ITALIA

 
 
 
Risultati in tempo reale
Gli aggiornamenti minuto per minuto con i dati del ministero dell'Interno
Affluenza a chiusura delle operazioni: 65,04%
Sezioni scrutinate : 64328 su 64328
IL POPOLO DELLA LIBERTA' % Seggi
35,26 29
PARTITO DEMOCRATICO    
26,13 21
LEGA NORD    
10,2 9
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI    
8 7
UNIONE DI CENTRO    
6,51 5
 
Tutti i risultati delle Europee >>
 
HOME DEL DOSSIER
ITALIA
I conti di Bruxelles
EUROPA
FOTO - VIDEO

L'Europa svolta a destra

Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
8 giugno 2009


Dati provvisori. Aggiornamento alle ore 17:19

  CONTINUA ...»

Dalle elezioni esce un Europarlamento più conservatore, dominato in modo chiaro dal Partito popolare, che al momento dispone di 263 seggi. Oltre 100 in più dei socialisti, rimasti a 161 seggi a causa dell'emorragia d voti in Gran Bretagna, Spagna, Germania e Francia. Ma non è detto che la nuova Assemblea sarà più facile da governare, vista la frammentazione del quadro politico, i 91 seggi nel gruppo degli "altri" ancora da accasare (inclusi i 22 del Pd e i 28 dei conservatori britannici), la variabile dei rivigoriti verdi e la presenza di formazioni di estrema destra ed euroscettiche. In questo quadro, non sarà agevole far decollare il tradizionale "compromesso storico" tra popolari e socialisti che ha governato l'Assemblea nei momenti chiave dal ‘79.

Un verdetto però già si può cogliere. L'ampia affermazione dei popolari spiana la strada a una riconferma di José Manuel Barroso alla guida della Commissione europea, anche se il leader dell'alleanza liberal-democratica, il britannico Graham Watson cerca di frenare. Per la presidenza dell'Europarlamento i giochi sono invece aperti in casa dei popolari e il duello è tra l'italiano Mario Mauro dall'Italia e Jerzy Buzek dalla Polonia. Il peso preminente conservato da Cdu e Csu (sponsor del polacco) all'interno dei popolari sembra far pendere la bilancia per Buzek, ma molto dipenderà anche dalle rete di alleanze che si saprà tessere sul fronte italiano e dalla capacità di trovare eventuali adeguate contropartite per Varsavia (Enrico Brivio).

Francia: i Verdi appaiano i socialisti. Vince Sarkozy
Un vincitore vero e uno morale. Le europee in Francia hanno da un lato premiato la destra al potere, le cui politiche anti-crisi non devono essere poi cosi' male nonostante i numerosi (e ultramediatizzati) focolai di tensione sociale emersi nei mesi scorsi. Il risultato dell'UMP di Nicolas Sarkozy è un successo senza ambiguità e incertezze, dovuto anche a una presidenza di turno dell'UE pressoché impeccabile. Dall'altro, le elezioni premiano la coerenza di Europe Ecologie, la lista verde guidata da Daniel Cohn-Bendit, icona del 68 che ha saputo emanciparsi dalle posizioni massimaliste di gioventu' per approdare a un ambientalismo concreto, pragmatico, maturo e post-ideologico, perfettamente contestualizzato nei piani di rilancio economico. Il suo successo vuol dire che la sinistra non è morta quando è capace di rinnovarsi. Semmai sono i socialisti francesi, di questo passo, incapaci perfino di salire sul treno della nuova ecologia, a rischiare l'estinzione. Almeno fino a quando continueranno a parlare, come ha sottolineato uno dei suoi leader più autocritici, Manuel Valls, "una lingua morta", poco parlata e ancor meno ascoltata (Attilio Geroni)

Spagna: vincono i popolari di Rajoy: «Zapatero dimettiti»
Notte di sconfitta anche per i socialisti spagnoli, che perdono il loro primato sul centrodestra del Partido Popular (Pp) di Mariano Rajoy: con il 99,95% dei voti scrutinati, i popolari hanno ottenuto il 42,23% dei voti e 23 seggi su 50, contro il 38,51% del Psoe, a cui vanno 21 seggi. Il partito del premier, che appena 15 mesi fa aveva vinto le elezioni politiche dandogli un secondo mandato, da allora non ha smesso di perdere consensi: la causa principale è stata la gravissima crisi economica che ha messo in ginocchio l'economia spagnola, con dati drammatici soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione, passata in poco più di un anno e mezzo dall'8,5% al 18%, superando i 4 milioni di persone. Ora, a circa sei mesi dal semestre europeo della Spagna (prima metà del 2010), Zapatero si ritrova a quasi -4 nei confronti del Pp. Il suo partito, il Psoe, è sempre più isolato in parlamento dove non ha la maggioranza assoluta e spesso negli ultimi mesi ha faticato a far passare leggi e provvedimenti. «Abbiamo vinto le elezioni europee», ha dichiarato trionfante il leader del Pp, Mariano Rajoy, finora battuto due volte di seguito nelle elezioni nazionali da Zapatero. I suoi sostenitori sotto la sede del partito continuavano a gridare a tutta voce: "Zapatero dimettiti, Zapatero dimettiti». Il primo ministro ha preferito non commentare subito il risultato, mandando avanti la sua portavoce Leire Pauin, che ha precisato la linea decisa della resistenza: «Abbiamo perso queste elezioni e non quelle politiche»


Gran Bretagna, Labour a picco. Brown in bilico

Sconfitta storica per il partito laburista britannico alle elezioni europee. Alle spalle dei conservatori (28,6 %) di David Cameron considerati alla vigilia vincitori certi si è infatti piazzato l'United Kingdom Indipendent party (17,4) di Nigel Farage, forza antieuropeista e populista. Terzo il Labour di Gordon Brown a quota 15, 3 davanti ai liberaldemocratici (13,9). E' il peggior risultato elettorale laburista dal Dopoguerra ad oggi con il crollo in roccaforti storiche come il Galles che per la prima volta dal 1918 ha come prima forza i Tory. In marcia verso Strasburgo anche i neofascisti del British National party che mandano nell'europarlamento 2 deputati. Non era mai accaduto. Avanza quindi l'antipolitica anche nel Regno Unito nonostante i dati siano pariziali (le percentuali sono relative a 66 seggi su 72 con lo spoglio ancora in corso in mattinata). Difficilmente infatti il calcolo finale potrà cambiare il senso generale di un voto che per Gordon Brown significa il tracollo personale e del partito. Oggi i deputati laburisti si riuniscono a Westminster per decidere che fare del loro leader. Da giorni è in corso una raccolta di firme per lanciare lo sfida alla leadership del partito. Se almeno settanta onorevoli firmeranno la petizione anti premier partirà la sfida per la guida del Labour e la premiership del Paese. In sole tre settimane Gordon Brown potrebbe essere fuori da Downing street e la Gran Bretagna guidata da un altro Primo ministro. Accadrà? Il risultato elettorale lo suggerisce, ma saranno gli equilibri fra blairiani e browniani all'interno del Gabinetto di governo a decidere già oggi, probabilmente. Di aspiranti candidati alla successione se ne vedono molti, ma il più probabile è Alan Johnson ex ministro della Sanità promosso agli Interni nel drammatico rimpasto di venerdì scorso. (Leonardo Maisano)


8 giugno 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-