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Confermata l’ordinanza di confisca dell'atleta di Fano di Lisippo

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Confermata l’ordinanza di confisca dell'atleta di Fano di Lisippo

Nel pomeriggio dell’8 giugno il giudice dell'esecuzione del Tribunale di Pesaro Giacomo Gasparini, ha rigettato l'opposizione dei legali delGetty Museum contro la confisca della statua dell'Atleta Vittorioso, attribuita allo scultore greco Lisippo. Le parti attendevano dal 5 febbraio 2018, data del deposito delle memorie illustrative e precisazione delle conclusioni, il provvedimento definitorio (per l'emissione del quale il giudice aveva indicato un termine di riserva di circa tre mesi) che è arrivato ieri, accolto con soddisfazione dal Pm, Silvia Cecchi, dall'avvocato di Stato, Lorenzo D'Ascia e dall'Avvocato dell'Associazione “Le Cento Città”, Tristano Tonnini.

La storia. Il bronzo, attribuito all'artista greco Lisippo, era stato rinvenuto nel 1964 al largo della costa marchigiana da pescatori di Fano e, pendenti procedimenti penali in Italia circa la proprietà demaniale del bene, era riuscito a passare per Gubbio, Londra, Monaco di Baviera (1971-1976) fino a ricomparire nel 1977 nella collezione del museo americano Getty. Il museo aveva acquistato la Statua per quasi 4 milioni di dollari, dopo lunghe trattative, divenendo una delle Statue più pagate della storia, la stima attuale ruota attorno ai 16 milioni di dollari.

L'ordinanza. L'autorità giudicante, confutando ogni argomento dubitativo circa la relazione della Statua con lo Stato Italiano ha ritenuto sussistente quel “legame rilevante”, di cui si parla anche nei trattati UNESCO ed UNIDROIT, in base ai quali è possibile richiedere il ritorno del bene illecitamente sottratto. Pertanto, appartenendo l’Atleta Vittorioso all'Italia, storicamente, culturalmente e giacché rinvenuta in acque territoriali nazionali (ma anche nella denegata diversa ipotesi, essendo stato comunque il bene tratto sotto le leggi dello Stato) ed essendo stati commessi in Italia i delitti di contrabbando ed esportazione illecita, il giudice di Pesaro afferma l'obbligatorietà e la necessaria applicazione del provvedimento di confisca. La difesa del museo, a detta del giudicante, avrebbe fornito solo “tesi e non prove” sul rinvenimento della Statua in acque internazionali e, quindi, non territoriali e l'argomento non sarebbe comunque dirimente.
La tesi della difesa del Getty, volta ad affermare che titoli di proprietà formatisi in epoca successiva alla consumazione dei reati da parte di soggetti diversi dal terzo possessore del bene (il Getty) potessero opporsi allo Stato italiano, è stata rigettata. Si legge in ordinanza: “il solo soggetto che era ed è proprietario del bene [lo Stato Italiano] è anche titolare del potere dovere di recuperarlo”. L'unica posizione da tutelarsi, quindi, è quella del soggetto a cui il bene apparteneva prima che i reati venissero commessi: l'Italia.
Secondo il giudice Giacomo Gasparini non sussiste nemmeno il limite dell'estraneità del terzo al reato che deriverebbe dall'aver tenuto un comportamento diligente al tempo in cui il Museo acquistava la Statua. Infatti, dopo aver sottoposto a vaglio, dettagliato e approfondito, la condotta del museo, è risultato che i componenti del Board fossero al corrente dei processi penali avviati in Italia e conclusisi con sentenze che, di fatto, non risolvevano la questione della mancanza di prove documentali di precedenti passaggi di proprietà, dell'assenza di pareri autorevoli e imparziali circa la provenienza lecita del bene e per aver agito nonostante il ripensamento di J.P. Getty dopo la sua morte. Dimostrata l'assenza della due diligence già negli anni delle trattative e dell'acquisto, il trust acquirente era ben consapevole della rischiosità e spregiudicatezza dell'acquisto.
Alla luce di queste considerazioni, nell'ordinanza di ieri, il giudice del Tribunale di Pesaro Gasparini riafferma con questo terzo giudizio quanto già stabilito dai suoi predecessori – dai due precedenti pronunciamenti del Tribunale di Lorena Mussoni nel 2010 e di Maurizio Di Palma nel 2012 – con toni a favore della confisca impugnata dagli avvocati del museo americano (nel primo caso con l'annullamento per il vizio della mancata pubblicità delle udienze, nel secondo con il rinvio a Pesaro del caso per un sostanziale secondo grado di giudizio) e percorso argomentativo anche più netto di quello usato dal primo giudice, ribadendo come siffatto provvedimento ablativo sia: “lo strumento di tutela necessario per consentire allo Stato Italiano di riacquistare la disponibilità del bene sottratto al suo patrimonio indisponibile ed illegittimamente detenuto dal J.P. Getty Museum”.

Il futuro. I difensori del museo hanno fatto sapere già nel corso del procedimento di voler impugnare un eventuale verdetto sfavorevole dinnanzi alla Corte Suprema italiana e davanti alla CEDU per alcune presunte irregolarità, restano dubbi sull'ammissibilità di ambedue i ricorsi considerando che dagli anni ’60 ad oggi quasi tutte le ipotesi di impugnazioni sono state percorse.
Di diverso avviso sembra, invece, Timothy Potts, direttore del Getty Museum che nell'intervista della trasmissione Rai “Petrolio”, andata in onda il 6 giugno 2018, ha illustrato come la policy del Getty sia quella di restituire tutti i beni che siano risultati illecitamente trafugati ed acquistati dal Museo dopo l'adozione della Convenzione UNESCO del 1970, pur contestando genericamente l'appartenenza del bene all'Italia.
L'Ufficio di Procura sta valutando l'opportunità di promuovere una conferenza stampa a più voci sull'importante decisione emessa dal giudice dell'esecuzione del Tribunale di Pesaro. Il rappresentante della pubblica accusa Silvia Cecchi ha in prima battuta e informalmente espresso la piena adesione alla decisione del giudice che ha accolto per intero, pur nell'autonomia della ricostruzione che si legge in motivazione, le tesi del suo Ufficio e dell'Avvocatura dello Stato (si vedano le Requisitorie).

Il sindaco della città di Fano, Massimo Seri, e l'Avvocato Tristano Tonnini si dicono soddisfatti dell'ordinanza. Il sindaco fa sapere che la città di Fano è pronta per il ritorno a casa della Statua dell'Atleta Vittorioso.

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