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Effetto Brexit, aumentano le ricerche di case dall’Inghilterra

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Effetto Brexit, aumentano le ricerche di case dall’Inghilterra

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Torino è seconda solo a Milano nelle ricerche di case provenienti dal Regno Unito (foto Agf)
Torino è seconda solo a Milano nelle ricerche di case provenienti dal Regno Unito (foto Agf)

Nell’ultimo anno, le ricerche di case in vendita provenienti dal Regno Unito sul sito di Immobiliare.it sono cresciute del 47%. E anche se non è ancora chiaro quali esiti avrà la Brexit, e quali saranno le conseguenze sulle aziende e i lavoratori comunitari nel Regno Unito, sembra poter esserci un effetto sul mercato residenziale italiano: probabilmente molti connazionali stanno valutando l’idea di rientrare in patria (soprattutto, almeno inizialmente, in affitto), ma le ricerche d’acquisto potrebbero essere state effettuate anche da inglesi che vogliono investire su un asset nella zona euro.

L’80% delle ricerche riguarda immobili in affitto. «Iniziano con un budget medio di 1.800 euro al mese per un bilocale – notano da Immobiliare.it – per poi abbassarsi a 1.200 euro una volta constatato quanto i prezzi del mattone siano più bassi in Italia rispetto al Regno Unito. Ad esempio, affittare un bilocale nel quartiere Isola di Milano, uno dei più gettonati in città, costa circa il 30% in meno di un immobile di pari categoria nella zona di Camden a Londra, una di quelle residenziali più in voga al momento».

Milano è la città che attira maggiormente l'attenzione di chi teme di dover tornare in Italia (+70% le ricerche da Uk in un anno). A seguire si trovano Torino (+55%) e Roma (+35%). Chi guarda al portale tiene d’occhio almeno due diverse città; una curiosità riguarda Roma, che non è mai indicata come prima ricerca, ma viene sempre considerata un’alternativa.
Liverpool è in testa alle città da cui si registra il maggior incremento di traffico, raddoppiato rispetto allo scorso anno (+103%). La seconda città da cui si è rilevato un picco di traffico è Bristol (+95%), seguita da Edimburgo (+75%) e Londra (+45%).

«Un’eventuale migrazione di ritorno dal Regno Unito al nostro Paese, concentrata in particolare nelle grandi città dove ci sono maggiori occasioni di lavoro, porterebbe a un’ulteriore accelerazione del mercato degli affitti e quindi ad altri aumenti dei canoni di locazione – dichiara Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – Bisogna anche considerare che nel Nord Europa la cultura dell’affitto, come alternativa a lungo termine al possesso, è da sempre consolidata rispetto all'Italia: chi lavora da diversi anni nei Paesi britannici ha assimilato verosimilmente questa mentalità e preferirebbe, anche tornando in patria, la formula della locazione, che tra l'altro è meno vincolante se si è incerti su dove si dirigerà la propria carriera».

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