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La politica nel pallone: calcio e potere a Euro 2008

dall'inviato Massimo Donaddio

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28 giugno 2008

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Anche tutta la Turchia, compresi i moltissimi turchi sparsi per l'Europa, è rimasta con il fiato sospeso fino all'ultimo minuto della sfida con la Germania. Una gara dai molteplici risvolti, data la grande presenza turca in terra tedesca (dalla quale provengono anche alcuni calciatori della mezzaluna), che si è comunque conclusa con onore, dignità e senza incidenti. Molteplici le invocazioni alla fede da parte dei giocatori e dell'allenatore turco Fatih Terim, grande il sostegno in patria e da parte delle autorità politiche: a Basilea c'erano sia il primo ministro Erdogan che il presidente della repubblica Abdullah Gul. Una prova anche di europeismo, in un certo senso. Non bisogna dimenticare che la Turchia che bussa insistentemente alle porte dell'Europa politica, è già da tempo pienamente inserita in quella sportiva, come dimostra anche la storia di club come il Galatasaray (che ha vinto nel 2000 la Coppa Uefa, così come ha fatto quest'anno lo Zenit San Pietroburgo).
Poi c'è il caso rumeno. Qui i rapporti erano tesi soprattutto per via della partita con l'Italia. L'immigrazione romena nel Belpaese è sotto tiro, i romeni sono diventati il nemico, qualcuno da cui guardarsi. E poi tutti i dibattiti sul decreto sicurezza, le continue consultazioni tra i ministri Frattini e Maroni e le autorità di Bucarest, le prese di posizioni ufficiali della Romania: siamo indignati, non siamo delinquenti, Italia razzista. In questo contesto è andata in scena la partita, con i molti romeni in Italia a tifare perché Mutu e Chivu infliggessero una dura lezioni agli Azzurri. È stato un pareggio, che ha accontentato soprattutto gli uomini di Piturca , disinnescando i rischi in Italia. Chissà se avesse vinto la Romania…
I campionati europei si stanno ormai per chiudere: l'Europa del calcio si appresta a salutare Austria e Svizzera, ringraziandole per l'efficienza consueta. Avrebbero voluto raccogliere di più in termini sportivi, le due piccole-grandi nazioni alpine, ma qui proprio non ci siamo. Meglio puntare sull'organizzazione, allora: almeno in questo non le batte nessuno…

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