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IL GRANDE GIOCO DELLE VALUTE / Chi ha paura dello yuan cattivo

di Martin Wolf

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9 Dicembre 2009

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Fortunatamente, questi aggiustamenti sono nell'interesse a lungo termine di entrambe le parti, Cina inclusa. Come evidenziato da un recente rapporto della European Chamber, le eccedenze con l'estero della Cina sono l'effetto collaterale di una politica sbagliata. Il capitale costava troppo poco in questo decennio, grazie al credito a buon mercato e alle tasse basse sui profitti aziendali, mentre il cambio veniva mantenuto deliberatamente troppo alto attraverso interventi valutari. Nel processo c'è stato un trasferimento di reddito dalle famiglie all'industria. Il risultato è stato una straordinaria impennata delle esportazioni e dell'industria pesante a forte intensità di capitale, con limitata creazione di occupazione.

Il reddito disponibile delle famiglie è crollato a una percentuale estremamente bassa del Pil, mentre gli investimenti aziendali, i risparmi e l'eccedenza delle partite correnti sono schizzati alle stelle. La risposta di breve termine alla crisi, con l'impennata del credito e degli investimenti fissi, pur se efficace nel sostenere la domanda, ha rafforzato queste tendenze invece di compensarle. Un'altra tornata di fortissimi incrementi della sovracapitalizzazione e delle eccedenze nel saldo con l'estero appare inevitabile.

Il regime dei tassi di cambio e le politiche strutturali della Cina interessano anche il resto del mondo. E lo stesso vale anche per le politiche applicate da altre potenze importanti. Che cosa succederebbe se i paesi in deficit tagliassero la spesa in rapporto ai redditi mentre i loro partner commerciali fossero decisi a non toccare le eccedenze di produzione in rapporto ai redditi ed esportare la differenza? Risposta: una depressione. Che cosa succederebbe se i paesi in deficit sostenessero la domanda interna con forti disavanzi di bilancio a tempo indefinito? Risposta: un'ondata di crisi di bilancio.

Nessuna della due risposte è accettabile: serve un aggiustamento cooperativo. Senza questo aggiustamento, il protezionismo nei paesi in deficit è inevitabile. Stiamo assistendo a due treni che si stanno scontrando al rallentatore. Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

9 Dicembre 2009
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