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Santomaso, il nuovo catalogo ragionato certifica oltre 1.200 opere

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libri e archivi d’artista

Santomaso, il nuovo catalogo ragionato certifica oltre 1.200 opere

Alle Gallerie d'Italia in Piazza della Scala a Milano, negli spazi che ospitano le collezioni di Intesa Sanpaolo, è stato presentato il catalogo ragionato in due volumi di Giuseppe Santomaso (Venezia, 1907 -1990), pittore d'impronta informale che ha dato rilievo all'arte italiana del Novecento diventando, attraverso le sue esperienze fuori dall'Italia, un pittore in tutto e per tutto europeo, senza perdere le radici culturali veneziane. Giuseppe Santomaso, come è noto, fu uno dei primi artisti che Peggy Guggenheim conobbe dopo il suo arrivo a Venezia nel 1947, insieme a Emilio Vedova. Due suoi lavori, “Vita segreta” (1958) e “Lettera a Palladio n.6” (1977), fanno parte delle opere della collezione della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Altre opere sono conservate nelle raccolte di Intesa Sanpaolo, in Piazza della Scala a Milano, come “Ricordo Verde” del 1953.
Frutto di un accurato lavoro di studio e di una attenta raccolta di materiali, la pubblicazione edita da Allemandi è stata presentata da Francesco Tedeschi, professore di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e da Nico Stringa, professore di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università Cà Foscari di Venezia, profondo conoscitore di Santomaso e curatore del catalogo. Compiti di un Catalogo Ragionato sono la schedatura e il riconoscimento delle opere autografe, il recupero del numero più alto possibile di lavori eseguiti dall'artista in modo da conferire all'insieme il carattere della completezza e della totalità.
“Questo catalogo ragionato si presenta come un testo classico nel suo genere ed intende essere un lavoro definitivo” ha spiegato Nico Stringa. “La pubblicazione presenta complessivamente al pubblico 1.200 dipinti (sono escluse le opere su carta e multipli), un edificio pensato anche per chi nei prossimi anni si occuperà di Santomaso. Alcune opere mancano ancora all'appello; ne conosciamo l'esistenza attraverso fotografie e speriamo che prima o poi tornino a galla”.

Un numero di dipinti molto contenuto per un autore del Novecento. “Santomaso – ha spiegato Stringa – è stato un pittore dai “tempi lunghi”: lento, intuitivo, meditativo; un po’ il contrario di Emilio Vedova, estremamente vulcanico”.
Il precedente catalogo ragionato curato da Luisa Alfieri che risale al 1974-1975 contava 730 tele. La nuova pubblicazione Allemandi include ben 100 nuove opere eseguite entro il 1975.
Il censimento seguito ai tempi da Luisa Alfieri fu voluto dallo stesso Santomaso che, arrivato alla soglia dei 67 anni, volle mettere un punto fermo nella sua produzione pittorica.
”Il segreto è quello di tradurre in una forma autonoma un sentimento reale e vissuto” così il maestro definì in un'intervista cos'era per lui l'essenza della pittura. I dipinti di Santomaso sono infatti stratificazioni di stati d'animo. Su una tela del pittore confluivano, attraverso il colore, tutte le sensazione che viveva ogni giorno: sensazioni semplici nate contemplando la facciata di un palazzo, un albero o la laguna attraverso le finestre del suo studio illuminato dal sole. D'altronde, il pittore italiano a lui più affine poeticamente è stato Afro Basaldella.

Il mercato. “La sensazione è che vi sia da parte dei collezionisti il desiderio di tornare a guardare con attenzione alla pittura tradizionale, dopo anni di acquisti rivolti ai maestri delle “estroflessioni” (Bonalumi, Castellani, Scheggi, ndr.), spiega ad ArtEconomy24 Alessandro Rizzi, esperto Arte Moderna e Contemporanea presso Dorotheum.
“In generale, la pittura Informale europea, che ha avuto la sua ascesa tra il 2005 e il 2008, è tornata ad ottenere dei buoni risultati nelle ultime aste di Dorotheum, interessando collezionisti tedeschi, francesi e austriaci.

