Commenti

Soldi pubblici ai partiti, Londra ci pensa

  • Abbonati
  • Accedi
le urne di sua maestà

Soldi pubblici ai partiti, Londra ci pensa

Due deputati con l’ambizione di farsi lobbisti per gli interessi di una fantomatica agenzia di pr cinese danno un colpo in più a un sistema che minaccia di marciare in direzione opposta a quella intrapresa dall’Italia.

Le disavventure degli ex ministri degli Esteri - il Tory Malcolm Rifkind e il laburista Jack Straw – accusati di ampia disponibilità a farsi pagare personalmente per agevolare il business di investitori cinesi, potrebbero, infatti, accelerare il dibattito su azione pubblica e interesse privato nel Regno di Elisabetta. Spunto che conduce, dritto dritto, all’irrisolto dibattito sul miglior sistema di finanziamento ai partiti.

L’ultimo scandalo, in pieno divenire, cade su Londra alle viste delle elezioni del 7 maggio, e dà vigore alla tesi del Financial Times, da giorni esplicito nel chiedere fondi statali per mantenere i partiti lontani dalla contaminazione con il mondo degli affari. Basta, dunque, con cene miliardarie e imbarazzanti aste a colpi di migliaia di sterline per sudare al fianco del ministro alla Pubblica istruzione Nicky Morgan in un jogging estremo. Basta tombola, o bingo, per guadagnarsi un posto alla tavola privata del capogruppo Tory Michael Gove. Basta, dunque, con tutti i cotillons che imprenditori e finanzieri, ma anche idraulici geniali e miliardari – Pimlico plumbers – sono pronti a pagare per entrare nella ristretta cerchia dei donors. Michael Hintze il 24 marzo del 2014 ha staccato un assegno da 1 milione 503 mila 500 sterline, due milioni di euro e qualche spicciolo. Destinatario il partito conservatore del premier britannico David Cameron del quale il miliardario hedge fund manager è sostenitore.

«Più dai e più ricevi» è il motto che sir Michael spende per spiegare la sua naturale attitudine alla munificenza. Una linea che si sospetta sia condivisa da sir Brian Souter che allo Scottish national party negli ultimi dodici mesi ha donato 1,4 milioni sterline, o dallo stato maggiore delle Unions che al Labour di Ed Milliband, soltanto nell’ultimo trimestre dell’anno passato, ha regalato 3,5 milioni di sterline. Il mondo della City e quello dei sindacati hanno pagato decine di milioni di pound, nel 2014, a favore delle due maggiori forze in campo. Nell’ultimo trimestre più le Unions dei bankers.

Spigolature di finanziamento privato ai partiti che, in Gran Bretagna, si trova sotto schiaffo per scandali divenuti intollerabili a un’opinione pubblica sempre più convinta che il prezzo della beneficenza si risolva in politiche disegnate con la preoccupazione di sostenere chi...ti sostiene. Non troppo diversamente dal sospetto ultimo che pesa sugli onorevoli Rifkind e Straw, pezzi di prima grandezza nella storia dei due partiti, pronti, in questi caso, a muoversi in forma privata per aiutare il networking del business cinese (in realtà sono caduti in una trappola giornalistica che comunque ha svelato la loro piena disponibilità all’azione, ndr) . Anche per questo qualcuno a Londra pensa di abbandonare lo storico modello per adottare una forma edulcorata di quello che fu a noi caro, nelle stesse ore in cui gli scandali italiani hanno convinto anche i più scettici a guardare alla via britannica.

Ripensamenti che non finiscono qui, complice una dinamica elettorale esplosiva. L’attrazione del Regno per modelli continentali incrocia, infatti, anche un altro elemento storico del «sistema», quello elettorale. Mentre in Italia siamo alle prese con la ricaduta lunghissima del dopo-proporzionale, l’Economist caldeggia un po’ di proportional representation per correggere un maggioritario che si sta rivelando assolutamente inadeguato, incapace com’è di rispecchiare in Parlamento la volontà popolare.

Proporzionale e finanziamento pubblico per i sudditi di Elisabetta II ? La discussione è aperta e, soprattutto sul secondo punto, piuttosto avanzata.

Il 75% del pubblico inglese ritiene che «i grandi benefattori» abbiano troppa influenza sui partiti e che quindi, in ultima istanza, una manciata di sir Hintze e sir Bouten, la Union dei metalmeccanici o quella dei dipendenti pubblici, siano in grado di aggiustare il corso del governo e la volontà del Parlamento. La conseguenza è una disaffezione verso la politica tradizionale che già è evidente e diviene, essa stessa, concausa degli appelli per il proporzionale se è vero, come dicono i sondaggi, che il two parties system inglese, fatto di Tory e Labour, ha ormai lasciato il posto ad almeno sei forze diffuse sul territorio, dall’eurofobo Ukip ai Verdi passando per LibDem e nazionalisti scozzesi . Le votazioni del 7 maggio ce ne daranno, probabile, conferma.

L’esperienza inglese è utile, crediamo, per aggiungere elementi a un dibattito che incrocia tutti i Paesi del mondo e a Londra potrebbe aver trovato un punto di compromesso, mischiando pubblico e privato più di quanto lo siano già ora, ma fissando un tetto alla generosità del supporter. Versare milioni di sterline ha il sapore inquietante di una mossa che va molto oltre la voglia e la speranza di contribuire alla vittoria. Cresce il sostegno per un’architettura con un limite severo (si parla di una cifra oscillante fra 10 e 50mila sterline) ai regali dei mecenati. Via i grandi pagatori per dare spazio soltanto a medio-piccoli, generosi, militanti, mettendo a tacere ogni sospetto di beneficenza pelosa. E se i soldi non dovessero bastare toccherà allo Stato far fronte alla differenza per raggiungere quota 75 milioni di pound, che nel 2014 è stato il salario globale dei partiti nel Regno Unito.