Zero a zero. Il tempo di alzarti dal divano per raggiungere il frigorifero e stappare una birra fresca per goderti i calci di rigore con gli amici. Torni, e ti chiedi se qualcuno ha cambiato canale. Poi realizzi: in campo c'è la Turchia, quella che ha sette vite come i gatti. Terim saltella per il campo come avesse vinto una finale, Bilic è in preda a una crisi di nervi.
Una delle più brutte partite dell'Europeo regala il finale più rocambolesco che si possa immaginare. Tutto è pronto, sì, per i calci di rigore, ma nel frattempo, in meno di tre minuti, è successo di tutto. 119' minuto. Il secondo tempo supplementare, coda di uno zero a zero inaspettatamente noioso, sta per terminare. Se una cosa ci hanno insegnato le partite della fase a gironi, è che i bioritmi della Turchia si impennano esclusivamente nei minuti finali o di recupero, come accaduto contro la Svizzera e in maniera ancor più clamorosa con Repubblica Ceca. Ma ogni certezza crolla, perché stavolta è la Croazia a pescare la rete della provvidenza. Modric recupera un palla in extremis e dal fondo crossa per Klasnic, appena entrato. Uscita sciagurata del portiere turco Rustu (sostituto dello squalificato Volkan) e l'attaccante del Werder con un'incornata vincente fa esplodere lo stadio di Vienna. Tutto pronto per la festa dei croati, che non hanno fatto i conti con l'imponderabile. Due minuti di recupero, quasi scaduti. Bilic chiede un cambio, ma, seppur a palla ferma, il quarto uomo lo ignora. Rinvio di Rustu, rimpallo su Karadeniz e palla a Senturk. Scadono anche i due minuti di recupero, ma l'arbitro Rosetti tarda a mettere in bocca il fischietto. Questione di secondi e sinistro all'incrocio.
L'ultima parola è ancora una volta dell'imperatore Terim, pur senza tatticismi di pregio. Gli uomini della mezzaluna per 90 minuti badano più a non correre rischi, la Croazia spreca troppo e non è assistita dalla buona sorte. Clamorosa la traversa di Olic al 18' mentre Kranjcar si divora un gol sulla ribattuta. Rutsu fa il resto, parando due punizioni di Srna. La Turchia si vede solo una volta con Topal che calcia di poco a lato. Fino alla rivoluzione. I calci di rigore sono troppo a ridosso per non risentire dell'inerzia psicologica della concitazione finale. I croati si presentano sul dischetto suonati come pugili, i turchi, naturalmente dopati da quella linfa magica e vitale che si chiama adrenalina. Bilic vuole aprire con le garanzie di uno specialista, Modric. Palla sul fondo. Il rigore di risposta del turco Arda non è dei migliori, ma passa col minimo sindacala. Rakitic emula il compagno e Petric è la vittima sacrificale dell'espiazione di Rustu che diventa l'eroe della folle notte viennese dopo i centri dei suoi implacabili compagni. Mercoledì prossimo la Turchia affronta in semifinale la Germania a Basilea. Non è detto che si debba rinunciare al cinema. Basta scegliere il primo spettacolo e rincasare in tempo per l'ultimo quarto d'ora di gara. Se tanto mi dà tanto, potrebbe bastare.