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Sostenibilità

Breeam, in Italia debutta il residenziale (accanto ad altri 98 edifici)

Un particolare del Bodio Center di Milano certificato Breeam
Un particolare del Bodio Center di Milano certificato Breeam

Tra gli edifici Breeam più famosi e recenti in Europa spicca l’headquarter di Bloomberg a Londra. Progettato da Foster + Partners, è realizzato in quercia rossa americana e ha raggiunto il rating record per lo sviluppo di uffici (98,5%). La certificazione di sostenibilità made in Gran Bretagna – nata nel 1988 su iniziativa del Building Research Establishment – conta in Italia 98 edifici, concentrati principalmente a Roma e Milano, soprattutto a uso servizi e commercio.

Ma esistono le eccezioni. A Isola del Gran Sasso, in Abruzzo, è infatti in costruzione il primo progetto residenziale made in Italy. Si tratta di “villette a schiera” composte da tre unità costruite con materiali recuperati dalla demolizione di edifici in pietra locale. Il progetto è dello Studio Devise di Teramo, il breeam Ap è la società Ambiente Italia mentre il Breeam Assessor è Eleonora Sablone. La professionista ha al suo attivo, nel nostro Paese, anche l'accompagnamento alla certificazione di un immobile valutato excellent: il Joint Research Centre di Ispra (Varese).

Ampliando lo sguardo ad altri progetti, sono certificati Breeam in use (per i fabbricati esistenti) diversi edifici del Bodio Center di Milano, firmato anche da Lombardini 22. Così come la Torre Beta di Axa a San Donato Milanese o il Tiburtino Shopping Centre di Roma di Igd Siiq, uno dei principali player nella proprietà e gestione di centri commerciali, che aveva già scommesso sul protocollo d'Oltremanica per il Centro Sarca di Milano nel 2016 e il Centro Commerciale Katanè di Catania (marzo 2018). Sono certificati dall'ente britannico anche l'Università Statale di Milano (la sede del Rettorato in via Festa del Perdono); Palazzo Bo a Padova (dove l'ateneo ha la sua casa dal 1493); il Policlinico Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Tra le “new construction” c'è ancora The Student Hotel di Firenze di Archea Associati.

Il protocollo di valutazione degli edifici su base volontaria utilizza metodi di valutazione impostati secondo parametri di riferimento prestabiliti, per verificare la progettazione, la costruzione e l'utilizzo dell'immobile. Cinque sono i percorsi possibili, a seconda della tipologia di immobile: communities; infrastructure; new construction; in-use; refurbishment & fit-out.

L’approccio è “olistico”: sono prese in considerazione categorie che riguardano gestione delle risorse, ecologia, salute e benessere, inquinamento, trasporti, materiali, rifiuti e processi di gestione. Ogni categoria è poi suddivisa in “issues”da affrontare per migliorare. La somma dei punteggi detta il livello di certificazione (pass, good, very good, excellent e outstanding). L’iter viene supportato da figure accreditate obbligatorie: il Breeam Assessor e Biu Auditor sono tecnici specializzati, indipendenti rispetto alla committenza, anche se ingaggiati dalla stessa per validare il percorso effettuato. Il Breeam accredited professional (Ap) supporta invece il project team nelle fasi di sviluppo vero e proprio: la sua presenza è qualificante per il punteggio, ma non indispensabile.

In Italia sono diversi gli studi che usano Breeam e le realtà che lo diffondono e ne accompagnano i processi. «Questo protocollo rispetto ad altri standard meglio si adatta alle nostre normative – spiega Eleonora Sablone, che in Italia svolge anche il ruolo di coordinatore del gruppo locale, una sorta di network riconosciuto dall'Istituto inglese per la promozione del protocollo – perché è calato nel contesto della legislazione del nostro continente». La flessibilità e l’attinenza alla norma europea è una caratteristica messa in luce anche da Carmen Spagnoli, ingegnere di Lombardini 22. Fra gli enti che usano e promuovono Beeam in Italia ci sono anche Icmq e Habitech, distretto tecnologico trentino che ha investito nella formazione dei certificatori.

«Crediamo che la qualità in edilizia passi per la diffusione di diversi protocolli – spiega Francesco Gasperi, direttore tecnico di Habitech – che consentono percorsi eterogenei, così da creare benchmark per dare valore agli asset».

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