Santomaso, all'interno della corrente artistica italiana, è indubbiamente il pittore più lirico. Lontano dalle speculazioni, il suo è un mercato sano, caratterizzato da un grafico tendenzialmente stabile, anche se negli ultimi anni, dal punto di vista delle vendite, è rimasto un po’ in sordina. È richiesto soprattutto da collezionisti europei: italiani e tedeschi in prevalenza”.
Quali strumenti avevate a disposizione prima dell'uscita del nuovo catalogo ragionato curato da Nico Stringa per l'accertamento dell'autografia delle opere del pittore?
“Sino ad oggi il riferimento bibliografico principale è stato il catalogo ragionato di Luisa Alfieri (L.Alfieri ”Santomaso. Catalogue Risone 1931-1974” Venezia, Alfieri Editore, 1975) che ritengo piuttosto completo come pubblicazione. Nel caso di dipinti non inclusi in alcuna pubblicazione, ci si rivolge alla Gallerie Bludi Milano che gestisce l'Archivio Giuseppe Santomaso” spiega Alessandro Rizzi.
Quali sono i lavori di Santomaso maggiormente apprezzati dai collezionisti?
“La sua produzione è divisa in una prima fase post-Cubista che riguarda opere realizzate sino al '58, che è definita di transizione. La sua fase d'oro è quella che va dal 1958 al 1964, che è anche la più richiesta dai collezionisti, caratterizzata da una pittura informale più lirica, che è la sua cifra stilistica”. Una bella tela del 1963 intitolata “Spazio Aperto n.1” (117 x 117 cm) è stata aggiudicata a maggio da Dorotheum per 125.000 euro con le commissioni, da una valutazione di 80.000-120.000.
A questo periodo appartengono i quadri “carsici”, realizzati dopo il suo viaggio in Puglia insieme a Hans Hartung - quel “meraviglioso, austero, paese arcaico”, come lo definì Cesare Brandi - e le “Suite Friulane” (1962-1964). Il prezzo più alto di aggiudicazione in asta appartiene proprio ad una tela di questo ciclo, “Suite Friulana n.11 (1964)” venduta daMeeting Art nel 2014 per 270.000 euro, comprese le commissioni.
“Un’altra produzione rara e molto richiesta, inoltre, è quella delle “Lettere a Palladio” degli anni Settanta, realizzate dopo il periodo informale. Queste tele di dimensioni importanti del 1977 riscuotono sempre un forte interesse a livello di mercato, unitamente alla produzione informale e lirica di inizio anni '60”, sottolinea Rizzi. Sono dipinti che tendono al minimalismo, che rinunciano al “gesto” per rappresentare il vuoto. Il Guggenheim di Venezia dedicò in passato una esposizione a questo ciclo di opere. Un dipinto della serie, “Lettera a Palladio n.8”, è stato venduto nel 2008 daSotheby's a Milano per 252.000 euro, da una stima di partenza di 120.000-180.000.
I titoli delle sue tele, come “Suite Friulane” o Lettere a Palladio”, affermava lo stesso Santomaso, erano delle aggiunte poetiche, “una pennellata in più fuori del quadro”. Insieme ai colori, i titoli erano parte dell'opera. Perché Santomaso è colore; quel colore veneziano che deriva non solo dalla tradizione pittorica veneta del Cinquecento di Giovanni Bellini, Giorgione, Tiziano, ma anche dalla policromia dei vetri di Murano, dai marmi, dai mosaici e dalle “pietre di Venezia” consumate dal tempo, contemplate e descritte da John Ruskin nelle pagine dei suoi libri. E infondo oggi, dopo Santomaso, quale pittore potrebbe farci vedere Venezia in modo diverso?

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