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Cronaca

Dmitrij Medvedev: «Serve un nuovo equilibrio mondiale»

di Leonardo Maisano

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Il candidato repubblicano alla Casa Bianca John McCain ha proposto di escludere la Russia dal G-8. Se dovesse vincere le elezioni i rapporti russo-americani saranno compromessi?
Discorsi del genere risentono del clima elettorale, non sono seri e non meritano commenti. È evidente che la partecipazione della Russia al G-8 non dipende dai gusti di una persona, ma dall'essere una delle più grandi economie del mondo e uno dei più grandi attori sulla scena planetaria. Immaginare limitazioni avrebbe conseguenze sull'ordine mondiale. L'amministrazione Usa se vuole avere successo deve avere un approccio pragmatico in politica interna ed estera.

E proprio in politica estera, sul Kosovo, s'è rinnovata la tensione con l'Occidente. Mosca insisterà nel voler bloccare l'invio di una missione civile europea a Pristina?
La Russia non sta bloccando niente. Il Kosovo, lo ribadisco, non è un caso sui generis, ma solo un pericolosissimo precedente con il quale l'Europa dovrà convivere per decenni. Il Consiglio di Sicurezza assegna alle forze Onu il mandato in quell'area, per questo siamo sorpresi dalle parole del segretario generale. Aggirando il Consiglio di Sicurezza ha proposto di sostituire queste forze. Non spettano a lui iniziative del genere.
Sulla partita balcanica il giovane leader tende i muscoli, mostrando i nervi che non tutti gli osservatori gli attribuiscono. Il sospetto che sia solo la controfigura di Vladimir Putin non s'è ancora dissolto a due mesi dal suo arrivo al Cremlino, ma qualche picconata alla maschera di se stesso la sferra con gentilezza un po' curiale.
«Volete sapere - dice - se mi vedo tutti i giorni con Vladimir Putin ? No, per fortuna non ne abbiamo bisogno perché il sistema di governo ce lo consente».

E la sua vita al Cremlino le ha già riservato delle sorprese?
Non è certo più semplice di prima. Sapevo che raggiungere il vertice dello Stato non avrebbe significato rilassarsi, delegando ad altri lavoro e responsabilità. Essere a capo di un grande Paese come la Russia, di una potenza nucleare, significa lavorare 24 ore al giorno sette giorni su sette. Spesso guardo con simpatia ai partner americani, a chi magari diventa presidente dopo molti anni al Congresso senza aver mai esercitato il potere esecutivo. Per me è stata un'esperienza essenziale, un'esperienza che nessuno ti può dare, che nessuno ti può spiegare, che nessun libro ti può insegnare. Ho avuto ruoli nell'esecutivo e nel sistema verticale di governo della Russia, ma devo ammettere che a questi livelli è tutto diverso. Certo ho molti consiglieri da consultare, posso parlare con Vladimir Putin, uomo di grande esperienza e grande popolarità, ma quando arriva il momento della decisione finale tocca a me. E questo cambia tutto perché se sbaglio la responsabilità è mia.

Nei giorni scorsi Vladislav Surkov (considerato l'ideologo del Cremlino n.d.r.) ha dichiarato che «forze distruttive stanno cercando di creare un gap» fra lei Putin. È vero? Che cosa sono queste «forze»?
So che parte del mondo politico e anche della popolazione non ama l'attuale leadership e la configurazione del sistema di governo. Ma questa è la democrazia. La gente ha votato e ha scelto. Non voglio fare nomi, né credo in teorie della cospirazione. Le cose spesso sono molto più banali di quanto si creda. Diciamo che questa è concorrenza politica, ma è importante che non si trasformi in una lotta oltre i limiti costituzionali: il presidente è qui a garantire che questo non succeda. Le forze di opposizione possono parlare in Parlamento o anche per le strade, ma nel rispetto della legge. Questo conta, il resto sono solo questioni personali.

Anatolij Ciubais (ex premier, capofila del fronte più liberale n.d.r.) ha detto che le sue riforme saranno inefficaci «senza un meccanismo di competizione politica», ovvero di vera opposizione. È d'accordo?
La corruzione che è il maggior problema in Russia oggi nasce dal potere esclusivo, dalla garanzia del monopolio. Per contrastare questo abbiamo introdotto i tender nel mondo dell'economia. Anche nel sistema politico la competizione è pre-condizione per la stabilità del sistema. Il partito unico ha fallito in questo Paese.

Lei stesso è considerato un liberale eppure in Russia i mass media avvertono ancora la mano dello Stato?
Non voglio classificare me stesso. Sono un presidente troppo giovane, altri lo faranno. Posso solo dire che dai tempi dell'università ho alcuni principi dai quali non transigo: lo stato di diritto, il rispetto dello giustizia e della legge, del mercato e della proprietà privata. La tutela dei diritti umani. Quanto allo Stato voglio precisare che un'eccessiva presenza della mano pubblica porta alla dittatura, ma l'opposto (troppo lassismo nella gestione n.d.r.) non è meno pericoloso. La Russia ha vissuto le due situazioni, entrambe catastrofiche.

Sul ruolo dello Stato nell'economia in Russia, invece, ci sono evidenti contraddizioni. Lei e molti suoi collaboratori, fra cui il primo vicepremier Igor Shuvalov, dichiarate di voler vedere meno rappresentanti del Governo nei consigli di amministrazione delle società pubbliche, ma quando si tratta di nominare i vertici di Gazprom e Rosneft tornano i nomi dell'ex premier Zubkov e del vice premier Sechin...

  CONTINUA ...»

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