel settore dell'informazione, stanno chiudendo i battenti o sottoponendosi a cure dimagranti. Sicuramente sentirete qualcuno dire che il giornalismo se la passa male e che la colpa è del digitale.

Il messaggio che voglio lanciare è esattamente il contrario. Il futuro del giornalismo è più promettente che mai e gli unici ostacoli possono venire da editori e produttori non disposti a lottare per conquistarsi lettori e spettatori, o dal governo che interviene pesantemente, o per imporci regole eccessive o per sovvenzionarci.

Da sempre è uno solo l'elemento che fa la fortuna di un giornale: la fiducia che deriva dal fatto di rappresentare gli interessi dei propri lettori e fornire loro le notizie che loro giudicano importanti. E questo significa informarli sulle comunità in cui vivono, rivelare casi di corruzione tra i politici o tra gli imprenditori e tenere testa ai ricchi e ai potenti.

La tecnologia oggi ci consente di fare tutto questo su scala molto più ampia. Significa che abbiamo i mezzi per raggiungere miliardi di persone che fino a questo momento non avevano accesso a quel tipo d'informazione onesta e indipendente necessaria per migliorare il proprio status sociale, costringere i governi a dare conto del loro operato e soddisfare le proprie esigenze e i propri sogni.

Significa che tutti riusciremo a farcela? Naturalmente no. Alcuni giornali e alcune società del settore non riusciranno ad adattarsi alla realtà digitale dei nostri giorni, e chiuderanno. Non dobbiamo dare la colpa alla tecnologia per questi fallimenti. Il futuro del giornalismo è nelle mani degli audaci, e le aziende che prospereranno saranno quelle che troveranno modi nuovi e migliori per venire incontro alle esigenze dei loro spettatori, ascoltatori e lettori.

La prima cosa da fare è dare alla gente le notizie che la gente vuole. Non so più quanti giornali ho visto con una bacheca piena di premi e riconoscimenti e un numero di copie vendute che scendeva rapidamente. Questo vuol dire che i giornalisti producono informazione per se stessi, invece di produrre informazione rilevante per i loro clienti. La cosa più preziosa per un'azienda dell'informazione è la fiducia dei suoi lettori, un legame che nasce dalla certezza dei lettori che i giornali si preoccupano delle loro esigenze e dei loro interessi.

Alla News Corp. stiamo lavorando da due anni su un progetto per usare parte dei servizi televisivi del gruppo per offrire contenuti tv (e magari anche contenuti dei giornali) sui telefoni cellulari. I consumatori d'informazione odierni non vogliono essere vincolati a una scatola in casa o in ufficio per vedere i loro programmi d'informazione e d'intrattenimento preferiti, e trasferendo i contenuti sul cellulare il nostro piano tiene conto delle esigenze della prossima generazione di spettatori televisivi.

Lo stesso vale per i quotidiani. I nostri lettori usano sempre più spesso tecnologie diverse per accedere ai nostri giornali in diversi momenti del giorno. Può capitare ad esempio che leggano una parte del Wall Street Journal sul loro Blackberry mentre vanno in ufficio, che lo leggano sul computer quando arrivano o che lo leggano su un lettore di e-book più grande e più chiaro dovunque si trovano.

Il mio secondo punto è diretta conseguenza del primo: i contenuti di qualità non sono gratuiti. Il buon giornalismo del futuro dipenderà dalla capacità di un'azienda dell'informazione di attrarre clienti fornendo notizie e informazioni per le quali questi clienti sono disposti a pagare.

Il vecchio modello d'impresa basato principalmente sulla pubblicità è morto. Affrontiamo l'evidenza: un modello che si affida prevalentemente alla pubblicità online non è in grado di garantire la sostenibilità dei giornali sul lungo periodo. La ragione è puramente aritmetica: anche se la pubblicità online sta aumentando, questo incremento rappresenta solo una frazione di quello che si sta perdendo con la pubblicità stampata.

E le cose da questo punto di vista non cambieranno, neanche nel caso di un boom. Il motivo è che il vecchio modello si fondava su delle situazioni di quasi-monopolio, come quello degli annunci pubblicitari, che sono stati spazzati via da concorrenti nuovi e più economici come Craigslist, Monster.com e così via.

Nel nuovo modello di business faremo pagare ai consumatori le notizie che forniamo sui nostri siti internet. Gli scettici dicono che la gente non pagherà. Io penso che pagherà, ma solo se gli daremo qualcosa di valido e utile. I nostri clienti sono abbastanza intelligenti da sapere che nulla è gratis.

Questo vale anche per alcuni dei nostri amici online. C'è chi pensa di avere il diritto di prendere i nostri contenuti e usarli per i propri scopi senza contribuire neanche con un centesimo alla produzione dei medesimi. Qualcuno riscrive, a volte senza neanche citare la fonte, gli articoli di giornalisti illustri e costosi che hanno investito giorni, settimane o addirittura mesi per realizzare l'articolo, e tutto con la scusa logora dell'"utilizzo equo".

  CONTINUA ...»

9 Dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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