Il testa a testa
Fino a pochissimo tempo fa sarebbe stato impensabile vedere un esponente della Lega Nord candidato alla presidenza della giunta della regione Piemonte. E sarebbe stato ancora più difficile immaginare che avesse potuto avere concrete possibilità di successo. Non è più così. I dati del sondaggio Ipsos-Sole 24 Ore dicono che in Piemonte c'è competizione vera tra Mercedes Bresso, la presidente uscente, e Roberto Cota, il capogruppo della Lega Nord alla Camera dei deputati. La Bresso conserva un piccolissimo vantaggio sul suo avversario. Sulla base delle intenzioni di voto nella parte maggioritaria (voto ai candidati) la Bresso sopravanza Cota di meno di un punto percentuale, 49,4% contro 48,5%. È un distacco talmente piccolo da essere statisticamente irrilevante. Tanto più che nella parte proporzionale (voto alle liste di partito) il rapporto si inverte. Qui, secondo la stima Ipsos, è la coalizione che sostiene Cota ad essere davanti con il 49,3% dei voti contro il 48,4% di quella che sostiene la Bresso.
Anche nelle elezioni regionali del 2005 esisteva un grande equilibrio tra i due candidati maggiori e tra i loro rispettivi schieramenti. Vinse la Bresso contro Ghigo, ma fu una vittoria di stretta misura. Nella parte maggioritaria finì 50,8% contro 47,1% e anche nella parte proporzionale prevalse la coalizione di centrosinistra per 50% a 48,6%. Ghigo però non era un esponente della Lega Nord ma di Forza Italia. La vera novità di queste elezioni è che la candidatura di un leghista non sembra essere un problema per gli elettori del centrodestra. Non molti anni fa non sarebbe stato così. La tesi prevalente era che una quota di elettori moderati avrebbe rifiutato di votare un candidato della Lega Nord. I dati di questo sondaggio dicono che la situazione è cambiata. La crescita della Lega in tutto il Nord, e non solo in Piemonte, va di pari passo con la sua crescente legittimazione come partito di governo. Per molti elettori moderati il partito di Bossi è diventato una alternativa credibile al Pdl. Si spiega così il travaso di voti dall'uno all'altro partito, un fenomeno iniziato con le elezioni politiche del 2008.
In Piemonte alle regionali del 2005 Forza Italia e An avevano ottenuto il 31,9% dei voti contro l'8,5% della Lega Nord. Alle politiche del 2008 il Pdl aveva il 34,4% e la Lega Nord il 12,6%. Un anno dopo, alle europee, il primo scende al 32,4% mentre la seconda sale al 15,7%. I dati di questo sondaggio dicono che la tendenza continua. Il Pdl è al 28,5% e la Lega Nord al 18,5%. Se si confermerà questo dato si tratterebbe del miglior risultato mai ottenuto dal partito di Bossi in questa regione, superiore anche a quello delle politiche del 1996 quando si presentò da sola cavalcando il tema della secessione. Per il Pdl (ovvero per Forza Italia e An sommati) invece sarebbe il risultato peggiore dal 1992.
L'incertezza delle elezioni piemontesi deve essere valutata anche alla luce di un altro fattore rilevante e cioè la composizione delle due coalizioni. Chi sperava in una semplificazione del quadro politico anche a livello regionale resterà deluso. A sinistra siamo tornati ai vecchi tempi, quelli della Unione. Anzi, visto che dentro la coalizione della Bresso c'è anche l'Udc, si tratta di una Unione allargata che va dalla Federazione della sinistra (Rifondazione e Comunisti Italiani) al partito di Casini passando dal partito di Vendola e quello di Di Pietro. Certo, non si può dire che si tratti di uno schieramento coeso. La lezione di Veltroni e delle politiche del 2008 è stata accantonata.
Per ora sembra che almeno sul piano elettorale la somma di tutti i partiti del centrosinistra più o meno funzioni anche si ci sono differenze di performance. Bene il dato del Pd che è in crescita di quasi tre punti rispetto alle europee del 2009 e forse di più se si assume che una parte dei voti della lista civica della Bresso potrebbero essergli accredidati. A suo favore giocano il calo di Di Pietro e la debolezza della sinistra radicale. L'Italia dei valori viene data al 4,8%, quasi la metà rispetto al voto delle europee del 2009. Quanto alla sinistra radicale pare che non riesca a risollevarsi dal crollo delle politiche del 2008. La somma delle intenzioni di voto della Federazione della sinistra e della lista Sinistra, ecologia e libertà fa appena il 3,5% che è uguale al risultato del 2008 della Sinistra arcobaleno e inferiore a quello che i partiti appartenenti a questi due cartelli hanno preso alle europee. Neanche l'Udc di Casini sembra andare troppo bene visto che perde due punti rispetto alle europee ma almeno può rivendicare il fatto di essere decisiva. Senza il suo apporto difficilmente il centrosinistra potrebbe sperare di vincere.
Nel complesso la coalizione della Bresso è competitiva. Questo dipende soprattutto dal fatto che a Torino e provincia i partiti del centrosinistra godono ancora di un netto vantaggio nei confronti di quelli del centrodestra. Infatti il sostanziale equilibrio della competizione in Piemonte è il risultato di due andamenti nettamente diversi nelle due aree in cui il Piemonte è da sempre politicamente spaccato. Da una parte c'è Torino con la sua provincia e dall'altra ci sono tutte le altre province della regione. I rapporti di forza tra i due candidati maggiori e tra i loro schieramenti sono del tutto diversi all'interno di queste due aree. Nella provincia di Torino le intenzioni di voto per la Bresso arrivano al 55,2% contro il 42,5% a favore di Cota. Nel resto del Piemonte il rapporto si inverte quasi nella stessa misura. Si tratta di un fenomeno noto ma che in Piemonte acquista una ancora più marcata caratterizzazione territoriale. La Lega Nord in particolare e il centrodestra in generale vanno meglio nei piccoli centri e nelle città di medie dimensioni mentre i partiti di centrosinistra sono più competitivi nelle aree metropolitane. Dato che Torino e la sua provincia pesano per la metà dell'elettorato complessivo questo fattore fa del Piemonte la sola grande regione del Nord in cui il centrosinistra è competitivo.
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