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Internet cambierà in profondità anche il mercato del lavoro

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Scenari

Internet cambierà in profondità anche il mercato del lavoro

Carissimo Galimberti,

mi sento quasi “costretto” a rispondere al suo articolo sull’economia di internet nel Sole dell’8 febbraio (mi occupo di web-marketing da più di 15 anni). Quello che dice lei è vero e perfetto. Ma c’è dell’altro: internet è il più grande mercato mai creato! Ovvero ha una tale dimensione da essere una rivoluzione epocale. Il 1492 ha segnato la fine del Medioevo perché i confini dei mercati si sono espansi a livello globale, così come il 1989 ha segnato la fine dell’età moderna perché il mercato globale è entrato ovunque. Sono le dimensioni uniche del mercato online a costituire una rivoluzione profonda, sociale, e pervasiva. A livello economico la rivoluzione di internet consiste nell’aver abbattuto i confini della domanda: chi vende su internet potenzialmente ha un bacino di 3 miliardi di persone e con un servizio disponibile per definizione 24 ore su 24.

La reale portata della rivoluzione della “domanda globale” è nota per ora solo agli addetti ai lavori. Internet rivoluzionerà il commercio (e quindi l’economia) più di quanto fino ad ora non sia stato ammesso. Prendiamo il mercato discografico globale: è stato prima distrutto da internet e poi reinventato. Quante volte nella storia dell’umanità in 15 anni una tecnologia ha distrutto e ricreato da zero un settore in tutto il mondo?

Marco Cavicchioli

Caro Cavicchioli,

non ho molto da aggiungere a quel che lei dice, dato che concordo in pieno. Ed è anche possibile rincarare la dose. Le potenzialità di internet sono state sfruttate solo in parte, come lei dice (e in Italia meno che in altri Paesi). Ma se ai prodigi della telematica aggiungiamo l’intelligenza artificiale, non è arrischiato dire, come stimato da alcuni studiosi, che la metà dei lavori impiegatizi è a rischio di essere sostituita da robot e/o programmi software. Non sono quindi solo i mercati dei beni e servizi a correre rischi di distruzione e reinvenzione, ma anche grossi segmenti del mercato del lavoro. Nel 1930 Keynes scrisse: «Non soffriamo dei reumatismi della tarda età, ma delle crisi di crescenza di cambiamenti troppo rapidi, delle doglie dell’aggiustamento fra un'era e l'altra. La rivoluzione delle tecniche sta procedendo più rapidamente di quanto non si riesca a creare posti di lavoro». Ma se guardiamo indietro, nuovi posti di lavoro furono creati in altri settori dell’economia. Dato che i bisogni umani sono infiniti, speriamo che anche questa volta succeda lo stesso.

fabrizio@bigpond.net.au

Il Quirinale agli Italiani

Ho molto apprezzato la prima decisione del nuovo capo dello Stato. Mattarella, inaugurando una mostra di arazzi nel Salone dei Corazzieri, ha annunciato l’ampliamento del percorso visitabile. «Il Quirinale ha accompagnato la storia di questo Paese e continua ad accompagnarla come sede della Presidenza della Repubblica». Ecco, il Quirinale come la casa degli Italiani, di tutti gli Italiani, per sentire quella unità di cui troppo spesso ci dimentichiamo. Quel Palazzo rappresenta il nostro essere Nazione, Paese. E soprattutto, mi auguro che si studi un modo per far entrare al Quirinale i bambini, i ragazzi, di modo che lo spirito che ci accomuna sia un valore forte fin dall’infanzia.

Lettera firmata

Dopo Copenaghen

Migliaia di persone sono scese in piazza a Copenaghen per rendere omaggio alle vittime dell’attentato di sabato: questo è l’unico modo per rispondere alle barbarie e al fanatismo. Non ce ne sono altri.

Lettera firmata

Bari

Capitali stranieri nel calcio

In questi giorni, è apparsa la notizia secondo cui un imprenditore thailandese è interessato all’acquisto di quote del Milan Ac. La società ha smentito, è nel gioco delle parti, ma da questa vicenda emerge un dato interessante: manager e magnati stranieri riconoscono ancora
al calcio italiano - così malandato di questi tempi, sul campo e nei palazzi dove si decidono le sorti del pallone - un valore. Riconoscono insomma che il bacino d’utenza e la passione italiani possono riuscire a creare business, a compensare le gravi perdite cumulate in questi ultimi anni. Come sempre, solo noi Italiani non crediamo nelle nostre potenzialità, forse sommerse dalle troppe telefonate e dalle troppe promesse alle quali non sono seguiti fatti veri e tangibili per cambiare passo.

Marco Polloni