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«Rifacciamo» le città partendo dalle periferie

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Scenari

«Rifacciamo» le città partendo dalle periferie

  • –Paolo Bricco

convegno annuale

Giampiero Pesenti:

«Il nostro Paese è bello

e fragile. E ha bisogno

di rammendo e

di rigenerazione urbana»

Una intensa mattinata di lavori – fra riflessioni intellettuali quasi ardite e uno spirito pratico tipicamente bergamasco – ha caratterizzato ieri mattina il convegno annuale della Fondazione Italcementi. Fin dal titolo - “Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento” – l’incontro, che si è svolto alla Fiera di Bergamo, ha avuto come riferimento il corpus teorico e progettuale sviluppato da Renzo Piano – presente con un video e attraverso la testimonianza di uno dei suoi principali allievi, Mario Cucinella – nel suo anno da Senatore a vita: rimediare alle slabbrature architettoniche e urbanistiche, economiche e sociali del Paese adottando non più la logica delle grandi opere, ma quella della ricucitura e del rammendo. La riqualificazione dell’esistente e la valorizzazione delle periferie che non sono né da abbattere né da ripudiare, ma da ricomporre e da rivitalizzare. «Il nostro Paese è bello e fragile. E ha, appunto, bisogno di rammendo e di rigenerazione urbana», ha detto il presidente di Italcementi, Giampiero Pesenti. Pesenti ha dato il là a una mattinata che ha visto confrontarsi – in una eterogeneità di posizioni che ha reso il dibattito ricco e stimolante - discussant come il saggista Geminello Alvi e il filosofo Silvano Petrosino, l’architetto Cucinella e l’economista Francesco Daveri, l’amministratore delegato di Beni Stabili Aldo Mazzocco e il progettista del Padiglione Italia all’Expo 2015, Michele Molè. Fra analisi sulle policy del passato («in pochi ricordano una operazione straordinaria come il Piano Casa di Fanfani», ha detto Alvi) e sulle policy del futuro («il rammendo ribalta il punto di vista della pianificazione che cala dall’alto», ha affermato Cucinella), uno dei fili rossi dell’incontro è stata la ricerca di punti comuni fra più progetti in corso. Per esempio, all’idea del “rammendo” di Piano si può appaiare Rifo, una iniziativa promossa da Italcementi e realizzata dall’Università di Bergamo che prende il nome dal modo gergale con cui i ragazzi dicono «rifacciamo» nei loro giochi. In questo caso, il «rifacciamo» riguarda l’urbanizzazione delle città italiane con il recupero delle aree dismesse e l’ammodernamento di asset immobiliari e infrastrutturali obsoleti. «Ad altri spettano le policy – ha affermato la geografa Emanuela Casti – a noi studiosi tocca lo sviluppo di una conoscenza indispensabile per prendere decisioni operative e strategiche». A questo proposito, ha ammesso il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi: «È vero, la periferia è la grande sfida. Non soltanto in Italia». Il tessuto urbano come placenta da ricostruire gradualmente. Nel nostro Paese, in Europa, nel Terzo mondo. Ovunque. Appunto, non calando più dall’alto le scelte. Ma condividendo, dal basso, bisogni e soluzioni dei problemi. L’Italia dei borghi e dei rioni – insieme storica e contemporanea, in questo davvero rinascimentale – ha un vantaggio specifico: «Serve il capitale finanziario, ma serve anche il capitale sociale – ha sottolineato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori – e di quest’ultimo ne abbiamo tantissimo». In una nuova logica del costruire e soprattutto del ricostruire – i luoghi e le relazioni, le infrastrutture e il buon vivere degli uomini – il capitale sociale è dunque essenziale. Come sono cruciali le nuove tecnologie. «E l’Italia – ha concluso a questo proposito il Ceo di Italcementi, Carlo Pesenti – ha non poche eccellenze. Basti pensare ai nuovi tipi di cemento e di legno, di alluminio e di vetro che la nostra industria ha sviluppato». E, così, fra sapere materiale e ricchezza immateriale – in una sintesi tipicamente umanistica - tutto si tiene.

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