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Il caos in Forza Italia e l'Opa di Renzi

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politica 2.0

Il caos in Forza Italia e l'Opa di Renzi

C'è un effetto collaterale all'implosione di Forza Italia: dà spazio a Renzi per ampliare i confini del Pd e inglobare i moderati degli altri partiti. In un sistema come quello che sta disegnando l'Italicum in cui vale il premio di lista e non di coalizione, il premier ha tutto l'interesse a lanciare un'Opa sugli altri partiti dell'area moderata.

E questo sembra il momento più opportuno. Attirare nella sua orbita il Nuovo centro-destra e Udc o Scelta civica ha senso non solo in termini di numeri al Senato ma nella prospettiva di ciò che deve diventare il Pd con le nuove regole elettorali. Ed è questo il momento più opportuno, per il premier, perché Forza Italia non è più un centro di gravità per quelle forze più piccole posizionate in quella zona di mezzo che non ha ancora scelto in quale schieramento stare. Il partito di Berlusconi, in queste condizioni, non può rappresentare in alcun modo un concorrente sulla “piazza” della politica e dunque lascia a Renzi ampi margini per conquistare con più nettezza quegli spazi al centro che un partito “pigliatutto”, come il suo Pd, deve necessariamente occupare.
Un'operazione che era riuscita a Matteo Renzi con le europee del maggio scorso, quando quel 40,8% conquistato alle urne aveva rivelato un aumento dei consensi proprio nell'elettorato tipicamente di centro-destra. L'incremento più forte era stato tra gli imprenditori, i professionisti e le partite Iva: un pacchetto che alle elezioni del 2013 era andato a Scelta civica di Mario Monti e che alle europee è confluito nel Pd renziano. Dunque, si tratterebbe di consolidare questa operazione politica e gli ultimi movimenti tra Palazzo Chigi e il Transatlantico confermano questo schema di Opa non-ostile.

Naturalmente saranno anche le scelte economiche del Governo a consolidare quei voti presi a maggio sull'onda della novità e delle promesse di Renzi. Secondo lo studio del professor Marco Maraffi di Itanes, l'incremento più alto per il Pd - tra le elezioni del 2013 e le europee del 2014 - è stato nella categoria degli artigiani e commercianti, dal 10% circa al 60% di consensi in più; seguono professionisti e imprenditori. Ecco, è questa l'area che il premier deve fidelizzare e pare ci stia provando se sono vere le sue “offerte” sia a Scelta civica, che a Ncd che a parlamentari dell'Area popolare. Del resto, deve fare in fretta perché una verifica lo aspetta a breve, a primavera, con le regionali. Soprattutto in quelle regioni come il Veneto che ha sempre votato per il centro-destra ma che alle europee ha regalato a Renzi un 37,52% a differenza delle precedenti europee (e anche delle regionali del 2010) dove il Pd aveva oscillato intorno al 20 per cento.
La sfida è tutta qui ma è una sfida che avrà contraccolpi anche sull'area di sinistra del Pd che presto metterà in scena prove di forza proprio per tenere il baricentro del partito verso la tradizione ex Ds. Dunque, non è un cammino semplice dentro il partito, non si escludono nuove minacce di scissione, ma è un percorso che Renzi ha in testa. E che vuole avviare proprio mentre Forza Italia non offre sponde a nessuno, a cominciare da Angelino Alfano che proprio ieri ha incontrato il premier e ha confermato l'alleanza dopo lo strappo sul Colle. È chiaro che se il partito di Berlusconi resta nel guado, c'è solo la calamita del Pd renziano. Per i partiti più piccoli e per gli elettori moderati.

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