Il 2017 ha segnato un momento importante per l'artista sarda Maria Lai (1919-2013) a livello di visibilità internazionale con la partecipazione alla 57ªBiennale di Venezia, a Documenta 14e, a fine novembre, con l'annuncio della famosa gallerista americana Marianne Boesky di rappresentare l'opera di Maria Lai negli Stati Uniti. Pochi giorni dopo le sue opere erano offerte al suo stand ad Art Basel Miami Beach con prezzi tra 30mila e 200mila dollari.
Ma il 2018 non sarà da meno. È prevista, infatti, una mostra a Firenze promossa dagliUffizi a marzo e una dalla stessa Marianne Boesky ad Aspen, in Colorado, a febbraio, che sarà la prima esposizione negli Usa dal 1956. «È un momento di crescita del mercato di Maria Lai» dichiara la gallerista americana, che è impegnata a diffondere la conoscenza dell'artista sarda presso il pubblico americano. «Ho scoperto il lavoro di Maria Lai a casa di un collezionista e me ne sono subito innamorata» ha dichiarato. «Naturalmente è bello e coinvolgente da un punto di vista estetico, ma quello che mi ha colpito è stata anche la sua abilità di prendere materiali semplici e trasformarli in in sculture complesse e poetiche. Aveva una capacità sbalorditiva di cucire insieme una sorta di esperienza universale che accomuna pubblici diversi e ispira reazioni sia personali che condivise». In passato Marianne Boesky l'ha definita come una delle poche donne capaci di sfondare nella scena artistica italiana del dopoguerra, che ora stanno ricevendo l'attenzione meritata. «I libri cuciti e i telai sono tra le sue opere più conosciute e ricercate dai collezionisti» prosegue la gallerista, «ma anche i suoi disegni degli anni 60-70 sono esplicativi degli interessi formali e tematici che si ritrovano in tutta la sua carriera».
La collaborazione. Per promuovere l'opera dell'artista sarda la galleria americana lavora a stretto contatto con l'Archivio Maria Lai, fondato dalla nipote Maria Sofia Pisu e diretto da Eva Borzoni con lo scopo di far conoscere l'opera dell'artista, ma anche raccogliere e catalogare la documentazione relativa al suo lavoro. « Al momento l'Archivio ha catalogato circa 500 opere» dichiara Eva Borzoni. «Si pensa che ne esistano altrettante nelle collezioni private di tutto il mondo». Lo sforzo di catalogazione condurrà alla pubblicazione del catalogo ragionato dell'artista, mentre al momento il testo di riferimento per la conoscenza dell'artista è la monografia pubblicata quest'anno dalla casa editrice sarda Ilisso.
Marianne Boesky ha l'esclusiva negli Usa, ma non è l'unica galleria a collaborare con l'Archivio. Altre tre gallerie rappresentano l'artista in Europa:Isabella Bortolozzi a Berlino,Studio Stefania Miscetti diretto da Stefania Miscetti a Roma e Nuova Galleria Morone di Diego Valpiana a Milano. «Il mercato dell'artista è sempre stato di nicchia poiché Maria Lai non aveva ansia di vendere o di essere influenzata dai consensi» dichiara Eva Borzoni, «la sua priorità era sempre quella della ricerca e della sperimentazione di nuovi linguaggi e nuove materie.
Alla sua produzione di opere tradizionali da collezione private o da musei, opere per intenderci da collocare alle pareti, si affiancavano sin dagli anni '80 quelle sul territorio, la Land art, che potevano coinvolgere nell'indagine artistica coloro che abitualmente se ne tenevano fuori perché intimoriti da un linguaggio difficile da decifrare. Il mercato oggi ha risvegliato il suo interesse per questa artista che ha saputo non solo rappresentare le voci del suo tempo, ma anche precorrere le tendenze del tessuto nell'arte della fibra».
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