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Michael Ballack - Germania

di Dario Ricci

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Michael Ballack (Ap)

Un perdente di successo. A voler esser cinici e anche un po' crudeli, difficile trovare definizione più calzante – suo malgrado, ovvio – per Michael Ballack, che a 31 anni si appresta a essere il trascinatore della Germania di Joachim Low (al suo primo impegno da protagonista, dopo essere stato a Germania2006 il "secondo" di Jurgen Klinsmann) a Euro2008. Il fatto è che il tedesco d'Inghilterra (visto che da due stagioni veste la maglia del Chelsea), centrocampista di personalità e qualità, arrivato a un punto decisivo della sua carriera e dopo aver tribolato non poco per diversi problemi fisici, ha nel proprio palmares una poco invidiabile sequela di trofei...persi; di poco, certo, ma pur sempre persi. Ecco allora che il desiderio di invertire la rotta proprio in Austria e Svizzera è quanto mai forte....

Occasioni mancate – Intendiamoci: nella bacheca di Michael Ballack coppe e campionati vinti non mancano certo. Il suo curriculum annovera infatti ben 4 titoli in Bundesliga (uno con il Kaiserslautern nel 1998, prima della "tripletta" messa a segno con il Bayern Monaco), tre coppe di Germania (sempre con i bavaresi, con due doppiette 'coppa-campionato') e una coppa di Lega con il Chelsea. Senza trascurare, poi, i tre titoli consecutivi (solo uno in meno di "Kaiser" Franz Beckenbauer) come "miglior calciatore tedesco dell'anno". Ma per carriera di Michael finora pesano molto di più le occasioni mancate. L'"annus horribilis" - come risultati, s'intende, dopo una stagione comunque fantastica - è il 2002, quando con il Bayer Leverkusen Ballack si vede sfuggire il titolo di campione di Germania al fotofinish e, soprattutto, la Champions League nella finale di Glasgow, persa 2 a 1 contro il Real Madrid e segnata dall'immenso Zinedine Zidane, autore di uno dei gol più belli nella storia del calcio. Molto più amaro che dolce anche l'epilogo dei campionati del Mondo di Corea e Giappone, sempre nell'estate 2002: la Germania dell'allora cittì Rudi Voeller parte in seconda fila, ma si ritrova in finale trascinata proprio dai gol di Klose e Ballack, che decide le sfide contro Stati Uniti nei quarti e Corea del Sud in semifinale. Ma proprio negli ultimi minuti della gara contro i coreani rimedia l'ammonizione che vuol dire squalifica, e addio alla finale poi vinta dal Brasile di Ronaldo. Chissà se con Michael in campo (senza contare le prodezze del Fenomeno, le papere di Kahn e i pali colpiti dai tedeschi) a Yokohama sarebbe finita in un altro modo?

Storie (e delusioni) recenti – Passato dal Leverkusen al Bayern Monaco, Ballack riempie il curriculum di allori nazionali. Ma sul panorama internazionale il raccolto resta gramo, vista l'eliminazione della Nazionale tedesca nella prima fase di Euro2004 (con conseguente esonero di Voeller), e l'incapacità dei bavaresi di riportare a Monaco la Champions. Dopo quattro anni in Baviera, alla vigilia dei Mondiali 2006, Ballack annuncia il suo trasferimento ai londinesi del Chelsea per oltre 30 milioni di Euro. A Germania 2006 non ripete le grandi prestazioni nippo-coreane, non brilla nella semifinale di Dortmund contro l'Italia, ma conquista comunque un prestigioso terzo posto. Un risultato ancora una volta in bilico tra la soddisfazione di essersi confermati nell'elite mondiale, e il sogno di conquistare il titolo, che un intero Paese aveva accarezzato in quei giorni. E a proposito di occasioni perse, l'epilogo dell'attuale stagione è sintomatico dell'intera carriera di Ballack: decide con una doppietta il big–match di Stamford Bridge contro lo United, ma la Premiership, in volata, va al Manchester; e nella finale di Champions a Mosca sempre contro lo United è tra i migliori in campo. Ma gli erorri dal dischetto dei compagni Terry e Anelka gli impediscono ancora una volta di alzare la Coppa al cielo

Da Gorlitz nel gotha del calcio – Non molla però, Michael Ballack. Uno che del resto è abituato a prendere di petto le avversità. Lo dimostra la tenacia con cui è riuscito a ritornare protagonista dopo un infortunio alla caviglia, che la scorsa stagione ne aveva meso a rischio non solo il futuro al Chelsea, ma addirittura la carriera. Poca roba, si dirà, per un ragazzo proveniente da una cittadina della Germania Est, Gorlitz, e che a inizio carriera fu costretto a trasferirsi a Leverkusen dopo i furiosi litigi con il suo allenatore al Kaiserslautern, quell'Otto Rehhagel ora eroe del football greco, campione d'Europa quattro anni fa in Portogallo. Tutt'altra storia invece al Bayer, con Christoph Daum e Klaus Toppmoeller, che ne esaltano talento e senso del gol. Un po' quello che è riuscito a fare in pochi mesi Avram Grant, successore di Mourinho sulla panchina del Chelsea, dopo che il portoghese era venuto ben presto ai ferri corti col centrocampista tedesco, personalità ingombrante voluta a Londra non dal tecnico lusitano, ma dal patron del club Roman Abramovich. Stessa parabola di Schevcenko, insomma, ma Ballack è riuscito a conquistare Grant e a ritagliarsi un posto importante nello scacchiere tattico della squadra

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