Tra le prime sculture d'arte contemporanee installate nell'area del nuovo quartiere milanese CityLife c'è “Daily Desiderio” di Riccardo Benassi, artista cremonese, classe 1982, che da anni vive e lavora a Berlino. Si tratta di una struttura minimale in alluminio che
sembra una fermata dell'autobus e, invece, è un display attraverso il quale l'artista invia messaggi ai passanti. Ogni giorno
della sua vita, a partire dal giorno dell'inaugurazione il 15 aprile 2018 fino alla sua morte, l'artista si è impegnato a
trasmettere – grazie ad un sistema di broadcasting remoto, integrato e autonomo – una sua breve riflessione. Quando morirà
i messaggi ricominceranno da capo, in loop.
Un'opera appropriata in una società in cui comunichiamo attraverso Whatsapp, lavoriamo con le mail e si fa politica su Twitter. «L'analisi del rapporto dell'essere umano con la tecnologia – spiega Riccardo Benassi - è sempre stato un tema centrale
della mia ricerca e questo mi ha portato a dare vita ad oggetto performativo che supera - perlomeno nelle mie intenzioni -
il concetto stesso di scultura programmata».
La versione domestica. All'interno di questo percorso è nata una versione domestica dell'opera, pensata per i collezionisti privati: “Daily Desiderio Domestico (DDD)”: «Un'emanazione dell'idea originale pensata per ambienti indoor che, al contrario della scultura installata a City Life, non intende essere site-specific, ma vive dell'ambizione di essere site-defining», spiega l'artista. Ma come si acquista un'opera del genere? Oltre al classico acquisto della scultura, che costa 15.000 euro direttamente dall'artista che da anni ha scelto di lavorare senza galleria, il collezionista si impegna a pagare 1 euro al giorno all'artista, o un abbonamento mensile pari a 30 euro al mese, con possibilità di stand-by. «Ho cercato in questo modo di amplificare il concetto centrale di “quotidianità” interno alla scultura - racconta l'artista -, introducendo nel suo funzionamento delle modalità di pagamento identiche a quelle dei servizi di fornitura contenuti a noi contemporanei, come Netflix per esempio. Ogni “Daily Desiderio Domestico” è unico per due ragioni, una dipende da me: il colore irripetibile della scultura, e l'altra dipende dalla persona (o istituzione) acquirente: la quantità di messaggi con cui intende “nutrire” o meno l'opera. Così facendo ho spostato l'atto della creazione artistica a metà strada tra me e chi gode della mia opera, mirando alla creazione di un patto di responsabilità tra diversi operatori culturali».
I collezionisti e l’artista guru. L'opera è stata già venduta a due collezionisti, entrambi bolognesi: Marco Ghigi e Antonio Maccaferri. «DDD è un'opera credo unica al mondo - così Ghigi -. Il mio risveglio è ormai caratterizzato dalla curiosità di leggere
ciò che Benassi ha voluto comunicarci. Spesso leggo la frase tre volte consecutive provando a capire fino in fondo l'essenza
del messaggio, da questo momento la frase vive in me, mi accompagna per la giornata, a volte la scrivo su un foglio e la conservo
nella consapevolezza che a mezzanotte se ne andrà per sempre».
Per Antonio Maccaferri: «È la prima vera opera “viva” della collezione e come tale è una nuova esperienza, che si rinnova
giornalmente e che giornalmente richiede la mia attenzione tanto che, nei giorni nei quali sono assente, penso con una punta
di rammarico di essermi perso qualcosa».
Gli aspetti legali. Per stipulare il contratto tra artista e collezionista, che è diverso da un tradizionale acquisto poiché ha un aspetto di
durata nel tempo, è intervenuto l'avvocato Ivan Frioni (anche lui collezionista). «Dal punto di vista giuridico non vi sono state difficoltà - spiega l'avvocato -. Il progetto destinato
al collezionismo privato si distingue da quello realizzato per il Comune di Milano. Sebbene l'opera resti concettualmente
la stessa, non vi sono sovrapposizioni assolute né dal punto di vista formale né da quello che concerne le modalità di fruizione,
che sono - esse stesse - parte essenziale del lavoro. Anche per questo, non ci sono stati problemi nel trasferire in ambito
domestico un'opera pubblica». L'avvocato spiega che il rapporto con i collezionisti privati è stato regolato da un apposito
contratto e da una serie di condizioni di utilizzo «che abbiamo cercato di depurare da rigidità e da ogni eccessivo formalismo,
per non penalizzare il lavoro e le possibilità di vendita. Esistono tuttavia de vincoli - precisa Frioni - che sono reciproci».
L'artista si impegna a trasmettere un nuovo messaggio testuale per ogni giorno della sua vita, il proprietario dell'opera
si impegna a versare mensilmente un prezzo, senza il quale, dunque, l'opera non può essere fruita. In caso di interruzione
dei versamenti, l'opera entra in loop, mostrando a ciclo continuo tutti i messaggi trasmessi dal giorno dell'installazione
al giorno di interruzione del versamento.
«Questa è una delle particolarità dell'opera - prosegue l'avvocato - richiede una costante relazione tra l'artista e il collezionista,
il permanere del vincolo fiduciario, senza il quale non può esistere né mantenersi in vita. Tornando al contratto, poiché
non si tratta di un'opera immateriale od effimera, ma di un'opera concettuale che resta pur sempre vincolata alla presenza
di un manufatto, sono state previste anche clausole imposte da tale aspetto, relative ad esempio alla manutenzione e all'eventuale
malfunzionamento dell'apparato tecnologico».
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