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Il Van Dyck di Göring torna nelle mani degli eredi di Jacques Goudstikker

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Il Van Dyck di Göring torna nelle mani degli eredi di Jacques Goudstikker

A precipitare nel più profondo sconforto il maresciallo del Reich Hermann Göring, oltre al processo che lo attendeva davanti tribunale di Norimberga, fu il destino della sua raccolta di opere d'arte, oltre 1.800 pezzi sottratti in buona parte alle famiglie ebree perseguiate e spedite nei campi di sterminio. Tra i suoi effetti personali le truppe francesi rinvennero un registro, pubblicato integralmente nel 2015 dalla casa editrice Flammarion, dove erano minuziosamente annotati i capolavori rastrellati a partire dal 1933.

Marei von Saher, unica erede del dealer Jacques Goudstikker (1897-1940) la cui galleria in Amsterdam contava uno stock di circa 1.400 opere tra disegni e dipinti, confiscati dai Nazisti al momento dell'occupazione dei Paesi Bassi nel 1940, è riuscita ad ottenere nel 2006 la restituzione di 200 pezzi della collezione dal governo olandese, la più importante restituzione di beni trafugati alle famiglie ebree mai avvenuta.

E oggi, dopo 77 anni dalla sua sparizione, un altro capolavoro torna nelle mani di Mari von Saher. Si tratta di uno inestimabile dipinto di Anthony van Dyck sequestrato da Hermann Göring, il “Ritratto di Adriaen Moens (1628)”, che la società Dr Oetker, colosso alimentare che fattura 12 miliardi di euro e che controlla la Cameo S.p.A., ha deciso di restituire alla erede di Jacques Goudstikker. L'opera venne acquistata a Londra nel 1956 da Rudolf August Oetker, proprietario e chief executive della Dr Oetker, deceduto nel 2007. “E' incoraggiante vedere collezioni private come Oetker fare la cosa giusta nei confronti delle vittime dei Nazisti e dei loro famigliari” ha affermato con soddisfazione e gratitudine Marei von Saher.

Sono molti gli eredi dei collezionisti ebrei che si sono trovati a dover ricostruire il percorso delle opere d'arte sottratte con violenza dai Nazisti, nel frattempo finite appese alle pareti dei musei, nelle collezioni private, in prestigiose gallerie d'arte o nei depositi delle case d'asta, in attesa di essere rimpiazzate sul mercato.

La stessa Marei von Saher sta ancora lottando per ottenere la restituzione della preziosa coppia di dipinti su tavola di Lucas Cranach The Elder “Adamo” e “Eva” (1530), stimata 24 milioni di dollari, entrati nelle disponibilità del Norton Simon Museum nel 1971, provenienti dalla collezione russa di George Stroganoff-Scherbatoff.

E l'elenco delle opere perdute è lungo. Il “Ritratto di giovane con cappello rosso” proposto il 25 gennaio scorso nell'incanto Master Paintings & Sculpture (lotto 13) e rimasto invenduto, ad esempio, ha una storia nota. Il quadro, originariamente ritenuto dallo studioso Everett Fahy opera di mano di Sandro Botticelli ed oggi declassato a Scuola fiorentina del XV secolo, appartenne a Friedrich ‘Fritz' Gutmann, tra i più potenti banchieri ebrei di nazionalità tedesca, assassinato insieme alla moglie nel campo di sterminio di Auschwitz. Il 30 gennaio del 1997, dopo anni di ricerche, venne identificato dagli eredi in un incanto di Sotheby's, che ai tempi ne ignorò furbescamente la linea di provenienza. Dopo lunga battaglia i discendenti riuscirono a trovare una intesa con i legali della casa d'aste sulla divisione dei profitti della vendita.

La vicenda del “Cristo porta croce” (1538) di Gerolamo Romanino, così tante volte visto nella sala XIV della Pinacoteca di Brera e venduto per 4,5 milioni di dollari da Christie's il 7 giugno del 2012, è probabilmente quella che ha toccato di più la sensibilità dei milanesi, creando un conflitto di emozioni. L'opera, acquistata dalla Pinacoteca di Brera nel 1998 per 800 milioni di lire da un collezionista privato, concessa nel 2011 in prestito al Mary Brogan Museum of Art and Science di Tallahassee, in Florida, venne identificata in quell'occasione da uno degli esperti di Christie's e segnalata agli eredi del collezionista ebreo Federico Gentilini al quale la tela apparteneva dal 1913, quando gli venne confiscata a Parigi insieme ad altre 70 opere durante il Governo di Vichy, nel 1940. Ora, il vuoto lasciato dal quadro è colmato dal ricordo.

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