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Dossier | N. 45 articoli Salone del Mobile e Fuorisalone: Milano capitale del design

Il colore rivoluziona la casa: i consigli per valorizzare tutti gli ambienti

Grandi bande verticali giallo sole e un camino tutto d’oro per il salotto, strisce bianche e fucsia per il pavimento della sala da pranzo: la reazione di Agatha Ruiz de la Prada al suo recente divorzio è stata decisamente a tinte forti. Passando dalla ristrutturazione dell’attico madrileno della stilista spagnola alle sponde del Lago di Como, un altro intervento importante nel segno del colore è stato da poco realizzato da Luca Guadagnino. Villa La Filanda, antico setificio di Brienno, oggi buen retiro di Federico Marchetti, fondatore di Yoox, è stata completamente ripensata negli interni dal regista di Suspiria utilizzando un’incredibile palette di toni acidi.

Ma se questi sono casi eclatanti, non c’è dubbio che il colore si stia facendo sempre più largo nel mondo dell’interior design, guadagnando spazio e soprattutto dignità di progetto. «Quando non si vuole affrontare una ristrutturazione radicale, è il sistema più facile, veloce ed economico per soddisfare la voglia di cambiare lo stile di una casa», fa notare l’architetto milanese Clara Bona, che con il suo Studio 98 si occupa di ristrutturazioni e interior-design, ma che sempre più spesso interviene con consulenze esclusivamente legate alle scelte cromatiche. Per le case in affitto, per esempio, è una soluzione semplice ed efficace. Il nemico del risultato finale è uno solo: l’improvvisazione. Con il colore non si scherza. Il rischio, con il fai da te, è esaltare non ciò che è bello, ma enfatizzare quel che sarebbe meglio nascondere.

«Talvolta mi capita di dover rimediare a errori clamorosi – racconta Massimo Caiazzo, vicepresidente di Iacc (International association of colour consultant) ed esperto di progettazione cromatica –. Spesso si guarda troppo alla tendenza, all’effetto decorativo, dimenticando che tutti gli stimoli cromatici in un ambiente ci influenzano sia fisicamente sia psicologicamente. Nell’ambiente raccogliamo il 60% delle informazioni attraverso la vista, ecco perché il clima cromatico è determinante». Per il nostro benessere abbiamo bisogno di uno spazio armonico e cangiante in cui i contrasti siano ben equilibrati e questo ovunque, come lo stesso Caiazzo ha verificato con il progetto di riqualificazione del Carcere di Bollate, utilizzando le potenzialità del colore per migliorare la qualità della vita in un luogo altrimenti escluso da qualsiasi forma di estetica.

«Sono da evitare i colori iperstimolanti negli ambienti dove si sosta più a lungo, perché il nostro meccanismo percettivo si affatica dovendosi continuamente adattare», spiega Caiazzo. Un vero progetto di colore va molto ragionato ed è meglio affidarsi a un professionista piuttosto che scopiazzare in modo maldestro da qualche immagine vista su Instagram o su una rivista. «Non tutti capiscono qual è la parte della casa che va colorata . A volte – osserva Clara Bona – meglio scegliere una sola parete prestando sempre attenzione alla simmetria, alle aperture e alla dimensione dello spazio. Quando vedo una casa, già ne immagino i colori. Per prima cosa mi confronto con il preesistente, per esempio un determinato tipo di pavimento, magari individuo pareti che possono essere utilizzate come quinte e le associo fin dall’inizio a un colore».

Quello dell’architetto Bona è un approccio più emotivo che tecnico. «Ci sono case che vedo tutte bianche, altre che non possono che essere coloratissime. Ultimamente per esempio uso molto tinte piene e decise anche negli ambienti piccoli o senza finestre, come bagni o corridoi. Perché gli ambienti senza luce naturale acquistano più carattere quando si osa con i colori scuri».

L’analisi preliminare è fondamentale per un buon progetto cromatico. «Dedico molto tempo al rilievo percettivo degli spazi – spiega Caiazzo –sforzandomi di sentire gli ambienti non soltanto con il senso della vista. L’esposizione alla luce solare, naturalmente, è il primo elemento da verificare, ma è anche importante stabilire le aree funzionali in modo cromatico per supportare le azioni che vi si svolgono. Per esempio evito l’eccesso di verde nei bagni, che riflettendosi nello specchio ci fa sembrare meno belli, sottolineando rughe e imperfezioni. Non a caso in pittura si usava proprio il verdaccio per evidenziare i lineamenti nei ritratti». E poi ci sono le regole, come quella del rapporto tre a uno, che riguarda la luminosità e la saturazione dei colori. «Il pavimento che ci sostiene – chiarisce Caiazzo – deve essere più scuro delle pareti che lo delimitano e che a loro volta devono essere più scure del soffitto, che concorre a determinare il clima cromatico e la rifrazione stessa dell’ambiente».

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