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Grecia, senza troika sarebbe peggio. Per Tsipras luna di miele finita

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LE COLPE DI ATENE

Grecia, senza troika sarebbe peggio. Per Tsipras luna di miele finita

Da quando Syriza, fautore dell'anti-austerità, ha vinto le elezioni in Grecia, il problema “greco” preoccupa i mercati e i policy maker in tutta Europa. Molti ritengono che si possa verificare un imminente default di Atene e l'uscita dall'Eurozona.

Come già negli anni scorsi, molti sono preoccupati che una crisi del debito greco possa destabilizzare - e forse portare al crollo - l'Unione monetaria europea. Ma questa volta la situazione è diversa. Una differenza cruciale risiede nei fondamentali economici. Negli ultimi due anni, gli altri Paesi periferici dell'Eurozona hanno dimostrato la loro capacità di adattamento, riducendo il deficit fiscale, aumentando le esportazioni, e spostandosi verso un avanzo di conto corrente, evitando così la necessità di ricorrere a finanziamenti. Invece, la Grecia è l'unica che ha costantemente rimandato le riforme e mantenuto una pessima performance sulle esportazioni. Garantire uno scudo aggiuntivo ai Paesi periferici: è il piano della Bce dietro l'avvio al programma di acquisto di bond. Anche se il governo tedesco non sostiene ufficialmente il Qe, la Grecia dovrebbe essere grata alla Bce per aver calmato i mercati finanziari. Ora la Germania può assumere una posizione severa sulle richieste del nuovo governo greco di svalutare il debito su larga scala e di porre fine all'austerità, senza temere gli stessi tumulti sui mercati finanziari che nel 2012 hanno lasciato all'Eurozona come unica scelta quella di attuare un piano di salvataggio per la Grecia.

Infatti, entrambe le richieste del governo greco si basano su incomprensioni. Per cominciare, Syriza e altri sostengono che il debito pubblico della Grecia, che si attesta a un eccessivo 170% del Pil, è insostenibile e deve essere tagliato. Dato che il debito ufficiale del Paese rappresenta in generale buona parte del suo debito pubblico, il governo vuole ridurlo. Infatti, i creditori ufficiali della Grecia le hanno concesso periodi di grazia abbastanza lunghi e tassi di interesse abbastanza bassi da rendere sopportabile il peso del debito. La Grecia in realtà spende meno sul servizio del debito rispetto all'Italia e all'Irlanda, le quali hanno un rapporto debito-Pil inferiore. Considerato che i pagamenti del debito estero della Grecia ammontano solo all'1,5% del Pil, il servizio del debito non è il problema del Paese. Il costo relativamente basso del servizio del debito non giustifica le richieste di Syriza di porre fine all'austerità. L'ultimo programma di salvataggio messo in atto dalla “troika” prevede il raggiungimento di un surplus primario del 4% sul Pil quest'anno. Si tratta di un obiettivo leggermente superiore rispetto a quanto necessario per coprire il pagamento degli interessi e che consentirà così alla Grecia di ridurre finalmente il debito. La tesi sostenuta dal nuovo governo greco, secondo il quale si tratta di un obiettivo irragionevole, non regge. Certamente, si può sostenere a ragion veduta che l'austerità nell'Eurozona è stata eccessiva e che i deficit fiscali avrebbero dovuto essere molto più ampi per sostenere la domanda. Ma solo i governi che hanno accesso ai mercati finanziari possono ricorrere alla politica fiscale espansiva per aumentare la domanda. Per la Grecia, una maggiore spesa avrebbe dovuto essere finanziata tramite il prestito da una o più istituzioni ufficiali. Per la stessa ragione, sarebbe ipocrita affermare che la troika ha obbligato la Grecia ad assumere una eccessiva austerità. Se la Grecia non avesse ricevuto gli aiuti nel 2010, avrebbe dovuto ridurre il deficit fiscale da oltre il 10% del Pil a zero, immediatamente. Finanziando i deficit continui fino al 2013, la troika in realtà ha permesso alla Grecia di ritardare l'austerità. Naturalmente la Grecia non è il primo Paese a chiedere un finanziamento di emergenza per ritardare i tagli al budget, e poi lamentarsi che i tagli sono eccessivi una volta che il peggio è passato.

Ciò accade generalmente quando il governo raggiunge un surplus primario. Se il governo può finanziare la sua spesa tramite le tasse - e può anche aumentare le spese, se non deve pagare gli interessi - la tentazione di sottrarsi al debito si intensifica. Quando è stato dato il via al programma della troika era stato in larga parte previsto che la Grecia avrebbe avuto la tentazione di seguire questa strada. Lo scorso anno, il nuovo ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha confermato la previsione, sostenendo che un surplus primario darà alla Grecia una posizione di vantaggio nelle negoziazioni sulla ristrutturazione del debito, dal momento che potrebbe solo sospendere i pagamenti alla troika senza incorrere in problemi finanziari. Un approccio simile sarebbe un errore. Il problema pratico della Grecia ora non è la sostenibilità di un debito che matura in 20-30 anni e porta a tassi di interesse molto bassi; la questione reale riguarda i pochi pagamenti al Fmi e alla Bce che scadono quest'anno – pagamenti che il nuovo governo ha promesso di estinguere. Tuttavia per mantenere questa promessa (e assumere più lavoratori), la Grecia avrà bisogno di un maggiore supporto finanziario dai Paesi dell'Eurozona. In altre parole, il nuovo governo greco deve ora provare a convincere i suoi partner europei che merita un maggiore sostegno finanziario, mentre insiste sulla riduzione del debito e si oppone alle politiche di austerità. Per Syriza e i suoi sostenitori, “la luna di miele” potrebbe durare poco.

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