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Riqualificazioni e social housing a Urbanpromo. Per il post Expo necessario…

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Riqualificazioni e social housing a Urbanpromo. Per il post Expo necessario investire su trasporti e logistica

  • –di Maria Chiara Voci

Per far rivivere l'area di Rho-Pero, che ha ospitato l'Expo 2015 e che, nel progetto “Human Technopole. Italy 2040”, prefigurato dal Governo, dovrà ospitare un centro di ricerca mondiale, occorrerà investire e, in modo pesante, sul sistema di accessibilità e trasporto, esterno e interno. Perché così come è strutturato oggi lo spazio – con parcheggi localizzati ai margini e una sola fermata di metropolitana per un percorso pedonale, che supera i due chilometri di lunghezza – è utopistico pensare che possano atterrare sul territorio e svilupparsi nuove attività (diverse da una funzione puramente espositiva) e destinate ad accogliere ogni giorno un flusso di migliaia di lavoratori e studenti.

La criticità è emersa, questo pomeriggio, nel corso dell'incontro sul tema del post-Expo, organizzato nella prima giornata (del 17 novembre) di Urbanpromo. Da questa mattina, negli spazi della Triennale di Milano, ha infatti preso il via la dodicesima edizione dell'evento, organizzato dall'Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit e divenuto un punto di riferimento per il marketing urbano e territoriale in Italia.

A mettere in luce le criticità presenti sull'area di Rho-Pero è stato Giorgio Goggi, urbanista, specializzato nel settore dei trasporti. «Dalla fermata del metrò di Expo al decumano – ha spiegato – occorre camminare per un chilometro e mezzo. Per raggiungere il confine dello spazio, si superano i due chilometri. Così come la fermata del tram serve un percorso, che si snoda per oltre novecento metri. Se davvero si vuole rilanciare l'area, occorre ripensarla dal punto di vista della logistica. La struttura del trasporto pubblico, progettata per un'Esposizione Universale, non è compatibile infatti con le ambizioni del nuovo quartiere urbano, dove dovrebbero atterrare l'università, laboratori e centri direzionali destinati ad accogliere migliaia di lavoratori».

Il problema ulteriore sta nella domanda di trasporto pubblico, che si genererà non appena i progetti andranno a regime. «Secondo le stime – prosegue Goggi – si parla di oltre ventimila passeggeri, che non potranno essere assorbiti dalla semplice predisposizione di navette e tram. Così anche la realizzazione di una stazione intermedia del metrò potrà contribuire a ridurre le distanze alla metà, ma senza risolvere completamente il problema. Per questo sarà necessario predisporre a riguardo un preciso studio di fatibilità».

Dopo una prima giornata, intensa, di lavori, il programma di Urbanpromo proseguirà fino a venerdì 20 novembre. In quattro giorni, sono previsti 38 momenti, fra convegni, incontri e approfondimenti. Insieme alla manifestazione, è presente negli spazi della Triennale anche una mostra, che espone i progetti più significativi in corso in Italia per la rigenerazione urbana. In tutto, sono 27 i progetti presentati fisicamente a Milano e 53 quelli inclusi in una gallery virtuale sul sito www.urbanpromo.it.

Domani, la seconda giornata di lavori, sarà dedicata al tema della riconversione degli opifici, con esempi pratici di esperienze che in Italia hanno già preso avvio e stanno facendo scuola, dalla riconversione dell'ex Manifattura Tabacchi di Trento alle Officine meccaniche di Reggio Emilia, dall'area delle ex Stecca delle Acciaierie Ansaldo a Milano all'Opificio Golinelli di Bologna, inaugurate a inizio ottobre dall'omonima Fondazione.

Spazio sarà dato anche al tema dell'housing sociale e all'evoluzione dei modelli dell'abitare, in vista di un'eventuale e seconda stagione dell'esperienza legata al fondo Fondo investimenti per l'abitare di Cdp Investimenti Sgr: a questo proposito, saranno presentati nel pomeriggio i risultati del progetto 10mila, avviato dalla Cdp Investimenti Sgr, con la collaborazione di InvestirRE Sgr e Fondazione Housing Sociale, per selezionare proposte operative, da parte dei costruttori, di realizzazioni efficienti e low cost. In tutto, sono arrivate una trentina di spunti progettuali, fra i quali ne sono stati selezionati due (i nomi saranno resi noti domani). «Si tratta – spiega Paola Delmonte, direttore responsabile Social Housing della Cdp Investimenti Sgr – di tipologie costruttive standard, ma flessibili negli adattamenti e nella composizione finale, che coniugano da una parte la necessità di imprimere un'accelerazione alla costruzione delle nuove case e dall'altra la richiesta di garantire qualità a costi contenuti. I risparmi previsti di aggirano nell'ordine del 5 o 10% rispetto ad oggi. In particolare, è di grande interesse il lavoro svolto per l'ottimizzazione degli spazi, che consentirà di accrescere la superficie “vendibile” a fronte di una riduzione del costruito». Le tipologie scelte confluiranno nella redazione di linee guida utili a chi realizza interventi di social housing e che saranno condivise e messe a disposizione per chi in futuro opererà nell'ambito delle operazioni finanziate dal fondo Fia e dal sistema dei fondi locali a questo collegati.

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