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Falciani a Radio24: chi cerca il segreto nasconde qualcosa

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Falciani a Radio24: chi cerca il segreto nasconde qualcosa

«Chi è sulla lista cerca il segreto per nascondere qualcosa». Da una località imprecisata della Francia la voce di Hervé Falciani rimbalza ieri mattina negli studi Radio 24: «Ci sono stati periodi della storia in cui il segreto poteva servire - scandisce l'ex dipendente della Hsbc intervistato da Alessandro Milan -, ma non oggi che il mercato decide su tutto. Chi ha le informazioni può controllare gli altri. Abbiamo tanto parlato del denaro che si può riciclare ma non parliamo mai abbastanza del denaro che si può occultare in nero e che poi magari serve ad alimentare la corruzione. È un qualcosa che in Italia conosciamo bene e che a volte serve per fare in modo che le leggi si possano cambiare perché qualcuno è riuscito a comprare dei deputati».

Ospite di 24 Mattino, Falciani spiega di avere prelevato i file segreti della Hsbc «per denunciare quello che succedeva nella banca, qualcosa di assolutamente impossibile da capire in quel momento. Oggi invece lo si capisce bene, ed è più chiaro il motivo per cui l'ho fatto. Volevo denunciare i pericoli della finanza mondiale. I governi sono al servizio delle banche, ovunque».
È un duro atto d'accusa nei confronti della classe politica. Ma Falciani non si ferma qui: «Politicamente mi è simpatico chi capisce l'importanza di cambiare le leggi, o di diffondere notizie come il dossier LuxLeaks. Mi piacciono le persone che dimostrano coerenza. Certamente gli unici che in Italia fanno questo sono quelli del Movimento 5 Stelle».

Basta questo per scatenare sui social network una valanga di interventi di sostenitori del movimento di Beppe Grillo che inneggiano a Falciani, così come sta accadendo in Spagna tra i simpatizzanti di Podemos e del Partido X. Falciani non commenta i nomi della lista pubblicati ieri dal settimanale l'Espresso. Risponde soltanto a Flavio Briatore, che lo aveva accusato di essere un truffatore: «Lo dice Briatore, non il Papa. Questa è già una medaglia per me», taglia corto l'ex dipendente della Hsbc.
Lo spaccato di un'Italia di facoltosi imprenditori, manager, finanzieri ed ex tangentisti emerge inequivocabilmente dal lavoro del pool di giornalisti investigativi dell'Espresso, unico giornale italiano aderente all'Icij, il Consorzio internazionale di Washington che raggruppa professionisti di 65 paesi e che ha già lavorato sui dossier OffshoreLeaks e LuxLeaks.

Comparire nella lista non significa essere evasori fiscali: portare soldi in Svizzera non è reato, a meno che i soldi non siano stati occultati al fisco. Tutti i nomi citati dall'Espresso hanno così avuto la possibilità di giustificare l'esistenza del conto e hanno dichiarato di aver chiuso, nel frattempo, le pendenze con il fisco.
Nell'elenco si rintracciano vecchie conoscenze della magistratura, come Daniele Lorenzano, ex dirigente Fininvest condannato a tre anni e otto mesi di reclusione per frode fiscale nel processo chiuso con la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni. Lorenzano aveva sette conti alla Hsbc con un milione e 239 mila dollari depositati tra il 2006 e il 2007. L'imprenditore Giorgio Dal Negro, invece, assolto nello stesso processo Mediaset, possedeva 12 milioni di dollari in Svizzera.

Nella lista Falciani rispunta anche il nome di Silvano Larini, l'architetto socialista che durante Mani pulite confessò il suo ruolo di prestanome dei conti di Bettino Craxi e di Claudio Martelli (il conto “Protezione”). Larini - che oggi vive su un'isola di sua proprietà in Polinesia - aveva depositato un milione e 988 mila dollari alla Hsbc.
Tra gli imprenditori compare il nome di Edoarda Vesel Crociani, proprietaria della Vitrociset, società produttrice di radar e sistemi elettronici: insieme a due familiari possedeva poco più di 15 milioni di dollari. Quattro milioni e 136mila dollari erano invece depositati su un conto di Franco Gusalli Beretta, azionista della fabbrica di armi bresciana. Manfredi Catella, azionista di Hines Italia, possedeva 992mila dollari. Ed era titolare di un conto anche un altro immobiliarista: Luigi Zunino.

A Ginevra era di casa anche Salvatore Mancuso, ex vicepresidente di Alitalia ed ex consigliere di amministrazione di Enel. Mancuso è il fondatore e gestore del fondo d'investimento Equinox, che ha la sua sede operativa a Lugano. Alla Hsbc aveva depositato 1,5 milioni di dollari. Era di tre milioni, invece, il deposito di Marina Nissim, vicepresidente e azionista di Bolton Group, la società che controlla alcuni marchi famosi di prodotti di consumo come Borotalco, Somatoline, Omino Bianco, Simmenthal e Collistar. Ad Abramo e Raffaele Galante, azionisti dell'azienda di videogiochi Digital Bros, facevano capo due conti per un ammontare totale di 650mila dollari mentre il fondatore del gruppo Olidata, Adolfo Savini,possedeva un conto da 18,5 milioni di dollari. La categoria degli stilisti è rappresentata, invece, da Roberto Cavalli con 1,7 milioni di dollari. Una presenza singolare tra i correntisti della Hsbc è quella dell'ex colonnello dei Ros dei Carabinieri, Giuseppe De Donno. Sul suo conto aveva soltanto 3.815 dollari e ai giornalisti dell'Espresso ha spiegato che erano stati depositati da suo padre per un investimento andato in fumo.

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