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La maturità dei lettori del Sole 24 Ore

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25 giugno 2009

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Claudio da Roma: «Bagno liberatorio a Ostia all'uscita dei quadri».
La notte prima a tentare un improbabile recupero di tutto quello che non avevo fatto nei 5 anni prima e il giorno dei quadri, una folle corsa in motorino a Ostia per un bagno liberatorio. Ce l'avevo fatta. Per il rotto della scuffia, come si dice dalle mie parti. Sono passati diversi anni e, a dire la verità, tra lavoro e vita frenetica fuori dalle aule, alla mia maturità non c'avevo mai più ripensato. Fino a quando, ho letto il vostro appello. Che mi ha richiamato alla mente non tanto Seneca, la Resistenza o qualche teorema che ancora oggi non saprei risolvere. Ma la spensieratezza dei miei 18 anni, le "buche" a scuola, e un paio di amici di quegli anni. Dicevamo inseparabili. Ma che, finita la scuola, non sono più riuscito a rivedere.

Mario B. : «Molti prof interpretano la materia a loro piacimento». Sono oramai passati 30 anni ma i ricordi ancora resistono. Il commissario di ragioneria non voleva farci passare la prova scritta in quanto secondo lui - ma anche i suoi fiaschetti di vino - non era corretta. Abbiamo dovuto in fretta e furia convocare il nostro professore e quindi tutto si è sistemato. Della serie, ognuno interpreta la materia a proprio piacimento.

Giuseppe da Milano: «La corsa al banco più tattico e nascosto».
Ricordi bellissimi, presenti ancora oggi nonostante abbia fatto più di 50 esami all'università e 2 esami di laurea. Il ricordo della maturità è sempre vivo in me, ricordo ancora certe immagini, certe emozioni, ricordo la corsa a prendere il banco più tattico e più nascosto!!

Fabio G. «Fuochi d'artificio all'esame, ma delusione nel cuore».
Ero stato uno studente discreto, abbastanza studioso da tenermi fuori dai guai ma non tanto brillante da prendermi delle grosse soddisfazioni. All'esame arrivai teso come una corda di violino, ma misteriosamente quando mi sedetti di fronte alla Commissione la tensione si sciolse nel nulla: ero sereno e concentrato come mai nei mesi precedenti. Andai benone, mi ricordo ancora il senso di trionfo quando ricordai il nome delle colline fossili nate dal movimento di antichi ghiacciai (le tilliti!) e perché il più noto scheletro di Homo Abilis si chiamasse Lucy (la canzone dei Beatles!). Mi fecero i complimenti: quando uscii dalla stanza ero tanto emozionato che urtai la porta della sala e la spalla mi fece male per giorni. Feci una corsa a perdifiato nel campo di calcio della scuola per scaricare la tensione. Più tardi gli amici mi vennero a prendere; con la camicia hawaiana più sgargiante che avevo mi accomodai nel sedile a fianco del guidatore (il posto più ambito, lasciato libero in mio onore) e partimmo per il mare. Presi il voto alto che mi ero prefisso: come mi ero ripromesso in caso di buon risultato, a settembre feci lo sforzo adulto di vincere la mia timidezza per corteggiare una ragazza che mi piaceva abbastanza, ma neanche tanto. E lei si nascose in un portone pur di non vedermi.

Elisabetta da Roma: «Un tuffo nella fontana per il gran finale».
La notte prima degli esami, che si perde ormai nella notte dei tempi, non ho chiuso occhio. Si inseguivano tracce di temi inesistenti. Una maturità all'insegna della tradizione: non esistevano iPod e cellulari e l'unico aiuto poteva essere quello del secchione di turno. Emozione, tanta, ma anche spensieratezza. E un tuffo nella fontana della scuola per il gran finale. P.S. Mai sognata in seguito la maturità.

Cinzia M. da Cinisello Balsamo (Mi): «Ogni anno un'emozione per quei giorni di gioventù».
Sono una ragioniera. Mi sono diplomata nel 1982, l'anno dei mondiali vinti. Ho un ricordo bellissimo ed emozionante dei miei esami di maturità. Li ho vissuti con trepidazione, ma con la consapevolezza di essere preparata. La scuola per me non è mai stata un sacrificio, è stata la parte più bella della mia vita e ogni anno quando iniziano gli esami, provo un'emozione per quei giorni di gioventù.

Daniela da Milano: «Notti piene di caffé e appunti».
Il mio esame è stato un tour de force. Mi ricordo notti piene di caffè, pile di libri, pagine di appunti, nessun aiuto dalla tecnologia. Poi all'ultimo minuto all'orale mi assegnano la quarta materia, storia. Un mio compagno di classe ha passato due giorni a casa mia a ripetere tutto il programma con me. E la maturità ci ha così uniti che ancor oggi, a 30 anni di distanza dalla fatidica prova, siamo ancora amici.

25 giugno 2009
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