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Brown affonda nei sondaggi dopo il terzo dibattito in tv

di Leonardo Maisano

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30 aprile 2010

«David non fare gli stessi errori che per motivi ideologici hanno commesso precedenti governi Tory. Non si può togliere ora il sostegno alla crescita, si porterebbe il paese di nuovo in recessione». Gordon Brown aspettava la mano economica per sfoderare l'asso nella manica. Lo ha fatto ieri nel terzo dibattito televisivo negli studi della Bbc a Birmingham, ma anche quest'ultima giocata non è andata come il premier sperava. I sondaggi dicono che a vincere il confronto televisivo è stato proprio il leader conservatore David Cameron che ha avuto il 41% del gradimento secondo You Gov, seguito dal liberaldemocratico Nick Clegg a quota 32. Il premier resta distante terzo a quota 25%.

Sono state messe a confronto le due tesi che hanno scandito la campagna elettorale: tagli subito alla spesa pubblica, per i conservatori; tagli dopo, per i laburisti. Un balletto che, come nel primo dibattito, ha visto riemergere Clegg, pronto a mediare fra le due scuole di pensiero. È piaciuto, una volta di più, il leader LibDem anche per l'abilità nello sfoderare una proposta che incrocia la volontà popolare. Mentre gli elettori - dicono i sondaggi - sono sempre più favorevoli a un accordo di coalizione, Clegg s'è rivolto con sincerità alla platea. «Dopo le elezioni si dovrà convocare un Consiglio per la stabilità economica di cui dovranno fare parte i responsabili economici dei partiti, la Banca d'Inghilterra e la Fsa (la Consob inglese) per definire la strategia di riforme nei dettagli». Il più radicale, ma molto efficace nell'esposizione, è apparso ieri Cameron. Con piglio deciso e l'occhio piantato nella telecamera ha annunciato le sue misure e poi ha avvertito tutti. «Una cosa, vi assicuro, io non farò mai, e lo ripeto ora alla luce di quanto sta accadendo in Grecia, non porterò mai Londra nell'euro. Non rinuncerò mai alla sterlina». Un passaggio, confermano i sondaggi, che ha raggiunto il cuore degli elettori.
Per Brown la giornata non era cominciata affatto bene. La polemica sul commento contro l'elettrice laburista, Gillian Duffy, che gli chiedeva conto di una politica sull'immigrazione troppo morbida, si è infatti rivelata esplosiva. Anzi distruttiva, tanto da far dire al conservatore The Sun che «il premier è un toast», ovvero bollito. Concetto condiviso in parte dai colonnelli del partito laburista che hanno definito la gaffe di Brown «un drammatico errore». A parere di molti quello finale, perché offendere un elettore (i microfoni aperti di Sky Tv hanno colto il premier dire che la 66enne signora Duffy era «una fanatica» in odore di razzismo) resta la via più breve per perdere le elezioni.

Brown dopo le scuse pubbliche e private con l'elettrice, riaffermate anche in tv quando il dibattito è stato dirottato sul tema immigrazione, ha cercato di far dimenticare l'incidente puntando sull'economia. Per questo sui rischi di un double dip, ovvero di una ricaduta nella recessione, ha insistito per tutta la giornata. Nei comizi a Birmingham prima, in tv, con gli avversari, dopo. Ma che la ricetta laburista sia la migliore per trascinare la Gran Bretagna fuori dalla crisi non è una certezza condivisa al di fuori dei circoli governativi.
Ai dubbi degli elettori si sono aggiunti ieri quelli dell'Economist che ha dato pubblico sostegno al candidato conservatore Cameron. A spaventare, scrive il magazine, «non è solo il terrorizzante deficit pubblico che a quota 11,6% costringerà ad alzare le tasse e tagliare la spesa, ma la constatazione che ormai fa capo al governo più di metà dell'economia. Un leviatano da contrastare e i conservatori con tutti i loro limiti sembrano più decisi a farlo». Lo stato deve rinculare dalla vita pubblica e lasciare spazio e ossigeno all'iniziativa dei privati, suggerisce il settimanale. Ieri sera Cameron lo ha ribadito e il messaggio anche questa volta, secondo i sondaggi, è apparso più convincente di quello del primo ministro.

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30 aprile 2010
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