Il traffico illecito nel mondo dell'arte ha un valore annuo di 8 miliardi di dollari all'anno, con ricavi annui per il traffico di beni culturali pari a 1,8-1,6 miliardi che si alimenta attraverso il furto di opere d'arte provenienti dai musei o dai privati, dal saccheggio illegale dei siti e degli scavi archeologici, dal traffico di beni culturali durante i conflitti armati, dalla cotraffazione delle opere e dall'uso di documenti falsificati (queste due voci rappresentano l’80% del valore annuo) per consentire sia l'importazione che l'esportazione e il trasferimento di proprietà di opere d’arte e antichità. La domanda di arte e antichità proviene in genere da paesi ricchi e sviluppati, mentre l’offerta ha origine spesso dai paesi in via di sviluppo e dai paesi sotto assedio.
Per affrontare lo scottante problema si è tenuto a Roma dal 3 al 5 ottobre il secondo G7 Roma-Lyon Group, gruppo di lavoro creato sotto la Presidenza italiana del G8 del 2001, gestito dalla Polizia e dedicato alla formulazione di strategie di contrasto al terrorismo ed ai crimini transnazionali.
La prima giornata, è stata inaugurata con un full-day Expert Group Meeting: “Cultural Heritage, the Mirror of Identity”, sulla catalogazione, raccolta e condivisione dei dati per la salvaguardia del patrimonio culturale e del mercato dell'arte.
“È stato scelto come tema quello del finanziamento delle organizzazioni terroristiche di stampo jihadista e, nello specifico, il finanziamento proveniente dal traffico illecito di beni culturali” ha aperto così i lavori il generale Fabrizio Parrulli, Comandante del nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), che già più volte si è espresso in abito internazionale invitando azioni concertate per la salvaguardia del patrimonio delle aree di crisi, ribadito nel suo discorso alle Nazioni Unite del marzo scorso o il suo impegno per la Task Force Unite4Heritage. Oltre ai delegati dei Paesi G7, erano presenti alla riunione gli esperti delle organizzazioni internazionali alle quali il Consiglio di Sicurezza (CS) delle Nazioni Unite ha richiesto massima cooperazione per porre fine al traffico illecito delle antichità provenienti da Siria, Iraq e non solo.
Quanto vale il mercato nero
“Il traffico illecito nel mondo dell'arte ha un valore di 8 miliardi di dollari all'anno, con entrate annue per il traffico di beni culturali pari a 1,8-1,6 miliardi” ha spiegato Edouard Planche, delegato UNESCO, riportando le stime del Transnational Crime and the Developing World Report 2017 del Global Financing Integrity. Un'indagine condotta da SAFE rivela che su 2.358 archeologi intervistati il 97,9% sostiene che il saccheggio di siti archeologici sia un fenomeno esistente e il 78,5% l'ha sperimentato personalmente.
Mentre INTERPOL considera il finanziamento che lo Stato Islamico trae dal commercio illecito di beni d'arte “basso rispetto al petrolio e alle armi”, per la Foundation For Defense of Democracies questo introito è oggi “sempre più importante, considerando come l'accesso alle altre fonti di finanziamento stia diventando ogni giorno più difficile” (Report Monumental Fight: Combatting Islamic State's Antiquities Trafficking). Dalle indagini dell'FBI risulta un approccio sistematico al traffico illecito di antichità da parte dello Stato Islamico, che sembra essersi organizzato al punto da emettere licenze per scavi clandestini e commercio dei prodotti archeologici rinvenuti (il prezzo di queste licenze è pari a circa 5.000 $). Alla domanda sull'effettività del commercio clandestino, il generale Parrulli non si sbilancia e risponde che questo: “esiste, ma non è così voluminoso – ricordando come – qualsiasi transazione economica nelle aree controllate dall'IS è sottoposta ad un dazio, pertanto qualsiasi scambio diventa una risorsa”.
I Carabinieri, la polizia estera, EUROPOL ed INTERPOL concordano nel considerare il traffico illecito di beni d'arte un crimine organizzato, nell'accezione adottata dalla Convenzione di Palermo. Dai risultati del survey condotto dai Carabinieri TPC emerge come più della metà degli Stati del G7 consideri il traffico illecito di beni culturali un reato grave, mentre il 10% preferisce valutare la natura del reato caso per caso (si veda anche L'European Union Serious And Organised Crime Threat Assessment 2017 – Report on Organised Crime.
