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Solo un aiuto, non un alibi

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IL CALO DELLO SPREAD

Solo un aiuto, non un alibi

Nell'arco di pochi giorni lo spread e il fiscal compact, le due spaventevoli creature generate dalla crisi europea sembrano diventate mansuete. Lo spread italiano, il differenziale dei rendimenti dei titoli sovrani rispetto a quelli tedeschi, si è rimpicciolito sotto i 100 punti base. Il Fiscal compact, l'insieme di regole che disciplinano le politiche di bilancio, ha perso i denti e - riconoscendo che il giudizio sul deficit dipende ogni anno anche dall'andamento dell'economia - si è dimostrato compatibile con la politica di bilancio italiana e con i suoi obiettivi di disavanzo strutturale.

Anche il giudizio della Commissione europea sul debito pubblico è stato meno intransigente del temuto. In un certo senso è come se in pochi giorni la politica italiana si fosse disancorata dai vincoli che l'avevano fortemente condizionata negli ultimi anni. Un bene o un male?

Negli ultimi anni le creature mostruose avevano assunto addirittura un ruolo politico. Ora che sono diventate benevole non rientreranno facilmente nella lampada, continueranno a essere usate questa volta come simboli di ottimismo politico. È importante invece che il dibattito italiano di politica economica sappia cogliere nella correzione di alcune distorsioni dell'architettura originaria dell'unione monetaria, una ragione in più per valorizzare le responsabilità nazionali.

In particolare lo spread è sceso per ragioni slegate dalla politica nazionale. Da quando la Banca centrale europea ha annunciato l'avvio dell'allentamento quantitativo, l'acquisto di titoli sovrani anziché da valutazioni prevalentemente politiche è dettato da motivazioni finanziarie. Anticipare la Bce nell'acquisto di titoli sovrani è un'opportunità che molti investitori hanno ritenuto troppo favorevole per non sfruttarla. La domanda di titoli indotta dalla Bce aumenterà il prezzo delle attività finanziarie e, attraverso vari canali, questo si tradurrà nell'aumento della spesa per consumi delle famiglie e per investimenti delle imprese.

Insieme all'effetto di deprezzamento dell'euro, l'allentamento delle condizioni finanziarie incrementerà dunque la domanda aggregata, sostenendo quindi il livello generale dei prezzi. La deflazione dovrebbe essere debellata e con essa il rischio di una spirale distruttiva per i paesi indebitati. È possibile che il grande impulso offerto dalla Bce metta in moto un motore europeo fermo da anni e che questo poi continui da sé a marciare. È possibile, ma non certo. I fattori favorevoli alla ripresa europea si stanno allineando nel modo migliore, ma non sono eterni e nemmeno strutturali. E un motore fermo da anni come quello italiano ha le candele sporche. Bisogna vedere per esempio se il sistema bancario sarà in grado di trasferire il credito a famiglie e imprese. Le riflessioni ancora in corso sull'ipotesi di una bad-bank, attraverso cui liberare i bilanci bancari, testimoniano l'urgenza con cui bisogna mettere l'economia italiana in grado di cogliere lo stimolo della Bce. È un'eccezionale occasione per ripulire e mettere a posto i meccanismi dell'economia italiana. Come si sa d'altronde le riforme si fanno meglio quando la crescita è positiva, non quando si sta cadendo in un burrone.

I dati dell'economia europea non offrono solo segnali incoraggianti. Stanno anche rendendo evidente che la divergenza economica si sta radicando tra paesi forti e deboli. La debolezza pluriennali dei consumi nei paesi deboli ha ridotto il capitale disponibile e la capacità di investimento condizionando non solo il presente, ma anche la capacità di produrre reddito nel futuro. I meccanismi interni delle economie francese e italiana in particolare, non sono stati tali da correggere rapidamente i ritardi di competitività che infatti continuano ad aumentare rispetto alla Germania. In un certo senso, la politica economica italiana - pur avendo intrapreso molto - è tuttora in ritardo rispetto alla possibile ripresa.

Credo che non fosse evitabile: non sono le singole riforme a determinare il dinamismo dell'economia, ma la sinergia tra le molte riforme istituzionali ancora in agenda e quelle economiche. È necessario migliorare la capacità di legislazione, di implementazione amministrativa e di controllo giudiziario per assicurare il buon funzionamento delle riforme strutturali dei mercati. Un compito obiettivamente imponente. La discesa dello spread a livelli sostenibili deve essere considerato un aiuto a realizzarlo, non un alibi.

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