Commenti

Bad bank, passo ineludibile

  • Abbonati
  • Accedi
Scenari

Bad bank, passo ineludibile

La politica monetaria aggressiva decisa dalla Bce può allontanare lo spettro di una stagnazione prolungata, ma per garantire che l'impulso impresso alla domanda si traduca in una crescita durevole, occorrono riforme strutturali nel campo del finanziamento delle imprese che incidano sulla capacità dell'economia di rispondere a cambiamenti strutturali, cioè allo scenario dopo-crisi per i paesi europei.

Nel discorso di ieri al Forex il Governatore ha indicato due passaggi fondamentali. Il primo, più esplicito e più immediato, quello della soluzione dei crediti deteriorati, arrivati dopo quasi otto anni di crisi, ad un livello mai raggiunto in passato e anche molto elevato nel confronto internazionale. In un recentissimo paper del Fondo monetario (si veda «Il Sole – 24 Ore» di ieri) si mostra che solo Irlanda, Cipro e Grecia hanno rapporti fra sofferenze e prestiti maggiori del nostro. Con una fondamentale differenza, che giustamente Visco ha sottolineato: da noi, il problema non deriva dall'assunzione irresponsabile di rischi da parte del sistema nel suo complesso che ha alimentato bolle immobiliari insostenibili; i noti casi di mala gestio infatti non modificano sostanzialmente il dato complessivo.

Ciò significa che interventi miranti a sollevare le banche da questo pesante fardello non possono essere visti come una pezza misericordiosa messa su una cattiva gestione del credito. Si tratta di prendere atto della gravità di una crisi eccezionale per durata ed intensità e mettersi nelle condizioni migliori per sfruttare al massimo lo stimolo che viene dalla svolta della politica monetaria decisa, vincendo drammatici contrasti, a Francoforte.

E poiché, come nel famoso incipit di Anna Karenina, nella crisi ciascun paese è infelice a modo suo, cioè ha problemi diversi dagli altri, ciascun paese deve pensare a soluzioni strutturali adeguate. Nel caso italiano, il primo passo è quello di rimuovere dalle banche il peso dei crediti deteriorati. Un'operazione complessa, che richiede sia la creazione di una bad bank di sistema, come è già stato fatto anche in altri paesi, sia norme che garantiscano la neutralità contabile e fiscale di operazioni di pulizia del bilancio, cioè la drastica cancellazione dei crediti chiaramente inesigibili. Sempre il Fondo monetario calcola che, dato il modesto ritmo di uscita dei crediti deteriorati dal bilancio delle banche italiane (nel 2013 solo il 7 per cento) il peso delle sofferenze sul portafoglio prestiti continuerà a crescere fino al 2019, frenando inevitabilmente la propensione a concedere nuovi prestiti.

La costruzione della bad bank è dunque ormai ineludibile, ma comporta equilibri molto delicati: deve essere un'operazione di sistema, richiede un «intervento diretto dello Stato», come ha detto il Governatore, e cioè una garanzia pubblica sul valore dei crediti ceduti. Ma questa non deve essere bollata dalla Commissione europea come “aiuto di Stato” e dunque vietata. Visco ha delineato però una possibile soluzione e cioè il coinvolgimento delle banche nel costo dell'operazione, dunque nel far pagare loro il costo della garanzia. Ciò renderebbe più facile il negoziato politico con Bruxelles e, anche sul piano interno, getterebbe acqua sul fuoco delle inevitabili polemiche sull'ennesimo “regalo” alle banche.

Ma le riforme strutturali nel campo della finanza d'impresa non si possono fermare alla bad bank. Se le sofferenze sono esplose per effetto della crisi è anche perché le imprese italiane hanno accumulato nel tempo condizioni di fragilità finanziaria che sono state drammaticamente amplificate dalla caduta dei margini di profitto determinata dalla crisi. Sempre il rapporto del Fondo monetario ricorda che oggi in Italia il 30 per cento del credito bancario riguarda imprese il cui profitto lordo è inferiore agli interessi da pagare. Un recente Green Paper di una ricerca promossa da Assonime dimostra che le imprese italiane sono le più indebitate fra i grandi paesi europei e che in particolare le microimprese (che sono da noi molto più numerose) hanno un rapporto di indebitamento quasi doppio.

La bad bank può quindi essere il primo, fondamentale, passo verso un'altra riforma di cui il paese ha bisogno e cioè il rafforzamento patrimoniale delle imprese. Sotto questo profilo va ricordato che se banche e imprese italiane non hanno usato le condizioni favorevoli dei primi anni di unione monetaria per alimentare operazioni di finanza allegra, certo non hanno neppure sfruttato le straordinarie opportunità che si offrivano per una svolta storica nella finanza d'impresa.

Una parte dei crediti che confluiranno nella bad bank riguarda imprese che possono ancora stare sul mercato, magari dopo ristrutturazioni e accorpamenti, purché con un'adeguata trasformazione di debiti in patrimonio. Ma questo dovrebbe essere solo il primo passo perché, come ha sottolineato il Governatore, le banche devono aiutare le imprese a capire che, anche in un mondo di tassi di interesse molto bassi, non è sostenibile una struttura finanziaria incentrata solo sul credito bancario a breve e che l'ostinata allergia al mercato finanziario è oggi controproducente perché il credito delle banche è comunque soggetto ad oscillazioni cicliche superiori a quelle del mercato dei capitali. Processi di ristrutturazione finanziaria e di rafforzamento patrimoniale sono quindi necessari per una parte ben più ampia del nostro sistema imprenditoriale. Non a caso l'analisi del Governatore sull'Italia si apre sulla necessità di rilanciare gli investimenti produttivi. Ma ciò comporta anche strutture finanziarie equilibrate.

Sono decenni che si auspica una nuova finanza per le imprese italiane; il Testo Unico della finanza che ha messo l'ordinamento italiano al passo dei più avanzati ha quasi vent'anni, ma pochissimo è cambiato finora e il numero delle imprese che si aprono al mercato dei capitali continua ad essere desolatamente sparuto. Ci siamo giocati molte occasioni: quella che si apre con la creazione della bad bank è forse l'ultima.

© Riproduzione riservata