Le rotte del traffico
La convergenza delle rotte del traffico illecito di beni culturali provenienti da Siria e Iraq verso le zone del Nord America, Asia sud-orientale ed Europa, dimostra come i paesi del G7 siano per lo più i ”paesi mercato” per i beni di illecita provenienza. In questi Stati si registra anche una generale assenza delle dovute attività di monitoraggio dei canali o dei luoghi dove gli scambi illegali avvengono con più frequenza, come presso gli antiquari o le gallerie. Il generale Parrulli - a fronte di dati che indicano come il 33% dei paesi del G7 abbia prove dell'effettivo finanziamento che lo Stato Islamico trae dal mercato nero di beni d'arte - ritiene opportuno che s’incrementino i controlli di intelligence, le indagini e la cooperazione, intesa non solo come azioni combinate tra Stati o data-sharing, ma anche azioni sinergetiche tra i Governi ed il settore privato.
Ai musei pubblici e privati, si è rivolto il Vice Presidente di ICOM, Alberto Garlandini, considerando il ruolo cruciale che essi possono e devono svolgere nella lotta contro il traffico illecito di beni d'arte. Il Codice Etico ICOM per Musei impone ai Musei affiliati l'obbligo di due diligence in caso di acquisto di una nuova opera, prestito, donazione e lascito testamentario, facendo attenzione a non acquistare oggetti che si trovino nelleRed Lists ICOM, liste di beni in pericolo. Per i musei in aree di crisi è sempre più indispensabile una pronta catalogazione dei beni facenti parte delle collezioni tramite lo standard internazionale dell'ObjectID e mediante l'attivazione del Museum Emergency Programme (MEP), realizzato in collaborazione con ICCROM e ilComitato Internazionale dello Scudo Blu. Il Programma aiuta i musei che si trovano in situazioni di emergenza (guerra, distruzioni, etc.) nella prospettazione di piani di recupero.
I pericoli del web
Secondo Planche, a destare preoccupazione è anche il mercato dell'arte online, in crescita del 15%, con un volume pari a 3,75 miliardi di dollari secondo i dati HISCOX del 2017 . Nel solo 2016, i Carabinieri TPC riportano di aver confiscato 94.168 oggetti commerciati illegalmente online in Italia. Per arginare il fenomeno, gli Stati stanno cercando di accordarsi con i colossi dell'e-commerce, come Ebay e Amazon, per imporre maggiori controlli (accordo Italia/Ebay del 2006, Svizzera/Ebay del 2008).
La riunione è stata l'occasione per ricordare il prezioso lavoro del Monitoring Team, l'organo di supporto analitico e di monitoraggio delle sanzioni del CS dell'ONU, che ha raccolto i dati che hanno portato all'adozione delle Risoluzioni1526 (2004) (2017) riguardanti “ISIL (Islamic State in Iraq and the Levant), Al-Qaida and associated individuals and entities” e ha recentemente pubblicato il nuovo Reportcon i dati per il 2017. “Senza il fondamentale lavoro del Team” - ricorda Marina Schneider, Senior Legal Officer di UNIDROIT : “non avremmo, oggi, le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, in particolare la2199 del 2015 (sul tema del finanziamento alle attività e all'esistenza stessa dei gruppi terroristici n.d.r.) e la 2347del 2017 (che ha per oggetto il contrasto al commercio illegale di beni culturali in relazione a situazioni di conflitto armato o di azioni commesse da gruppi terroristici n.d.r.) e probabilmente non si sarebbe arrivati alla Convenzione del Consiglio d'Europa sui reati relativi ai beni culturali, né alla proposta della Commissione dell'Unione Europeadi regolamentare l'import illecito di beni d'arte”.
Ad alimentare il black market non sono solo le antichità medio-orientali, ma anche oggetti provenienti dall'Europa, i Carabinieri riportano che nel loro Rapporto del 2016, in Italia, sono stati confiscati 10.637 oggetti paleontologici, 58.961 beni archeologici e 14 sarebbero i siti abusivi chiusi.
L'ingente volume del commercio clandestino di beni culturali, degenerazione del mercato dell'arte e fonte di finanziamento delle organizzazioni terroristiche, già discusso in sede di G7 Cultura
e recentemente, il 20-21 settembre, all'Assemblea Generale dell'ONU, a New York, impone una riflessione su quanto è stato fatto e quanto si può ancora fare. L'approccio tecnico con cui la problematica è stata affrontata e l'immediata prospettazione di piani per il futuro confermano la funzione principale del Gruppo Roma-Lione, cioè quella di aggiornare costantemente il coordinamento tra i G7, provvedendo alla formulazione di progetti condivisi, in risposta alle minacce che il mondo globale produce.
“Proteggiamo la nostra storia, compriamo oggetti con una storia” è l’appello lanciato agli Stati dal generale Parrulli al termine dell'incontro.
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