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Il necessario ricambio generazionale

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produttività e organico

Il necessario ricambio generazionale

  • –di A.Che

I giudici amministrativi superano di poco, tra Consiglio di Stato e Tar, le 500 unità. In teoria, perché in pratica i magistrati in servizio sono molti meno: a Palazzo Spada c'è una scopertura del 20% rispetto agli organici e nei Tar di circa il 15 per cento. La situazione è destinata ad aggravarsi a fine anno, quando per effetto del limite di pensionamento abbassato a 70 anni, contro i 75 attuali, molte toghe dovranno lasciare.

Lo stesso presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini, dirà addio alla magistratura e con lui almeno 17 presidenti di Tar - aprendo un problema di copertura dei vertici che devono coordinare l'organizzazione dei tribunali -insieme a un certo numero di altri giudici.
La prospettiva è, dunque, di arrivare a un vuoto di organico del 25%, con «il rischio - come ha commentato ieri Giovannini - di un significativo calo della produttività». Per questo è stato già bandito un concorso per reclutare 45 referendari (il primo livello della carriera di un magistrato amministrativo), a cui si dovrà - se si intendono ripianare i vuoti - farne seguire un altro.
I tempi del reclutamento, per quanto celeri, non viaggeranno però alla stessa velocità dei pensionamenti, che arriveranno prima. Per evitare significative ripercussioni sui processi, i magistrati di Consiglio di Stato e Tar dovranno, pertanto, rimboccarsi le maniche. Dare un segnale di essere quel giudice «forte, indipendente e autorevole» di cui ha parlato ieri Giovannini. Scongiurare, dunque, che l'arretrato riprenda a correre (tanto più che i nuovi ricorsi sono in aumento) e lavorare per ridurre i tempi dei processi.
Magari un fuori ruolo in meno (i magistrati fuori ruolo non scrivono le sentenze) o la rinuncia a un incarico extra potrebbe aiutare.

Consapevoli che il ricambio generazionale che si prospetta può avere ricadute positive, soprattutto nel momento in cui la giustizia amministrativa si prepara ad abbracciare il processo telematico. Dal primo luglio l'intera “filiera” del giudizio davanti a Tar e Consiglio di Stato - dal deposito del ricorso alla decisione finale - avverrà in modalità digitale. I giovan i referendari potranno spendere un'alfabetizzazione informatica che ai loro colleghi più anziani difetta.
Il processo telematico ha, però, bisogno non solo di giudici ben disposti e pronti a “resettarsi”. Anche il Governo ci deve mettere del suo. Intanto, facendo in modo che il debutto del rito digitale non avvenga con il solito affanno. E già siamo in zona Cesarini. Soprattutto, il legislatore deve frenare la propria bulimia normativa. Oggi, come ha anche ricordato Giovannini, abbiamo un quadro normativo «estremamente frammentato, lacunoso e privo di chiarezza». Quanto di più distante dalla certezza del diritto e quanto di più incentivante, invece, per un contenzioso pronto a intasare i tribunali.

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