La gente ama le apps di iPhone, tanto da averne scaricate più di un miliardo in 18 mesi. Anche Apple ama le apps, perché hanno fatto di iPhone la sua gallina dalle uova d'oro. Ma sono soprattutto gli sviluppatori ad amare le applicazioni, perché possono farli ricchi. Adesso, tutti sperano che il successo si ripeta con iPad, in arrivo negli Usa sabato prossimo e in Europa tra un mese.
Non tutti ne possono parlare, però: «Ho firmato un accordo di non divulgazione con Apple, non posso dire niente» spiega a Nòva24 Ben Kazez, sviluppatore di FlightTrack e TripDeck, due applicazioni a pagamento per gestire i propri viaggi, già disponibili per iPhone e Android.
«Aspetto di avere in mano un iPad, poi passerò alla progettazione della mia applicazione» afferma il tedesco Marco Arent, che non rientra nel ristretto numero di sviluppatori selezionati da Apple per usare in anteprima l'iPad. Come tutti, si deve accontentare del kit software con emulatore.
Anche per questo Cultured Code, realizzatrice di Things (il pluripremiato sistema Gtd per la produttività personale) attende di vedere cosa succederà con iPad. La versione iPhone del suo software funzionerà dal primo giorno. La stessa considerazione viene fatta da Atebits, che sta lavorando alla versione 2 di Tweetie, client a pagamento per Twitter definito «rivoluzionario» dal New York Times. «È l'interfaccia di iPhone a essere stata rivoluzionaria», concorda Agile Web Solutions, che lavora alla versione extralarge di 1Password, software per custodire password, applicativi, home banking. «Lo sarà anche quella di iPad, che è più ricca» conclude il ceo David Teare.
L'interfaccia può davvero fare la differenza, perché le funzioni sono una commodity, dicono anche da TapBost, che un anno fa ha lanciato Convertbot, giudicata la più originale utility di conversione di pesi, misure e valuta su iPhone. SimpleNote di Cloud Factory, uno dei software per prendere appunti e sincronizzarli via internet che sta cambiando modello di business mettendo tutto gratuito, sarà su iPad dal primo giorno. «Vogliamo conquistare mercato» dice il Ceo Michael Johnston. Il timore è che la fretta e la mancanza di veri apparecchi per fare debugging possano portare a prime versioni dei software instabili.
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