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Quanta fretta per dire «Nein»

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l'intransigenza di schaeuble

Quanta fretta per dire «Nein»

Non erano passate che poche decine di minuti dalla richiesta greca di estendere l'accordo con i creditori internazionali che dall'ufficio del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, è partito un secco “Nein”, allegramente riprodotto subito dopo a caratteri cubitali sul sito del quotidiano popolare “Bild”.
I primi a felicitarsene sono stati gli euroscettici di Alternative fuer Deutschland, sollecitando l'inizio della preparazione all'uscita della Grecia dall'euro.

Una bocciatura apparentemente senza possibilità di appello, che ha dato la chiara impressione di voler dettare la linea all'Eurogruppo, già convocato per oggi per discutere della proposta greca, e alla Commissione europea, la quale tra l'altro si era appena espressa in modo molto più positivo. Persino il ministro dell'Economia tedesco e leader socialdemocratico, Sigmar Gabriel, l'ha trovata prematura. È solo l'inizio della trattativa, ha osservato Gabriel. E che si trattasse soprattutto dell'affermazione di una posizione negoziale di partenza si è capito dal fatto che il ministero delle Finanze di Berlino ha prontamente confermato la presenza di Schaeuble all'Eurogruppo.Nel corso della giornata, è trapelato un documento in tre punti sulla posizione tedesca: la preoccupazione per il deterioramento dello stato dei conti pubblici greci, causa soprattutto il crollo delle entrate fiscali; la necessità che Atene riaffermi il rispetto degli impegni già concordati nel programma in scadenza il 28 febbraio, seppure con margini di flessibilità; ma soprattutto la conferma pubblica che la Grecia (la cui proposta viene definita, a quanto pare senza ironia, “un cavallo di Troia”) non prenderà misure unilaterali che rappresentino una marcia indietro sull'aggiustamento e le riforme già avviati. Questo è un punto di particolare irritazione per il Governo tedesco, che considera alla stregua di una provocazione le misure prese da Atene negli ultimi giorni, che, secondo il ministero delle Finanze, possono solo aggravare la situazione di conti pubblici e mercato del lavoro. La presa di posizione di Schaeuble, molto dura, non significa però che Berlino abbia chiuso la porta ad Atene. Intanto, l'uscita di Gabriel (anche se questi non ha grande influenza sulle questioni europee) ha dato un segno che una linea troppo inflessibile può creare qualche disagio nella coalizione di Governo.

E, più tardi, da Berlino è uscito in via ufficiosa un mezzo passo indietro, con l'indicazione che il negoziato può partire senza che ad Atene vengano chieste a priori modifiche della sua proposta. Ma, soprattutto, nel pomeriggio c'è stata una telefonata fra il cancelliere Angela Merkel e il premier greco Alexis Tsipras. È alla signora Merkel che spetta sempre l'ultima parola nella crisi europea e non sarebbe la prima volta che adotta un atteggiamento meno inflessibile del suo ministro. Persino una dichiarazione del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, molto critico sul Governo greco (ha definito «vaga» la proposta presentata ieri e mutevole a seconda dell'interlocutore la posizione di Atene), fa capire che la Germania lavora nell'ottica di una soluzione del caso Grecia. Weidmann si è spinto a dire che in presenza di un nuovo accordo sul programma fra Atene e i partner europei, la Bce potrebbe nuovamente accettare in garanzia titoli del debito greco, esclusi due settimane fa, causa lo stallo della trattativa. La mattinata aveva riservato un piccolo giallo, quando la “Faz”, quotidiano vicino alla Bundesbank, aveva riferito che il consiglio della Bce era favorevole all'adozione di controlli sui movimenti di capitale in Grecia, come fu a Cipro, strada non del tutto invisa in Germania. La Bce ha smentito.

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