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Corruzione, all’Italia mancano indici ufficiali

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lotta ai corrotti

Corruzione, all’Italia mancano indici ufficiali

Ci sono almeno due punti fermi che garantiscono efficacia alla lotta contro la corruzione: una misurazione reale del fenomeno e un sistema condiviso, di repressione ma soprattutto di prevenzioni, tra gli attori istituzionali. In Italia mancano indici ufficiali sulla corruzione a parte quelli - che tuttavia misurano la percezione, non l’intensità e la diffusione del crimine - di Transparency.

La legge Severino e il rilancio dell’Anac, l’autorità ora presieduta da Raffaele Cantone, da parte del premier Matteo Renzi, hanno innescato invece il lungo e laborioso processo di raccolta e condivisione di intenti, contro ogni azione o mentalità corruttiva, che chiama a raccolta lo Stato e i protagonisti sociali, imprese in primis.

Ieri alla Luiss il convegno “La lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione, negli enti territoriali e nelle imprese” ha potuto mettere insieme i principali soggetti coinvolti: il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Marianna Madia, il presidente dell’Anci,Piero Fassino, il delegato alla legalità di Confindustria, Antonello Montante, moderati da Ferruccio De Bortoli e coordinati da Paola Severino, prorettore della Luiss. Proprio l’ex ministro di Grazia e Giustizia annuncia che «è in corso la definizione di una convenzione tra l’Anac e l’0sservatorio per il monitoraggio degli effetti sull’economia delle riforme della giustizia» presso il ministero della Giustizia per determinare «indici che possano misurare il fenomeno della corruzione. Non possiamo basarci solo sugli indicatori di percezione, dobbiamo sapere qual è la verità sulle dimensioni del fenomeno. E non escludo sorprese».

Osserva Emma Marcegaglia, presidente della Luiss: «Serve lavorare sulla prevenzione, ma anche semplificare e soprattutto cambiare la mentalità. Deve essere chiara la relazione che esiste fra il tasso di corruzione e il danno che ne deriva all’economia». Di più: « Se l’Italia riducesse la corruzione al livello della Spagna, avremmo un tasso di crescita di 0,6 punti percentuali più elevato. Secondo le stime del Centro studi Confindustria- ricorda Emma Marcegaglia - un punto in meno nell’indice Control of corruption é associato a un tasso di crescita annuo del Pil pro capite più alto di 0,8 punti percentuali». Altro requisito di garanzia contro la corruzione è la trasparenza di atti e procedure. Per il ministro Madia serve «una legislazione più semplice» perchè c’è «un eccesso di procedure e di forme che non hanno dato la giusta importanza alla sostanza e che rischiano di vessare con le formalità le amministrazioni oneste e a costruire opacità per le amministrazione che continuano invece a fare illeciti».

Aggiunge Piero Fassino: «Occorre una verifica sull’estensione dei controlli concessa agli organi giurisdizionali e c’è un punto limite quando l’esercizio del controllo preventivo rischia di tradursi in un controllo di merito e di diventare così discrezionale». Il protagonista dell’incontro è Raffaele Cantone, che osserva: «Renzi ha detto che rafforzerà i poteri dell’autorità Anticorruzione: crediamo sia persona di parola e che manterrà questa promessa». Tra i settori dove serve un rinforzo, quello sulle «gare in cui emergono illegalità» ma anche quello sanzionatorio: «L’autorità può segnalare la mancata pubblicazione di dati da parte degli enti ma poi non può sanzionare gli inadempienti». Cantone poi sottolinea che serve sì la prevenzione, ma anche un sistema di regole esemplari: «A chi è stato condannato per fatti di corruzione - ha detto il presidente dellAnac- io credo sarebbe opportuno precludere cariche pubbliche». E sugli appalti «la scelta del governo e del parlamento di votare al più presto una semplificazione del codice è fondamentale»: il presidente dell’Anac auspica che «le commissioni di gara siano stabilite sulla base di un albo nazionale ed estratte a sorte».

Sullo sfondo resta quel «cambio di rotta culturale» auspicato da tutti che costituisce la vera svolta per abbattere la diffusione di corrotti e corruttori. Rileva Antonello Montante: «L’impegno di Confindustria sul fronte della lotta all’illegalità e alla corruzione non è di oggi e prosegue ogni giorno con grande determinazione anche grazie alla collaborazione forte e decisa, sulla quale noi abbiamo scommesso per primi, tra istituzioni delegate, imprese, sindacati e politica sana. Serve il lavoro di tutti nell’interesse del Paese e degli onesti». In questo scenario «rilancio l’idea di un’ora di legalità obbligatoria nelle scuole elementari» dice Montante: «Lo abbiamo chiesto alla politica, proprio insieme a Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria, qualche anno, fa dall’aula bunker di Palermo alla cerimonia in ricordo di Giovanni Falcone. La rilancio oggi con forza: alla politica la sfida di raccoglierla». Cominciare a insegnare il rispetto della legge e della legalità fin dalle scuole, dai più piccoli, dunque: un’azione sostenuta da Montante e ripetuta a più riprese da Paola Severino, che a proposito della legge anticorruzione ha concluso: «Una norma nuova è come un bambino. Deve crescere, per rafforzarsi e affermarsi; va alimentata. sostenuta e incoraggiata».