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Il barometro dell'economia

19 marzo 2014

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Impresa & Territori IndustriaLa ripresa è ancora lontana

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La ripresa è ancora lontana

Se per l'Italia il 2014 potrebbe essere l'anno dell'inversione di rotta, per il Lazio la ripresa appare più lontana. A mitigare gli effetti di una crisi che colpisce duramente il territorio, solo export e turismo conservano il segno più. E la ripresa di liquidità per il pagamento da parte di Regione e ministeri dei debiti commerciali verso le imprese: ad oggi circa 4,4 miliardi pagati.

Segnali positivi che però non bastano a ridare fiato ad un'economia ancora in sofferenza per il calo dei consumi delle famiglie, la flessione di fatturato e investimenti nell'industria, la disoccupazione che nel primo semestre dell'anno ha toccato quota 12,4% (tra i 15 e i 24 anni il tasso vola al 30%). Il turismo resta il motore dell'economia, soprattutto a Roma: +5% le presenze in novembre, con dati positivi anche per fine anno (dal 23 al 28 dicembre oltre 300mila arrivi, +3,8% sul 2012). Il porto di Civitavecchia ha recuperato i numeri pre crisi: nei primi otto mesi dell'anno ha registrato un aumento dell'11% del traffico crocieristi. A soffrire soprattutto il comparto dei servizi, che generano oltre i tre quarti del Pil regionale: nel 2013 infatti è proseguita la riduzione dell'attività economica già partita nel 2012. Pesa la debolezza dei consumi che riguarda prevalentemente commercio e trasporti.

«Nel Lazio la recessione sta rallentando, ma al momento non appare chiaro quando ci sarà la svolta» spiega Piero Casadio, responsabile del centro analisi della sede di Roma di Banca d'Italia. «Ci aspettiamo un 2014 ancora duro – prosegue l'economista – nonostante la ripresa del turismo (+5% nei primi sei mesi dell'anno, ndr) e la crescita rallentata dell'export (+8% nel primo semestre), che tuttavia vale appena il 10% del Pil regionale». Le vendite all'estero sono trainate dal farmaceutico. Ridotte invece le esportazioni di mezzi di trasporto, in lieve aumento l'elettronica e i macchinari.

Tra gli imprenditori si respira cautela. «Nel 2014 speriamo in un segno più per l'economia – spiega Maurizio Tarquini, direttore generale di Unindustria – ma dobbiamo capire se si tratti di vera inversione o di un semplice rimbalzo». L'industria infatti resta in sofferenza e la debolezza del quadro congiunturale si è riflessa sugli investimenti. Un'indagine di Banca d'Italia svolta su un campione di aziende industriali con almeno 20 addetti continua a mostrare un saldo negativo tra la percentuale di imprese che ha segnalato un aumento del fatturato e quella che ha registrato un calo. La stessa analisi ha evidenziato che in corso d'anno sono avvenute revisioni al ribasso dei piani d'investimento legate prevalentemente all'incertezza sulla ripresa della domanda. «Gli investimenti sono rinviati – chiarisce Tarquini –, ma posso dire che c'è una grande voglia di ripartire tra gli imprenditori, il problema è che manca stabilità politica soprattutto a livello di Governo centrale e la fiducia che valga ancora la pena investire in questo Paese». Una boccata d'ossigeno è arrivata dai debiti commerciali pagati alle azienda da parte della Pa. «Stiamo monitorando – conferma Tarquini –, la Regione che paga direttamente le imprese è cosa buona, apprezziamo molto lo sforzo anche se serve più velocità».

A pesare su aziende e famiglie anche la stretta del credito accertata da Banca d'Italia: la riduzione dei finanziamenti al settore privato non finanziario (famiglie e imprese) è diventata più intensa nel corso del primo semestre (-6,7% a giugno 2013, riflettendo l'accentuarsi della contrazione dei prestiti alle imprese (-9,7% a giugno 2013, da -3 alla fine del 2012).

Un quadro decisamente difficile, destinato a peggiorare se non si interviene, anche per le oltre 100 vertenze aziendali aperte, con 320mila persone disoccupate. Una boccata d'ossigeno arriva dai fondi Ue: assegnati alla Regione Lazio 1 miliardo e 590 milioni per il 2014-2020. «Il sindacato chiede scelte diverse – spiega Claudi0 Di Berardino, segretario di Cgil Roma e Lazio –: serve un fisco più equo e favorire gli investimenti per produrre lavoro». Le risorse si possono recuperare, precisa: «Rimodulando il piano di rientro della Sanità a 12 anni si riuscirebbe a recuperare 140 milioni l'anno; mettendo a sistema i fondi Cipe, circa 200 milioni che vanno concentrati su opere cantierebili; senza dimenticare l'evasione fiscale regionale che nel Lazio vale 12 miliardi l'anno».

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