MONDO

 
 
 
 
HOME DEL DOSSIER
La storia
La memoria
Gli eventi
MULTIMEDIA

Il giorno che sarebbe passato alla storia

di Chiara Zamin

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
9 novembre 2009
(Reuters)

Un giro in bicicletta nella moderna metropoli tedesca, lungo le piste ciclabili che fiancheggiano i viali. Osservo, fotografo; uno stormo di bici mi raggiunge, suonano il campanello e mi superano senza troppa esitazione. Capisco di trovarmi in una vera e propria autostrada in cui valgono più o meno regole simili. C'e chi ha fretta di recarsi in ufficio, io invece vado alla ricerca del Muro.
Percorro il grande viale alberato, Strasse des 17 Juni (che taglia in due il Tiergarten e viene così chiamato in ricordo della rivolta operaia del 1953) e supero la piazza Grosser Stern sovrastata dalla colonna della vittoria in cui troneggia l'angelo dorato. Accanto a lui, nel film "Il Cielo sopra Berlino" di Wim Wenders si posava l'angelo Damiel ad osservare il traffico mentre sognava di vivere da essere umano. Intravvedo in lontananza la porta di Brandeburgo e mentre mi avvicino immagino la lunga parete che un tempo si ergeva davanti al monumento neoclassico.
A vent'anni dalla caduta del Muro voluto dal governo della Repubblica democratica tedesca (Rdt) per impedire la fuga incessante di cittadini dalla Germania socialista verso l'Occidente capitalista, motivo di sofferenza e disperazione tra la popolazione, rimangono soltanto alcuni frammenti.

La "Mauerguide" (un mini computer tascabile con cuffie) noleggiabile in diversi punti della capitale conduce il turista attraverso le strade del muro raccontando la storia e i fatti salienti collegati ad ogni quartiere.

Potsdamer Platz e la Porta di Brandeburgo sono alcune tra le tappe previste nell'itinerario. La prima è tornata a essere un centro di commercio dove sono sorti edifici dall'architettura spettacolare, come il complesso della Daimler Chrysler progettato da Renzo Piano e il Sony Center, opera di Helmut Jahn; di tracce di Muro però vi è poco nulla. Idem nella seconda, ovvero all'ingresso del centro cittadino. Bisogna spostarsi più a nord sulla via Bernauer Strasse dove è sorto da alcuni anni un complesso memoriale formato da un tratto di Muro e dalla Cappella della Riconciliazione, quest'ultima distrutta nel 1985 dal governo della Rdt per permettere il consolidamento della frontiera.

Dall'altra parte della strada si trova una torre panoramica moderna con all'interno un centro di documentazione ricco di foto inedite. In questo punto della città risulta facile distinguere la parte Est dall'Ovest in quanto la Bernauer Strasse fa da spartiacque tra due quartieri della città (il distretto "Mitte" a est e il "Wedding" a ovest).

Nel quartiere Friedrichshain a Berlino Est, vi e' poi la famosa East Side Gallery, il tracciato di Muro piu' lungo rimasto in piedi, 1300 metri di parete muraria ricoperta di graffiti. La raggiungo dopo una pedalata di circa mezz'ora. Si trova lungo il fiume Sprea. Orde di visitatori la percorrono a piedi per fotografare da vicino i dipinti piu' celebri. Se molte opere fino all'anno scorso erano deteriorate e imbrattate di scritte, con l'occasione del Ventennale della caduta del Muro, e' iniziato un progetto di restauro terminato alla vigilia dell'anniversario. Novantaquattro dei centodiciotto artisti iniziali sono tornati apposta a Berlino negli ultimi mesi per restaurare le loro opere.

«E' un muro troppo occidentale, che non rende ragione di quello che abbiamo vissuto e provato noi che eravamo dall'altra parte della barricata. Il nostro era ancora più alto di questo, era grigio tetro, sembrava non finisse mai» . Così racconta Hagen Koch, colui che su incarico di Ulbricht nel 1961 studiò nelle carte topografiche il percorso del Muro e che nel mese di agosto dello stesso anno tracciò con un pennello la linea di confine a Check Point Charlie. Per Koch il muro è un po' come suo figlio, l'ha visto nascere e poi crollare, come ha visto frantumarsi davanti ai suoi occhi una ideologia in cui per molti anni ha creduto ingenuamente. «Da ragazzo ero fiero di essere comunista, semplicemente perchè mi hanno educato così. A scuola ci propinavano propaganda anti-occidentale; crescevamo convinti che avremmo dovuto difendere il nostro Paese dal capitalismo e dall'Occidente».

L'uomo del Muro
«Un giorno poi da grande, arrivò Mielke (il ministro della Sicurezza dello Stato) e mi disse: «Giovane, devi fare carriera». Venni arruolato nel reggimento di sorveglianza (il Wachregiment), un gruppo d'élite della Stasi, e a 21 anni divenni il cartografo personale di Ulbricht. «Il partito ci aveva rassicurato dicendoci che il muro avrebbe garantito la pace e la stabilità », esclama Koch . Ma che qualcosa di perverso ci fosse in tutta questa benevolenza, Hagen Koch lo iniziò ad intuire quando sposò la donna della sua vita. A causa di presunti contatti di sua moglie con cittadini dell'Ovest, a Koch venne imposto sotto minaccia di divorziare. «La risposai dopo un anno, racconta Koch, ma a quel punto la mia carriera nella Rtd finiva per sempre: ero considerato da tutti i miei superiori e colleghi un traditore».
  CONTINUA ...»

9 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-