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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2013 alle ore 06:52.
L'ultima modifica è del 22 agosto 2013 alle ore 07:59.

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Sotto una superficie ingannevolmente piatta, le elezioni tedesche del 22 settembre potrebbero rivelarsi le più importanti degli ultimi 80 anni. Molti pensano che il voto federale sia già scritto e che l'unico dubbio riguardi il tipo di coalizione guidato nuovamente dalla cancelliera Merkel. Ma dentro il 39% di tedeschi ancora indecisi su come votare, si nasconde una minaccia che grava sulla più grande democrazia europea e sull'intera Unione europea. Si teme infatti che i sondaggi ufficiali che vedono il partito anti-euro, "Alternativa per la Germania", al 2% non siano corretti e che il partito sia invece vicino alla soglia del 5% che determina l'accesso al Bundestag. Un tale risultato potrebbe segnare il destino dell'Europa.
La Legge fondamentale tedesca e varie sentenze della Corte costituzionale prevedono che le istituzioni politiche, tra cui i membri del parlamento e i partiti se rappresentati al Bundestag abbiano potere di opporre obiezione di incostituzionalità alle leggi federali e alle iniziative del governo che hanno conseguenze su di esse, avendo diritto di ottenere dalla Corte di Karlsruhe un giudizio di merito. Una volta entrato al Bundestag, “Alternativa” potrebbe sfruttare questa prerogativa per paralizzare l'attività europea del governo di Berlino. Ogni salvataggio verrebbe rimandato di mesi. I dubbi sulla tenuta dell'euro crescerebbero. L'intero edificio potrebbe cadere. La cancelliera Merkel, o il suo successore, andrebbero ancora a Bruxelles ai consigli europei a prendere le decisioni con gli altri capi di governo. Una volta tornati avrebbero l'obbligo di informare le commissioni parlamentari nelle quali siederebbero i rappresentanti di Alternativa. Dopo poche ore il partito euro-scettico potrebbe presentare obiezione di incostituzionalità alla Corte paralizzando ogni decisione fino al pronunciamento di Karlsruhe, di fatto scardinando i meccanismi decisionali europei. Sarebbe la fine dell'Europa per mano delle istituzioni che reggono una democrazia nazionale: partiti, Parlamento e Corte costituzionale. Un conflitto insanabile tra Nazione e resto d'Europa, come negli anni Trenta, ma questa volta nel nome della democrazia.

Alternativa è stato fondato da un gruppo di economisti, giuristi e opinionisti conservatori, molto critici di come Berlino partecipa al salvataggio dell'euro-zona. Dopo aver constatato che anche tra i propri sostenitori il ritorno al marco non era popolare, il leader del partito, Bernd Lucke, ha chiesto che i Paesi del Sud escano dall'euro. Il 30% dei tedeschi si dice d'accordo con Alternativa.
Ma come è possibile che i sondaggi non riflettano quello che sta succedendo? All'inizio di luglio a Berlino si parlava di sondaggi addomesticati. In effetti, molte rilevazioni ufficiali si occupavano solo dei partiti già rappresentati al Bundestag, stimando gli altri come residuo. Sondaggisti privati vedevano invece Alternativa al 6-7% con un picco del 9%. Anche chi lavora sui meta-dati, incrociando i sondaggi ufficiali con i social media e le rilevazioni private, stima il nuovo partito al 7%. Mentre i consensi degli altri partiti cambiano di continuo, i sondaggi vedono invece Alternativa inchiodata da cinque mesi al 2,5%. Questo immobilismo insospettisce perché il partito cavalca un enorme potenziale emotivo: la fine dell'Europa; il ritiro della solidarietà ai paesi del Sud; la costruzione di un'identità nordica attorno a Berlino; la difesa della ricchezza dei tedeschi.
La diga dei sondaggisti ha però cominciato a incrinarsi pochi giorni fa. Manfred Guellner, il capo di Forsa, uno dei maggiori istituti demoscopici tedeschi, ha ammesso che molti elettori di Alternativa non dichiarano pubblicamente il proprio voto. «Ho pensato a lungo che non avessero alcuna possibilità di entrare al Bundestag, ma ora non ne sono più tanto sicuro». Renate Koecher, dell'Istituto demoscopico di Allensbach, ritiene che oltre al 3% di elettorato deciso a votare Alternativa, ce ne sia un altro 5% che vorrebbe votarlo. Quasi il 40% dei tedeschi non sa ancora chi scegliere e Koecher non esclude un risultato sorprendente.

L'allarme alla Cancelleria è scattato già sei mesi fa, ufficialmente perché qualsiasi voto per Alternativa riduce le chances dei liberali di superare la soglia del 5%. Le autorità monitorano la presenza in Alternativa di elementi vicini ai movimenti nazisti. Pur senza toni xenofobi, ci sono d'altronde analogie con gli anni Trenta nel potenziale del nuovo partito di far deragliare dalla politica tradizionale una classe media con opinioni radicali contro la globalizzazione e la politica.
Per togliere consensi al partito anti-europeo, da un semestre la cancelliera ha assunto una linea più critica nei negoziati europei. Ha imposto la sospensione delle trattative sull'accesso di Serbia e Turchia. Ha frenato l'unione bancaria. Ha bloccato le decisioni sulle emissioni nocive delle auto. Ha cancellato dall'agenda l'unione politica europea e affossato le relative road maps che dovevano essere presentate a giugno. Ha messo una sordina imbarazzante sulla crisi dell'euro.
È possibile che la strategia di Angela Merkel abbia successo. Se Alternativa dovesse fallire, sarà facile dichiarare che l'elezione era un referendum sull'euro che ha visto la vittoria degli europeisti. Per l'euro-area si aprirebbe una stagione nuova. Ma se l'esito dovesse essere infausto, la strategia di contenimento dovrà essere allestita in fretta. Prima di tutto scegliendo di governare con una grande coalizione e poi esercitando pressioni sulla Corte di Karlsruhe. E a questo proposito, si dice che un fronte composto dalla Corte di giustizia europea e dalle corti costituzionali non tedesche sia pronto a stringere i ranghi contro le nuove tentazioni di isolamento nazionale che tornano in Germania 80 anni dopo.

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