Architettura vivente, che respira e comunica. Sviluppi immobiliari studiati per garantire le migliori performance nel tempo e per essere delle icone grazie al design spettacolare degli involucri. Protagoniste sono le facciate, sintesi delle migliori eccellenze di architettura, ingegneria e manifattura.
Per il nuovo headquarter Eni in costruzione a San Donato Milanese su progetto di Morphosis e Nemesi, è al lavoro la Bodino che si sta occupando dell’ingegnerizzazione, produzione e realizzazione di 72mila mq di facciate, di cui 32mila di structural glazing e 40mila di rivestimenti a screen di acciaio inox elettro-colorato. Bodino è un general contractor che integra ingegneria e industria, con oltre 80 anni di storia e con diverse realizzazioni nell’ambito di Expo Milano 2015 (dal padiglione cinese a quello per Vanke), e che ha accettato la sfida lanciata dalle nuove frontiere della tecnologia dell’architettura, realizzando facciate in vetro, acciaio e legno. Tra le ultime opere anche il Pixel Building (progetto di Studio De Ferrari Architetti) all’interno del Kilometro Rosso di Bergamo con una facciata continua in acciaio e materiali traslucidi, costituita da dei moduli che compongono con dei pixel, grazie alle serigrafie, degli “alberi informatici”.
Interazione con l’ambiente
Una facciata smart integra design, performance tecnologiche e sostenibilità, si declina in superfici opache e trasparenti,
progettate per reagire in modo dinamico con il variare delle stagioni e delle ore del giorno. Sono gli architetti internazionali
a spiegare l’investimento creativo sugli involucri. «Per Mad Architects le facciate intelligenti sono pelli innovative che
riescono combinare la plasticità delle forme con il massimo degli standard di efficientamento energetico e termico – spiega
Andrea d’Antrassi, associate partner per l’Europa –. Per esempio nel Quzhou sport center campus in costruzione in Cina, le
facciate degli edifici sportivi saranno verdi, percorribili, con dei pannelli solari integrati. Mentre le lamelle in vetro
e acciaio delle torri dello Zendai Himalayas Centre a Nanchino sono state identificate per ricreare la forma delle montagne
da cui il concept prende ispirazione, ma anche per inserire dei brise soleil (frangisole, ndr) per il confort luminoso».
La professione del «facciatista»
Nel mondo delle costruzioni la professione del “facciatista” è sempre più riconosciuta. «Oggi quando si ha a che fare con
la progettazione di un involucro – racconta Massimo Maffeis, ceo della Maffeis Engineering, con base a Solagna nel vicentino
– non ci si riferisce più ai soli fattori di trasmissione termica e al fattore solare: con il design e grazie all’innovazione
tecnologica si studiano prodotti che tengono in stretta relazione struttura e impianti. Se negli anni Duemila la facciata
valeva l’8-10% dell'investimento di un edificio – spiega Maffeis – oggi, dove l'involucro è anche elemento distintivo come
fattore di branding e determina la qualità nel tempo anche in termini di efficienza, può raggiungere il 20-25% del valore».
Su 130 professionisti della Maffeis, 50 sono “facciatisti”, con una ricaduta diretta sulla quota di fatturato dell’azienda.
Tra i cantieri più interessanti quello in Galles per la costruzione del Swansea arena con una delle più grandi facciate-media
in Europa.
Digitale e media, comfort e sostenibilità, i temi più ricorrenti. La Frener&Reifer a Dusseldorf sta dando vita al progetto per un complesso commerciale e per uffici di Ingenhoven Architects, Koe Bogen, dove una facciata sarà caratterizzata da una complessa geometria, con un’inclinazione fino a 40°, dove saranno piantumati 2.410 metri di siepi di carpino.
Ventilazione con le squame
Quando si parla di facciate, made by italians, spicca Permasteelisa, leader per gli involucri architettonici, che ha nominato
la scorsa settimana il nuovo ceo del gruppo, Klaus Lother. Attualmente impegnata in oltre 100 progetti nei quattro continenti,
tra cui PNB 118 in Asia, che sarà il terzo edificio più alto del mondo, ma anche la sede statunitense di Uber e la sede europea
di Google, consegnerà nel 2020, a Parigi, Tour Alto, per Linkcity Idf. In un lotto di dimensioni ridotte, 600 mq di superficie,
è salita una torre mix used di 150 metri che raggiunge in vetta ben 1.800 mq. Qui la facciata si distingue per l’alternanza
di elementi concavi e convessi, tra i diversi piani: un involucro tridimensi
onale realizzato quindi con 3.700 blocchi di 1.700 tipi diversi (con una doppia pelle, quella interna realizzata in Italia, quella esterna negli stabilimenti spagnoli, assemblata in elementi finiti nel cantiere parigino). Come fossero squame, gli scarti geometrici facilitano la ventilazione naturale, e per salire di un piano ogni 7 giorni, un centinaio di blocchi vengono installati ogni settimana.
Consumi ridotti del 40%
Ricerca e sviluppo costante nelle aziende, come si evince dal prototipo messo a punto da Pichler Projects con Eurac Research
per facciate che riducano i consumi di condizionamento fino al 40% attraverso dei moduli che integrano ventilazione, riscaldamento
e raffrescamento installati direttamente nella facciata prefabbricata.
Sperimentazione costante anche per il Gruppo Focchi. «Attenzione ai materiali altamente innovativi – racconta Alessandro Pracucci, innovation manager – come il vetro sottovuoto o l’integrazione nella componente di involucro di sistemi di produzione energetica per incontrare i Nzeb standard. In questo contesto si inseriscono anche gli studi in corso sulla Smart Facade, con l’obiettivo di individuare come la componente dell'involucro dell’edificio possa incontrare le esigenze di comfort dell'utenza. A questo scopo è stato realizzato il progetto Demo Room all'interno dell'Headquarter di Focchi in collaborazione con l'Università Politecnica delle Marche».
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