«Prenota subito la tua casa in classe A». Un cartello ormai diffusissimo, anche perché i costruttori si sono adeguati ai prossimi obblighi di legge che imporranno di immettere sul mercato solo edifici a fabbisogno quasi zero (vedi scheda). Gli immobili ad alta efficienza energetica, insomma, sono sempre più protagonisti. E sui loro vantaggi non sembrano esserci dubbi.
Le quotazioni di mercato
Secondo un report di La Ducale, società di sviluppo del gruppo Tecnocasa, tra una casa nuova in classe A1 ed una usata in
classe G, le spese di riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria si riducono mediamente del 75%. «Il cliente, oggi
esigente, richiede almeno una classe A2», precisa Daniele Veneri, responsabile Pianificazione e Controllo commesse de La Ducale.
Ovviamente, la qualità si paga. Secondo la Ducale una classe A2 costa in media il 10% in più rispetto a una B. In termini
più generali, riferisce Scenari Immobiliari, l’esborso in più per una classe A rispetto a quelle inferiori varia tra il 30%
in periferia e il 20% nelle zone centrali.
Eppure l’aspetto della prestazione energetica rischia di essere anche un rompicapo per chi compra e ci sono aspetti tecnici probabilmente difficili da digerire anche per gli addetti ai lavori. Da quando il decreto legge n. 63 del 2013 l’ha reso obbligatorio per gli annunci, l’Ape (Attestato di prestazione energetica) è diventato un elemento essenziale nella descrizione dell’immobile e uno strumento di marketing per le nuove costruzioni. Ma che cosa esprime davvero la fatidica lettera? E quanto è indicativo, come criterio di paragone tra due case, per guidare l’acquirente nella scelta?
Come leggere l’Ape
«Il parametro in base al quale viene attribuita la classe si chiama “EPgl,nren”: indice di prestazione energetica globale
non rinnovabile dell’edificio di riferimento, che esprime in kwh/mq quanta energia debba essere consumata in un anno affinché
l’edificio raggiunga livelli di comfort adeguati», spiega Carlo Romeo, architetto del dipartimento Unità per l’efficienza
energetica dell’Enea. «E già qui vanno fatte precisazioni importanti – prosegue –. In primo luogo, ogni classe rappresenta
un intervallo di valori, non un numero univoco, che varia a seconda della fascia climatica». Ma l’errore più comune è ritenere
che quei kwh/mq riflettano il reale consumo dell’appartamento. «In realtà la classificazione indica quanto l’immobile sia
più o meno efficiente rispetto a un cosiddetto edificio di riferimento simile, con caratteristiche medie sia per quanto riguarda
l’involucro che per gli impianti», aggiunge Romeo dell’Enea. Come conseguenza, ha senso utilizzare la classe energetica per
paragonare due case, solo in riferimento a pezzi omogenei: due villini o due trilocali, simili per metrature, tipo di impianti,
zona geografica. Ma la stessa lettera può significare valori ben diversi, in termini di kwh/m2, se riferiti a una villa, per
sua struttura dotata di una metratura ampia e soggetta a dispersione, o a un bilocale in condominio. Ma non basta, infatti
«nel calcolo nell’Ape si prendono in considerazione solo tre servizi: riscaldamento, raffreddamento e acqua calda sanitaria.
Ma viene esclusa la componente elettrica, che proprio negli edifici più moderni può avere un impatto rilevante sui consumi,
per la forte presenza di domotica. E inoltre, si stima un utilizzo h24 degli impianti, fissati su temperature predeterminate
come 20 gradi di inverno e 26 d’estate», spiega Giuliano Dall’Ò, presidente Green Building Council Italia.
I consumi effettivi
Il risultato? «Sul mercato è frequente un paradosso. Negli appartamenti più vecchi, magari in classe F o G, il consumo effettivo
della famiglia, a fine anno, spesso può risultare minore di quello stimato con l’Ape, basta chiudere qualche valvole termostatica
ed essere un po’ rigorosi con temperature e timer del termostato e del freddo. Al contrario, nelle classi alte, qualche acquirente
compra casa sicuro finalmente di avere bollette vicino allo zero e poi si trova comunque diverse centinaia di euro l’anno.
Questo naturalmente non è una bocciatura dell’alta efficienza. Il salto di qualità è enorme rispetto alle tecniche costruttive
del passato. Però ci vorrebbe un’informazione molto più approfondita verso i clienti. Anche una classe A4 non equivale ad
azzerare le spese di gestione e se lo stile di vita non è comunque improntato a un uso efficiente degli impianti, si rischia
di rimanere delusi, anche in virtù del prezzo pagato».
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