«...
PAGINA PRECEDENTE
Come previsto nel 1997 dal Protocollo di Kyoto (che si proponeva di ridurre le emissioni del 5,2% fra il 1990 e il2012, ma non c'è riuscito) la sterzata energetica dovrà essere incentivata da un sistema di mercato, con lo scambio di strumenti finanziari. Nel cosiddetto mercato Ets europeo, il prezzo dei certificati di carbonio (ovvero il diritto a emettere una tonnellata di CO2) è a lungo oscillato intorno ai 20 euro . Si dà per scontato che, nel futuro, per incentivare davvero l'economia verde questo prezzo dovrà essere sensibilmente più alto.
Sono 192 i Paesi che partecipano all'Unfccc (la struttura Onu che gestisce i colloqui climatici), in rappresentanza di 6,7 miliardi di uomini e donne, che a metà secolo diventeranno 9 . Non hanno mai dato prova di concordia e le probabilità statistiche che lo siano stavolta, sono solo un po' più alte del solito.
I numeri, li dividono ancora. C'è la storia delle email rubate all'Università dell'East Anglia, in Inghilterra, dove si è scoperto che alcuni collaboratori dell'Ipcc suggerivano di alterare i numeri delle loro misurazioni scientifiche, pur di sospingere la causa ambientalista. C'è chi dice che 450 ppm sono troppi e che bisognerebbe tornare rapidamente a 350 ppm .
C'è anche chi dice - come James Hansen della Nasa, forse la voce più catastrofista della comunità scientifica- che sarebbe bene se Copenhagen fallisse, in modo da abbandonare questa storia dei crediti di carbonio, così simile alle indulgenze. Per Hansen, sarebbe molto meglio mettere una tassa secca sui consumi di combustibili fossili. Anche qui: e con quale percentuale? Da domani, comincia un'alluvione di parole. Ma tutto, alla resa dei conti, dipenderà dai numeri.