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All'Europa serve Obama per salvare la Grecia

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l’euro e l’america

All'Europa serve Obama per salvare la Grecia

L'Europa è sull'orlo della crisi. Come 101 anni fa, tutto è cominciato nei Balcani. Come 101 anni fa nessuno vuole inasprire la tensione, ma tutti hanno paura di perdere la faccia. Come 101 anni fa, hanno tutti tanto da perdere se non collaboreranno, ma la paura di essere presi alla sprovvista fa sì che nessuno sia disposto a collaborare. Noi sappiamo cosa è successo 101 anni fa.

Una guerra che poteva essere evitata, una guerra che è costata 16 milioni di vite e tanta sofferenza al continente europeo, una guerra che ha gettato le fondamenta per l'ascesa del nazismo e per un secondo, devastante conflitto mondiale. Oggi per fortuna non c'è il rischio di una guerra ma di un'implosione dell'Eurozona, un'implosione che molti americani vedono come inevitabile e alla quale si sono rassegnati ad assistere dalla linea laterale.
Una disgregazione dell'euro potrebbe essere grave, ma come arriveremo a quel risultato è più importante del risultato stesso. Se invece di un processo regolare, ci fosse un'esplosione improvvisa, fra le recriminazioni delle diverse parti, a rischio non sarebbe solo il progetto di una moneta comune, ma l'Unione europea stessa e perfino la pace e la democrazia in Europa. L'ascesa di partiti xenofobi ed estremisti nel continente europeo è un esempio di quello che un'esplosione del genere potrebbe comportare.

Nelle tragedie greche, quando i personaggi si trovavano in una situazione non risolvibile, appariva il deus ex machina, un personaggio divino che veniva calato dall'alto grazie a un meccanismo teatrale. Anche il dramma greco moderno che si sta svolgendo sotto i nostri occhi ha un disperato bisogno di un deus ex machina, una parte esterna in grado di appianare i dissidi fra le diverse parti in causa e di portarle alla ragione. Senza dover ricorrere all'intervento divino, quel ruolo potrebbe essere svolto dagli Stati Uniti. Ma perché dovrebbe?
Dopo il fallimento degli interventi in Afghanistan e in Iraq, gli Usa stanno accarezzando sempre di più l'isolazionismo.
Perché investire risorse, anche solo il tempo e le energie dei diplomatici americani, per risolvere i problemi “interni” di altri Paesi? E anche se l'America volesse farlo, perché sprecare quelle risorse nella vecchia Europa quando il futuro è in Asia e forse in Africa?
Sarebbe un doppio errore. Se il futuro economico degli Usa può essere in Asia e in Africa, il suo presente è ancora strettamente legato all'Europa. Sarebbe molto difficile per gli Stati Uniti evitare le conseguenze economiche di un'improvvisa disgregazione dell'euro. L'ultima cosa di cui ha bisogno l'economia americana in questo momento è uno shock negativo proveniente dall'esterno. Ma sarebbe anche un errore politico.

Con la crisi ucraina in pieno corso, gli Usa non possono permettere un'”entente cordiale” greco-russa con un obiettivo anti-europeo (e anti-americano). Tuttavia, senza un'alternativa per salvarsi la faccia, è probabile che il nuovo governo greco finisca tra le braccia dei russi.
Gli Stati Uniti possono fare qualcosa? La risposta è senz'altro affermativa. Oggi l'Europa si trova in un vicolo cieco con il neo-governo greco che ha puntato tutta la sua reputazione sulla rinegoziazione dei diktat della troika e un establishment tedesco ed europeo che non si può permettere alcun cedimento per non pregiudicare irrimediabilmente le riforme economiche ottenute sin qui. In questa situazione, un intermediario deciso a difendere i principi tedeschi e al tempo stesso a facilitare un ammorbidimento dell'attuale posizione economica della troika (magari agevolando il passaggio con qualche piccolo sussidio) potrebbe contribuire molto alla mediazione di un accordo. Come Paese vincitore che ebbe la lungimiranza di abbuonare il debito del Paese sconfitto, gli Usa hanno anche un diritto morale a rivestire quel ruolo.
Nei giorni scorsi il presidente Obama ha finalmente parlato della questione. Ma più che di dichiarazioni pubbliche, gli Usa avrebbero bisogno di una squadra di negoziatori affidabili in loco, che lavori dietro le quinte. Le persone adatte non mancano certo. Quella che manca è la volontà politica di intraprendere una battaglia che gli Stati Uniti potrebbero perdere. Ma quella volontà è necessaria se vogliono impedire che il dramma attuale della Grecia degeneri in una tragedia mondiale.

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