Barack Obama ha convocato per oggi la sua prima riunione operativa da presidente eletto e la dedicherà alla crisi economica. Ha chiesto che tutti i suoi consiglieri economici fossero presenti all'incontro ai quartieri generali di Chicago e ha annunciato che subito dopo la sessione terrà la sua prima conferenza stampa da presidente eletto sul tema.
Con la seconda caduta consecutiva in Borsa, quella di ieri del 5%, con segnali chiari di forte instabilità e di nuovi problemi che si profilano all'orizzonte, Obama deve dare un segnale forte. È possibile, ma non certo, che annunci la scelta fra i due principali candidati rimasti in corsa per il Tesoro: Larry Summers, ex ministro di Clinton, e Tim Geithner, capo della Fed di New York. Paul Volcker avrebbe chiesto di non essere considerato, ma accetterà di guidare una importante commissione della Casa Bianca per la riforma del sistema multilaterale e delle regole per la finanza. Bob Rubin, l'altro candidato possibile, presenta rischi di conflitto di interesse: è un uomo chiave a Citigroup, una delle banche in difficoltà, aiutate dal Governo.
Obama proporrà anche idee per la gestione del pacchetto da 700 miliardi di dollari, i suoi progetti per un piano di stimolo per l'economia e per lo stanziamento di fondi per i buoni pasto per gli indigenti e per aumenti dei sussidi per la disoccupazione. Proprio oggi infatti avremo un dato sull'occupazione che sarà quasi certamente molto negativo. Fra le indiscrezioni per le altre nomine invece cresce la candidatura di John Kerry per il dipartimento di Stato e di Bob Gates, ministro per la Difesa di George W. Bush per il Pentagono. Kerry ha lanciato Obama sul palco nazionale alla Convention di Boston del 2004. Gates è considerato uno dei politici più navigati e equilibrati della capitale, ideale per dare continuità al Pentagono. Ci sono voci anche su un possibile ruolo all'Onu per Caroline Kennedy.
Su tutto però domina il primo OK formale, quello di Rahm-(bo) Emanuel: sarà lui il capo di gabinetto alla Casa Bianca di Barack Obama. I due sono molto amici. Il neo-eletto si è consultato più volte con lui anche se non potrebbero essere più diversi: calmo, riflessivo, moderato Obama; impulsivo, aggressivo, a tratti incontrollato Emanuel. Gli aneddoti si sprecano. Una volta, prima di una apparizione congiunta di Tony Blair e Bill Clinton ai tempi dello scandalo Lewisnky, prese da parte il leader britannico e gli disse: «This is important, dont f...it up», «Questo è importante non scassare...». E la notte della vittoria alle presidenziali del 1996, elezioni difficilissime per Clinton, scrisse i nomi dei nemici del presidente su un tavolo di legno e con un coltellaccio della Steak House dove festeggiavano, li pugnalò uno a uno, dicendo ogni volta: «Morto, morto». Fu quell'episodio che gli valse il soprannome in ebraico: Rahm-bo.
La scelta è comunque rivelatrice, di certo il Medio Oriente sarà una delle priorità di politica estera dell'amministrazione. Emanuel, di religione ebraica, è legato emotivamente alla sicurezza di Israele, ma è anche molto severo con la leadership ebraica: non esiterà a usare la clava con il prossimo primo ministro israeliano se non farà concessioni importanti per andare avanti nel processo di pace. La stampa israeliana ha gradito la scelta, che ha parlato «del nostro uomo alla Casa Bianca»
Quando lasciò Washington nel 1999 Emanuel lavorò a Dresner Kleinwort per tre anni e guadagnò, secondo le voci, 18 milioni di dollari. Eletto alla Camera nel 2002, è arrivato a occupare la quarta poltrona più importante del partito, diventando il capo per la commissione per la rielezione. Insieme Obama e Emanuel, andranno in visita lunedì alla Casa Bianca per avviare sia formalmente che praticamente il passaggio delle consegne: «In un momento così delicato per l'economia non si può perdere un minuto - ha detto ieri Bush - la Casa Bianca e i nostri dossier sono aperti». Ieri infine il primo briefing della Cia per Obama e Joe Biden sui dossier più segreti per la sicurezza Nazionale.