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Quelle specialità culinarie abruzzesi

di Massimo di Cintio

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"Terremotosto". Terremo duro. E' stata, nella tragedia del sisma, uno degli slogan più simpatici, dimostrazione di una dignità, una forza e, perché no, di un'ironia che da sempre vengono riconosciute alla gente di L'Aquila. Un territorio che rappresenta un bacino enogastronomico non solo bello dal punto di vista ambientale ma straordinariamente complesso e ricco, tanto che proprio da questa zona arriva il maggior numero delle 144 schede di prodotti e di preparazioni tradizionali inserite nell'Atlante dei prodotti pubblicato dalla regione Abruzzo su indicazione del Ministero delle Politiche agricole.
Dalle lenticchie di Santo Stefano di Sessanio allo zafferano dell'Aquila Dop, dal torrone al canestrato di Castel del Monte, dai fagioli di Paganica alle mortadelle di Campotosto, dalla cicolana di fegato alle mandorle di Navelli, dal pane casareccio ai dolcetti tipici, fino alle carni ovine solo per citare i più conosciuti, eccellenze prodotte da fornai, agricoltori e allevatori che, nonostante le tante iniziative di solidarietà, guardano a vista, avendo visto scomparire il loro bacino di utenza. Lo sa bene anche Antonello Moscardi che con le sorelle Wilma e Nadia e con la madre Elodia gestiva uno dei luoghi del mangiar bene più rinomati dell'intera regione. Conosciuto dal 1974, il ristorante Elodia ha saputo dare nuova interpretazione della cucina tradizionale grazie all'apporto della nuova generazione, ma senza mai perdere identità.
«L'utilizzo dei prodotti locali è sempre stata la nostra forza e un elemento differenziante - racconta Antonello che è anche presidente dell'associazione di ristoratori Qualità Abruzzo e della sezione aquilana dei sommelier dell'Ais - e dovrà esserlo ancora di più nel ripartire da questa tragedia, aiutandoci a vicenda con le tante aziende della zona che sono in difficoltà».

Il terremoto ha messo in ginocchio tante piccole attività e anche i Moscardi ha dovuto chiudere il locale storico in località Camarda e trasferirsi poco distante in una struttura più moderna e solida che è stata solo sfiorata dalle scosse. «Ripartiamo dal primo agosto con tanta fatica e con tante incertezze ma con grande entusiasmo - continua Antonello Moscardi - mettendo in gioco tutti i nostri risparmi ben sapendo che non potremo contare su quell'80% di clienti che arrivavano soprattutto da fuori provincia per gustare la nostra crema di fagioli di Paganica con la cicoria, i nostri ravioli allo zafferano e il nostro agnello ripieno». Chi ha avuto invece l'illusione di riaprire è la famiglia Nurzia, straordinari produttori artigianali di torrone tenero aquilano dalla fine dell'800, proprietari del bar in stile liberty con annesso laboratorio nella centralissima piazza Duomo. Ulisse e Giuliana con i figli Natalia e Francesco non sanno ancora se e quando avranno l'autorizzazione a rientrare per riprendere la produzione.

«Abbiamo finito le poche scorte rimaste - spiega Natalia Nurzia - e non possiamo rischiare di perdere gli ordini provenienti da tutta Italia per le vendite del periodo natalizio. Ci sono troppe lungaggini, ma non ci fermiamo, e se non sarà in centro storico andremo a Pile, dove dovremo riparare un capannone e cominciare da settembre con le nuove nocciole». L'importanza di rispettare le stagioni per i piccoli produttori artigianali non rappresenta soltanto una necessità ma una filosofia che si trasforma un valore e qualità aggiunta per il consumatore. Mauro De Paulis ancora oggi si deve far accompagnare dai vigili del fuoco nella sua cantina di stagionatura per prendere i salami e i prosciutti da vendere in giro, ma la sua bottega alimentare nella piazza principale della frazione Paganica, meta di appassionati gourmet alla ricerca di cose buone, non è più accessibile.

La sua produzione annuale si aggira complessivamente intorno a 800 chili e a stagionare ce n'è ancora più del doppio. «Apriamo tra qualche giorno in un locale dal lato posto - anticipa - quasi accanto alla chiesa della Concezione che non è agibile…ma è una sfida, anche al terremoto che ci ha lasciato in queste condizioni». Per le dimensioni produttive, il suo mercato di riferimento non sono le catene dei supermercati ma piccoli negozi e ristoranti della provincia, con poca altra parte in Abruzzo e fuori. «Dobbiamo essere grati alla solidarietà arrivata da ogni luogo e che ci hanno aiutato in questa prima fase - aggiunge Mauro De Paulis - ma se guardiamo oltre, a domani, è tutto fermo, a L'Aquila e in tutta la regione. Occorre un'operazione istituzionale che coinvolga i negozianti alimentari al dettaglio italiani che sono in grado di apprezzare e di capire il valore dei nostri prodotti». Alcune iniziative in tal senso, anche se di breve respiro, si stanno dimostrando efficaci, come quella avviata dal Centro delle Camere di Commercio d'Abruzzo in collaborazione con Autogrill per costituire un paniere di prodotti da vendere lungo la rete autostradale e soprattutto come quella di Slow Food Italia che ha favorito la creazione di gruppi di acquisto a livello nazionale le comunità del cibo aquilane coinvolgendo undici aziende locali che hanno assemblato pacchi e raccolto centinaia di adesioni.

  CONTINUA ...»

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