In Italia alla guarigione del grande malato immobiliare manca ancora una componente fondamentale come la ripresa dei prezzi. Complice la grande offerta da smaltire dopo anni di crisi e più in generale la mancata crescita dell’economia le quotazioni infatti sono ancora in lieve calo (dopo aver perso in media il 20-25% negli ultimi 7 anni) e con prospettive che non vanno oltre la stabilità. Invece nel resto d’Europa, assieme agli altri indicatori positivi dell’economia reale, crescono anche i prezzi delle case.
Lo certifica l’Eurostat, secondo cui nel terzo trimestre 2016 i valori registrati nella zona euro sono aumentati del 3,4% (nell’intera Ue del 4,3%) rispetto al terzo trimestre 2015. Rispetto al secondo trimestre 2016, sono invece aumentati dell’1,3% (+1,5% nella Ue). In Italia (dati preliminari) sono invece calati dello 0,9% dopo lo -0,8% nel secondo trimestre su base annua e cresciuti dello +0,1% rispetto al periodo precedente.
Tra gli Stati membri incrementi annuali più alti dei prezzi delle case si sono verificati in Ungheria (+11,6%), Lettonia (+10,8%) e Bulgaria (+8,8%). In Gran Bretagna c’è stata una crescita del 7,3%, In Germania del 6,2%, in Spagna del 4 e in Francia dell’1,8%. In terreno negativo a far compagnia all’Italia c’è solo Cipro (-3,3%).
«L’Eurostat certifica che l'Italia è l’unico Paese europeo in cui il mercato immobiliare è in crisi. La ragione, per chi vuol vederla – dichiara il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – è chiara e risiede in una tassazione patrimoniale esasperata che comprime da ormai cinque anni un intero comparto. Bisogna intervenire con urgenza. Non farlo vuol dire rendersi responsabili di una deriva negativa che non si arresterà».
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